Centers for Disease Control and Prevention americani: “La mutazione sembra non influire nella capacità del virus di trasmettersi da uomo a uomo, né conferire resistenza agli antivirali disponibili”
Il virus dell’influenza aviaria A/H5N1 che ha infettato un uomo in Texas nei giorni scorsi possiede una mutazione che indica l’adattamento del virus ai mammiferi. La notizia è stata diffusa dai Centers for Disease Control and Prevention americani. Dagli stessi esperti arrivano anche le rassicurazioni: “la scoperta non cambia la valutazione sul livello di rischio che – assicurano – rimane basso”. Il sequenziamento del genoma del virus rilevato nel paziente ha confermato che la causa dell’infezione è il virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità di tipo A/H5N1.
L’agente patogeno è, inoltre, del tutto analogo a quello rilevato nei bovini da latte in Texas. Tuttavia, presenta una mutazione “associata all’adattamento dei mammiferi” perchè migliora “l’efficienza di replicazione nelle cellule dei mammiferi”, spiega il report del Cdc. Questa mutazione (PB2 E627K) non è comunque una novità: è stata in precedenza identificata sia in altre persone sia in mammiferi infettati dall’aviaria. Inoltre, non sembra influire nella capacità del virus di trasmettersi da uomo a uomo né conferire resistenza agli antivirali disponibili. Con ogni probabilità, spiegano i Cdc, “la mutazione potrebbe essere stata acquisita nel paziente durante lo sviluppo della congiuntivite“. I risultati dell’analisi, secondo i Cdc, confermano dunque che “il rischio complessivo per la salute umana associato ai focolai di virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità A/H5 in corso nel pollame e alle rilevazioni negli uccelli selvatici e nei bovini rimane basso”.
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