L’organismo delle persone affette da sclerosi multipla (SM) può produrre un insieme specifico di anticorpi riconoscibili e rilevabili attraverso un semplice esame del sangue, anni prima della comparsa dei sintomi. Questa interessante prospettiva emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, condotto dagli scienziati dell’Università della California a San Francisco
L’organismo delle persone affette da sclerosi multipla (SM) può produrre un insieme specifico di anticorpi riconoscibili e rilevabili attraverso un semplice esame del sangue, anni prima della comparsa dei sintomi. Questa interessante prospettiva emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, condotto dagli scienziati dell’Università della California a San Francisco. Il team, guidato dagli scienziati Michael Wilson e Joe DeRisi, ha sviluppato una tecnica per individuare le cause alla base delle malattie autoimmuni.
Il gruppo di ricerca ha raccolto i campioni di sangue di 250 pazienti con sclerosi multipla, poi confrontati con i prelievi ottenuti da 250 persone sane. Nel 10 per cento del campione con SM, i ricercatori hanno scoperto un insieme di anticorpi che sembrano legarsi sia alle cellule umane che ai comuni agenti patogeni. Associata alla perdita del controllo motorio, la sclerosi multipla è una condizione degenerativa per la quale non si conosce ancora una cura efficace, anche se la ricerca ha compiuto notevoli passi in avanti nello sviluppo di terapie per la gestione dei sintomi. “La possibilità di riconoscere tempestivamente la sclerosi – precisa Wilson – è fondamentale per intervenire precocemente. Nel nostro lavoro, abbiamo individuato degli anticorpi presenti nel sangue dei pazienti con SM, rilevabili anni prima della comparsa dei sintomi”.
In particolare, gli esperti hanno notato la presenza di autoanticorpi e livelli elevati di neurofilamento leggero (Nfl), una proteina che viene rilasciata quando i neuroni si distruggono. “Sembra che il sistema immunitario stia confondendo le proteine umane con qualche attacco virale”, osserva Ahmed Abdelhak, altro autore dello studio. “La firma immunologica delle persone sane sembrava unica e perfettamente distinguibile da quella di altre persone. Nel campione con sclerosi multipla, invece, emergevano delle similitudini”, aggiunge.
Per confermare le ipotesi iniziali, il gruppo di ricerca ha utilizzato i campioni di sangue raccolti in un altro studio, nell’ambito del quale alcuni partecipanti avevano ricevuto la diagnosi di SM. Anche in questa coorte, il 10 per cento di chi aveva la sclerosi presentava lo stesso pattern anticorpale, che non era presente in nessuno dei partecipanti sani. “Rimangono molte domande su questa condizione – conclude Stephen Hauser, autore senior dell’articolo – specialmente riguardo il 90 per cento dei restanti pazienti in cui il modello anticorpale non si manifesta. Speriamo di colmare le lacune esistenti e di individuare un approccio terapico per le persone che sviluppano la condizione”.
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