Fino ad oggi i principali fattori scatenanti delle psicosi sono stati rintracciati in cause psicologiche, malattie fisiche, abuso di sostanze e farmaci. Ora, un nuovo studio mostra la relazione tra questa patologia psichiatrica e un erroneo funzionamento di alcune aree del cervello
Allucinazioni, delirio, pensieri confusi e disturbati, associati ad una mancanza della consapevolezza di essere malati. Sono questi i principali sintomi delle psicosi, un disturbo psichiatrico che causa alterazioni sia nella percezione, che nell’interpretazione della realtà. Se fino ad oggi i principali fattori scatenanti delle psicosi sono stati rintracciati in cause psicologiche, malattie fisiche, abuso di sostanze e farmaci, ora gli scienziati puntano i riflettori anche sull’erroneo funzionamento di alcune aree del cervello. I ricercatori dalla Stanford Medicine hanno scoperto due circuiti cerebrali che avrebbero un ruolo chiave nello psicosi. Una di queste due aree del cervello serve a filtrare le informazioni in arrivo, l’altra a prevedere ciò che probabilmente accadrà.
Gli scienziati che hanno condotto lo studio sostengono che un guasto nei due circuiti è associabile ai sintomi della psicosi, come la difficoltà a capire cosa è veramente reale, i deliri e le allucinazioni. Lo studio, pubblicato sulla rivista Molecular Psichiatry, si basa su immagini di risonanza di bambini, ragazzi e adulti. Nella psicosi, ad esempio, i pazienti hanno allucinazioni, sentono voci o credono all’esistenza di persone immaginarie. La psicosi può manifestarsi da sola o può essere un tratto distintivo di alcune gravi malattie mentali, tra cui il disturbo bipolare e la schizofrenia. Tuttavia, è difficile studiare come inizia la schizofrenia nel cervello. Per questo, per avere una visione precoce del processo patologico, il team di Stanford ha studiato giovani dai sei ai 39 anni con sindrome da delezione 22q11.2, una condizione genetica associata al rischio del 30% di psicosi, schizofrenia o entrambe. Per lo studio, i ricercatori hanno raccolto il maggior numero possibile di dati di risonanza magnetica funzionale del cervello dei giovani, per un totale di 101 individui esaminati in tre diverse università.
I ricercatori hanno utilizzato l’intelligenza artificiale per confrontare il cervello dei soggetti con la modifica genetica rispetto ai soggetti sani. Confrontando le scansioni cerebrali dei pazienti con sindrome da delezione 22q11.2 con o senza psicosi, gli studiosi hanno mostrato che le aree cerebrali che contribuiscono di più alla psicosi sono l’insula anteriore (una parte chiave della rete di “filtro”) e il ventrale striato (il circuito “predittore”). E questo valeva per diversi gruppi di pazienti. Oltre ad aiutare a capire come si sviluppa la psicosi, i risultati hanno implicazioni potenziali per prevenirla. I ricercatori ipotizzano di utilizzare trattamenti esistenti, come la stimolazione magnetica transcranica o gli ultrasuoni focalizzati, mirati a questi centri cerebrali in giovani a rischio di psicosi, come quelli con sindrome da delezione 22q11.2 o con due genitori affetti da schizofrenia, per vedere se prevengono o ritardano l’insorgenza della condizione o attenuano i sintomi una volta che compaiono.
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