Vianello (A.L.I.Ce. Italia Odv): “In occasione della Settimana Mondiale del Cervello la nostra Associazione intende, ancora una volta, fare in modo che tutti i cittadini siano consapevoli che i fattori di rischio, da soli e ancora di più in combinazione tra loro, aumentano il rischio di essere colpiti da ictus cerebrale. Si tratta di una patologia che, come tutte le malattie cardiovascolari e i tumori, può essere causata infatti dalla concomitante azione di più fattori”
Sensibilizzare l’opinione pubblica sulla prevenzione e la lotta a tutte le malattie neurologiche, informando nello stesso tempo sugli importanti progressi che la ricerca scientifica sta ottenendo: è questo l’obiettivo della “Settimana Mondiale del Cervello” realizzata dalla Società Italiana di Neurologia (SIN) che, inaugurata l’11 marzo, proseguirà fino al 17 marzo. “One Brain, One Health” (salute del cervello, salute della comunità) è il tema scelto per l’edizione 2024 e A.L.I.Ce. Italia Odv, Associazione per la Lotta all’ictus cerebrale, aderisce ancora una volta a questa importante iniziativa, che, quest’anno, intende sottolineare quanto sia importante avere un cervello in salute per il benessere non solo dell’individuo ma dell’intera società.
Come fare dunque ad avere un cervello in salute e ridurre il rischio di essere colpiti da ictus cerebrale? Tenere sotto controllo i principali fattori di rischio come pressione arteriosa, colesterolo, glicemia e fibrillazione atriale, non fumare, non consumare alcolici in eccesso, non fare uso di droghe, svolgere un’attività fisica moderata e costante, seguire una dieta sana ed equilibrata riducendo il sale negli alimenti e monitorando il proprio peso sono poche, semplici indicazioni, molto importanti, però, per la prevenzione dell’ictus cerebrale. Modificare il proprio stile di vita, curando alcune patologie che ne possono essere causa, significa effettuare dunque una prevenzione attiva alla portata di tutti, mettendo in atto tutte le strategie necessarie per evitare l’ictus e le sue conseguenze.
Attualmente, nel nostro Paese sono circa un milione le persone che, dopo essere state colpite da ictus cerebrale, sopravvivono con esiti più o meno invalidanti, il che rende questa patologia la prima causa di disabilità in Italia, oltre che la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. E anche se nell’80% dei casi le persone sopravvivono, sono circa 50mila quelle che perdono l’autonomia. “In occasione della Settimana Mondiale del Cervello – dice Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv – la nostra Associazione intende, ancora una volta, fare in modo che tutti i cittadini siano consapevoli che i fattori di rischio, da soli e ancora di più in combinazione tra loro, aumentano il rischio di essere colpiti da ictus cerebrale. Si tratta di una patologia che, come tutte le malattie cardiovascolari e i tumori, può essere causata infatti dalla concomitante azione di più fattori”.
La Settimana Mondiale del Cervello è un’ottima occasione anche per ribadire quanto sia importante il riconoscimento tempestivo dei sintomi, perché l’ictus cerebrale è una patologia strettamente correlata al tempo: per ogni secondo con cui si ritarda l’intervento vengono bruciati 32mila neuroni e per ogni minuto ben 1,9 milioni. Non solo: più precocemente si interviene, migliori possono essere i risultati ottenuti grazie alle terapie disponibili (trombolisi e trombectomia meccanica). Debolezza da un lato del corpo, bocca storta, difficoltà a parlare o comprendere (afasia), muovere con minor forza un braccio, una gamba o entrambi, vista sdoppiata o campo visivo ridotto, mal di testa violento e improvviso, insorgenza di uno stato confusionale, non riuscire a coordinare i movimenti né stare in equilibrio: questi sintomi – che si distinguono in base alla sede e all’estensione dell’area del cervello colpita – indicano chiaramente che potrebbe trattarsi di un ictus cerebrale.
Se compare dunque anche uno solo dei sintomi precedentemente illustrati, è necessario chiamare subito il 112 (in quelle regioni dove è attivo il numero unico di emergenza) o il 118. È fondamentale che la persona venga portata il più rapidamente possibile negli ospedali, possibilmente dotati dei centri organizzati per il trattamento, cioè le Unità Neurovascolari (Centri Ictus – Stroke Unit). Solo così si può pensare di ridurre il rischio di mortalità ed evitare ictus particolarmente gravi, cercando di limitare danni futuri e, in particolare, le conseguenze di disabilità, molto spesso invalidanti, causati da questa malattia.
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