Si può ancora parlare di mezze stagioni? Con l’innalzamento delle temperature, anno dopo anno è sempre più difficile definire quando inizia una stagione e quando ne finisce un’altra, soprattutto quando si avvicina la primavera. E’ anche per questo che si fa fatica a definire un periodo preciso in cui gli allergici possono manifestare i tipi sintomi della loro sindrome, come la rinite. A fare il punto su come sia cambiato nel tempo il manifestarsi della rinite allergica è Giorgio Walter Canonica, general executive manager SIAAIC, Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica
Si può ancora parlare di mezze stagioni? Con l’innalzamento delle temperature, anno dopo anno è sempre più difficile definire quando inizia una stagione e quando ne finisce un’altra, soprattutto quando si avvicina la primavera. E’ anche per questo che si fa fatica a definire un periodo preciso in cui gli allergici possono manifestare i tipi sintomi della loro sindrome, come la rinite. A fare il punto su come sia cambiato nel tempo il manifestarsi della rinite allergica è Giorgio Walter Canonica, general executive manager SIAAIC, Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica e Senior Consultant Humanitas Milano che con Assosalute, l’associazione nazionale farmaci di automedicazione che fa parte di Federchimica, ha affrontato questo e altri aspetti legati al tema delle allergie respiratorie.
“La primavera è anche associata all’arrivo delle allergie respiratorie e al malessere che esse portano con sé, e lo sa bene il 25% della popolazione mondiale che ne soffre durante quello che è diventato ormai un periodo lunghissimo”, spiega Canonica. Le riniti allergiche, sebbene non siano un fenomeno nuovo, hanno registrato un peggioramento negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani e i bambini in età pediatrica, ma non solo: “In questi anni iniziano a emergere studi sull’insorgenza e sulla diffusione delle allergie anche dopo i settant’anni”, afferma Canonica.
Le cause della maggiore incidenza delle allergie respiratorie sono diverse. “Dalla fine della pandemia – prosegue Canonica – si è assistito a una esplosione delle allergie respiratorie, complice il minor uso della mascherina, che per molto tempo ha avuto un effetto protettivo dall’inalazione dei pollini, allergeni, virus e inquinanti”. L’aumento delle allergie avrà un impatto significativo sulla salute e sulla qualità della vita di molte persone. Infatti, Canonica rivela che “secondo le proiezioni, tra il 35% e il 40% della popolazione italiana soffrirà di rinite allergica entro il 2030”. Non solo la pandemia ha avuto un impatto significativo sulla nostra salute e sul nostro benessere, ma anche il cambiamento climatico e l’inquinamento stanno emergendo come minacce crescenti, anche se necessitano ancora di molte analisi per valutarne l’impatto sulle allergie respiratorie. “Dobbiamo affrontare la prossima stagione con le dita incrociate”, sottolinea Canonica. “Se il trend continua a essere lo stesso, complici anche i livelli di inquinamento presenti nell’aria, dobbiamo attenderci sicuramente una primavera molto impattante per coloro che sono allergici”, aggiunge.
Gli effetti del cambiamento climatico, in particolare l’aumento della temperatura, influiscono sulla stagione di pollinazione, che, rispetto al passato, è più lunga: “Gli allergici alla parietaria, infatti, faranno i conti con le allergie da febbraio a novembre, non è più, dunque, una condizione stagionale ma perenne”, commenta Canonica. “Il cambiamento climatico, che ne è la causa, ha comportato un aumento del numero di pollini sia nella quantità che nella durata del fenomeno”, aggiunge. A questo, poi, va aggiunto il danneggiamento della mucosa respiratoria da parte dell’inquinamento ambientale, “agevolando la penetrazione degli allergeni e stimolando la risposta allergica“, spiega l’esperto. “Più aumenta l’inquinamento e più il danno della mucosa diventa importante, contribuendo così a potenziare la risposta anomala che causa i sintomi dell’allergia”, aggiunge.