Il Presidente Nazionale FAND: “La prima esigenza comune a tutte le persone con diabete è quella di ricevere un’educazione terapeutica, ovvero una formazione e un’informazione adeguata sulla propria malattia, offerta da un team diabetologico esperto”
“In Italia ci sono circa 4 milioni di diabetici. Accanto a questi, c’è un ulteriore milione di persone che soffre di diabete e non lo sa. Un altro milione e mezzo di individui, invece, vive in una condizione di prediabete e, a causa della scasa attenzione ai corretti stili di vita – dalla sana alimentazione all’attività fisica regolare – è fortemente a rischio di sviluppare la patologia. E ad ognuna di queste persone, che si tratti di prevenzione o di cura e propria, viene concessa un’assistenza diversa, a seconda della Regione in cui si trova, spesso con difformità di trattamento anche all’interno della stessa. In molte Regioni, poi, non esiste nemmeno un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) dedicato ai pazienti diabetici”. È Emilio Augusto Benini, Presidente Nazionale FAND-Associazione Italiana Diabetici Odv, in un’intervista a Sanità Informazione, ad offrire una stima dell’enorme numero di persone che in Italia necessita di un’assistenza sanitaria specializzata per evitare di ammalarsi di diabete o, nel caso di coloro che hanno già una patologia conclamata, di sviluppare complicanze, anche gravi.
“Al di là delle singole peculiarità regionali ci sono delle esigenze, e conseguenti bisogni insoddisfatti, che accomunano tutte le persone con diabete, a prescindere dal luogo in cui vivono – continua Benini -. La prima necessità comune a tutti è quella di ricevere un’educazione terapeutica, ovvero una formazione e un’informazione adeguata sulla propria malattia, offerta da un team diabetologico esperto. Tali conoscenze, infatti, garantiscono una migliore gestione del diabete ed evitano le complicanze. Tuttavia, l’educazione terapeutica è oggi ostacolata dall’assenza di risorse, comprese quelle umane, di medici e professionisti sanitari”, aggiunge il Presidente Nazionale FAND.
Gli investimenti scarseggiano anche sul fronte delle nuove terapie e delle tecnologie di ultima generazione: “Entrambe, seppur più costose rispetto ai trattamenti ‘tradizionali’, sono necessarie sia perché garantiscono un effettivo miglioramento della qualità di vita delle persone con diabete, sia perché permetteranno, nel lungo termine, un risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale – assicura Benini -. I nuovi farmaci, infatti, sono in grado di evitare molte delle complicanze del diabete, in primis quelle cardiache”. Altra fondamentale esigenza del paziente diabetico è quella di essere curato nel suo territorio di residenza: “Si tratta di soggetti fragili che hanno la necessità di essere presi in carico da un sistema socio-sanitario che guardi alle esigenze della persona e non si focalizzi esclusivamente sulla cura della patologia”, spiega il Presidente FAND.
I centri diabetologi in Italia sono circa 700 e la metà conta sulla presenza di un solo medico specialista e un infermiere e, quindi, proprio in virtù del loro scarso organico, non possono essere definiti dei veri e propri centri specialistici costituiti da un team multidisciplinare. “Il primo passo, condiviso anche dalle società scientifiche di categoria, per migliorare lo stato dell’arte è creare una rete di centri diabetologici ben organizzati e strutturati, in grado di offrire un’assistenza adeguata. Importante è anche l’integrazione con i medici di medicina generale – sottolinea Benini-. Questi dovrebbero far parte della rete di assistenza territoriale che, tuttavia, non può essere costituita in assenza di organizzazione centrale, che preveda anche l’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico. Questo, infatti, è l’unico strumento in grado di fornire in modo accurato e attendibile tutte le informazioni sulla persona con diabete in tempo reale, e contemporaneamente, allo specialista, al medico di medicina generale o a qualunque altro sanitario sia chiamato in causa per la cura di un determinato individuo”.
“Di tutto questo sistema devono far parte anche le farmacie dei servizi, presidi sanitari in cui è possibile eseguire tutti gli esami di base, necessari sia per la diagnosi che per il monitoraggio del diabete, direttamente sotto casa. Anche in questo caso, tutti i risultati dovrebbero confluire nel Fascicolo sanitario elettronico”, commenta il presidente FAND. Ma non è tutto: gli screening presso le farmacie permetterebbero anche di identificare i pazienti ‘sommersi’, che soffrono di diabete e non lo sanno, e coloro che si trovano in una condizione di prediabete, quindi a rischio di sviluppare la patologia. “Le campagne di prevenzione eseguite in farmacie potrebbero, senza alcun dubbio, coinvolgere almeno il 90% della popolazione, a fronte di una percentuale più che dimezzata, circa il 40%, che oggi – conclude Benini – affluisce nei centri diabetologici”.
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