Per il World Down Syndrome Day 2024, CoorDown presenta “Assume that I can”, la campagna di sensibilizzazione internazionale realizzata in collaborazione con l’agenzia Small di New York. Una giovane donna con sindrome di Down sfida le basse aspettative che gli altri hanno su di lei e propone un ribaltamento di prospettiva: a scuola, al lavoro, in famiglia e nella vita sociale
Si chiama “Assume that I can” ed è la campagna di sensibilizzazione internazionale, lanciata da , CoorDown, il Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down, per chiedere a ciascuno di partecipare e mettere fine ai pregiudizi sostenendo le concrete potenzialità di ogni persona con sindrome di Down. L’iniziativa è stata inaugurata a pochi giorni dalla Giornata Mondiale sulla sindrome di Down 2024, che si celebra il 21 marzo. In soli 4 giorni dal lancio, il video pubblicato sui profili social di CoorDown è diventato un fenomeno mondiale raggiungendo oltre 100 milioni di visualizzazioni su TikTok, Instagram, X, Linkedin, Youtube e Facebook. Il racconto cinematografico in 90 secondi ha varcato i confini della comunità delle persone con disabilità riuscendo a diventare universale, toccando ogni diversità e coinvolgendo chiunque si senta sottovalutato e limitato dalle basse aspettative che gli vengono imposte dalla società.
Interazioni e coinvolgimento su TikTok. Il video di “Assume That I can” è esploso tra la community di TikTok generando interazioni fuori dal comune: oltre 1 milione di like e 6mila commenti, con un impatto dirompente paragonabile solo ai tassi di engagement di profili VIP statunitensi. Attivisti, attrici, modelle, advocates e persone comuni fanno eco alla Campagna. A rilanciare il video su Instagram che finora ha totalizzato 30 milioni di views, tra l’account di CoorDown e quello dei partner internazionali, sono stati creator di fama mondiale, come la top model e attivista Winnie Harlow con 10 milioni di followers che seguono la sua battaglia contro lo stigma della vitiligine, l’attore Woody Harrelson a supporto di Madison Tevlin, protagonista della campagna e sua collega nel film Champion, Sofia Sanchez, attrice con sindrome di Down e interprete di Hunger Games, Caterina Scorsone, attrice della serie Grey’s Anatomy. Allo stesso modo milioni di persone comuni hanno sposato il messaggio “Assume That I Can” e rilanciato il video sui loro profili, come nel caso di un utente di X che ha raggiunto da solo 30 milioni di visualizzazioni e 320mila like.
“Ho scoperto che in psicologia esiste un concetto, che in inglese si dice ‘self-fulfilling prophecy’, cioè una profezia che si auto-avvera, perciò l’insegnante che pensa che lo studente non possa capire, si comporta di conseguenza, non spiega e fa avverare la profezia. Ma per me non esistono concetti facili e difficili. Se penso alle cose che non mi sono state spiegate e insegnate, questo mi fa arrabbiare” sono state queste le parole di Marta Sodano, donna con sindrome di Down di 30 anni, pronunciate alle Nazioni Unite. È proprio dal racconto di Marta Sodano che nasce il film “Assume that I can”: una ragazza con sindrome di Down ha intorno persone che credono che non possa bere un cocktail, praticare boxe, studiare Shakespeare, andare a vivere da sola e così limitano le sue possibilità. Poi a metà film la svolta, la giovane donna invita con determinazione a usare in senso positivo la profezia autoavverante: se credi in me, se mi dai fiducia, potrai avere un impatto positivo e allora, forse, potrò raggiungere obiettivi, anche inaspettati. Un cambiamento profondo di immaginario che va oltre la denuncia dei diritti negati, chiama all’azione ogni persona che voglia combattere attivamente per realizzare una vera inclusione per tutti.
I social media di @CoorDown si stanno popolando con i video delle testimonianze reali di persone con sindrome di Down provenienti da ogni parte del mondo con gli esempi degli stereotipi che hanno dovuto affrontare e dei pregiudizi che hanno sovvertito. Un format breve e sorprendente che mostra come bambini, giovani e adulti con sindrome di Down possono suonare perfettamente il pianoforte, sciare, farsi un tatuaggio, tenere un Ted Talk di fronte a un grande pubblico, vincere un Emmy, ballare la breakdance, pattinare, avere un lavoro, andare all’università, vivere da soli, avere una relazione e sposarsi. La campagna internazionale nasce in Italia con CoorDown e vede il contributo di diverse associazioni internazionali che in contemporanea lanciano il film a livello globale: Canadian Down Syndrome Society, National Down Syndrome Society, Global Down Syndrome Foundation, Down’s Syndrome Association UK, Down Syndrome Australia and New Zealand Down Syndrome Association.
Il film “Assume that I can” è nato dalla collaborazione con l’agenzia SMALL di New York ed è stato prodotto da Indiana Production per la regia di Rich Lee, e la direzione della fotografia di Christopher Probst. La musica è stata composta e realizzata da Stabbiolo Music. La campagna ha, inoltre, il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e di Fondazione Cariplo. “Lavoriamo con CoorDown da 12 anni, ma non abbiamo mai visto dei risultati come questi. Qualcuno ama il messaggio, altri la realizzazione, altri amano entrambi – dicono Luca Lorenzini e Luca Pannese, Executive Creative Directors, SMALL New Yo – . Evidentemente, questo film parla di qualcosa che le persone avevano bisogno e voglia di sentire e per questo decidono di condividerlo”.
Antonella Falugiani, Presidente di CoorDown ODV sottolinea che “cambiare lo sguardo con cui ci si approccia alla disabilità è la sfida lanciata da CoorDown per il 2024. Abbiamo deciso di lanciare un messaggio di attivazione che sta coinvolgendo l’intera società, non solo la nostra comunità, perché la disabilità riguarda davvero tutti e tutti devono poter agire per cambiare la cultura che determina la discriminazione. Con ‘Assume That I Can’ mostriamo come ciascuno di noi può contribuire all’inclusione ascoltando e guardando senza filtri distorti le persone con sindrome di Down, le loro esigenze e desideri. Solo così – conclude Falugiani – possiamo abbattere i muri che ancora limitano le vite delle persone con disabilità intellettiva”.
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