I ricercatori: “I pesci piccoli, detti da foraggio marino perché prede di pesci più grandi, sono ricchi di acidi grassi polinsaturi omega-3 (Dha ed Epa), protettivi per il cuore, oltre ad essere abbondanti in calcio e vitamina B12. Sono pure amici dell’ambiente, infatti hanno l’impronta di carbonio più bassa di qualsiasi altro cibo di origine animale”
Sostituire la carne, almeno in parte, con il pesce di piccola taglia, come aringhe, sardine e acciughe, potrebbe salvare fino a 750mila vite ogni anno. I ricercatori giapponesi del National Institute for Environmental Studies, a Tsukuba, hanno studiano gli effetti protettivi per la salute cardiovascolare di questi piccoli pesci. Per gli scienziati “adottare questo tipo di dieta sarebbe particolarmente utile per i Paesi a basso e medio reddito, dove aringhe, sardine e acciughe sono economici e abbondanti, e dove le malattie cardiache sono la causa di numerosi decessi”
“Il consumo di carne rossa è associato ad un elevato rischio di mortalità da malattie non trasmissibili – scrivono i ricercatori nell’abstract della ricerca pubblicata sulla rivista BMJ Global Health – e i pesci da foraggio, in quanto specie ittiche altamente nutrienti, rispettose dell’ambiente, accessibili e abbondanti nell’oceano, stanno ricevendo crescente interesse. Tuttavia, poche ricerche hanno esaminato l’impatto della sostituzione della carne rossa con il pesce foraggio nella dieta globale sulle malattie non trasmissibili legate alla dieta”.
Le malattie non trasmissibili come il diabete e l’obesità, che nel 2019 hanno rappresentato circa il 70% di tutte le morti nel mondo, sono legate agli stili di vita, come la dieta. I pesci piccoli, detti da foraggio marino perché prede di pesci più grandi, sono ricchi di acidi grassi polinsaturi omega-3 (Dha ed Epa), protettivi per il cuore, oltre ad essere abbondanti in calcio e vitamina B12. Sono pure amici dell’ambiente, infatti hanno l’impronta di carbonio più bassa di qualsiasi altro cibo di origine animale. “Attualmente tre quarti della cattura di pesce da foraggio viene macinata in farina e olio di pesce, prodotti che vengono principalmente utilizzati per la piscicoltura, destinata ai consumatori ad alto reddito”, aggiungono i ricercatori.
Gli scienziati hanno utilizzato dati sul consumo previsto di carne rossa nel 2050 per 137 Paesi e dati storici sulla cattura di pesce da foraggio in habitat marini. La loro analisi mostra che, se ampiamente adottato per il consumo umano diretto, “il pesce da foraggio potrebbe potenzialmente fornire benefici sostanziali per la salute pubblica, particolarmente in termini di riduzione dell’incidenza di malattie cardiache coronariche”, affermano i ricercatori. A livello globale, questo approccio potrebbe prevenire fino a 750mila morti da malattie correlate alla dieta e ridurre le morti da malattie cardiache coronariche, ictus, diabete e cancro del colon-retto del 2% nel 2050.
“I risultati della nostra analisi – scrivono i ricercatori nella conclusione dello studio – mostrano che il pesce da foraggio può sostituire solo una frazione, circa l’8%, della carne rossa mondiale attualmente consumata, a causa della sua limitata offerta, ma può aumentare il consumo giornaliero di pesce pro capite globale, avvicinandolo al livello raccomandato. Questo cambiamento nelle abitudini alimentari, seppur limitato – concludono gli autori dello studio – potrebbe evitare 0,5-0,75 milioni di morti e tra gli 8 e i 15 milioni di anni di vita vissuti in condizioni di disabilità, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito”.
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