Il farmaco ha fatto registrare il 44% in meno di recidive, un’elevata riduzione delle lesioni alla risonanza magnetica, e un’efficacia prolungata fino a sei anni
In occasione del meeting dell’American Academy of Neurology – appena conclusosi a Denver (Colorado) – sono stati presentati i dati dello studio di estensione open-label ALITHIOS, che dimostrano un’efficacia prolungata del trattamento in prima linea continuo con ofatumumab fino a sei anni in persone con sclerosi multipla recidivante (SMR) di recente diagnosi.
Il farmaco ha fatto registrare il 44% in meno di recidive, una riduzione del 96,4% e dell’82,7% delle lesioni (Gd+ T1 e T2) alla risonanza magnetica, e il 24,5% e il 21,6% in meno di eventi di peggioramento confermato della disabilità (CDW), rispettivamente a 3 e 6 mesi, rispetto a coloro che sono passati successivamente a ofatumumab da teriflunomide.
Da un’analisi separata condotta sulla popolazione complessiva di ALITHIOS è emersa un’efficacia simile con il trattamento continuo con ofatumumab, che è stato anche ben tollerato e ha mostrato un profilo di sicurezza coerente fino a sei anni. Ofatumumab è una terapia mirata alle cellule B.
La forma recidivante remittente di sclerosi multipla interessa circa l’85% delle 137.000 persone diagnosticate solo in Italia. Numeri che – con un’incidenza di 1.600 nuovi casi annui soprattutto nella fascia d’età 25-40 anni – fanno della Sclerosi Multipla la prima causa di disabilità neurologica nei giovani adulti.
“Nonostante gli enormi passi avanti fatti dalla ricerca che ci hanno fornito valide opzioni terapeutiche, ad oggi non disponiamo ancora di una soluzione farmacologica risolutiva per la Sclerosi Multipla – commenta Massimiliano Mirabella, Associato di Neurologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma, direttore della UOS Sclerosi Multipla della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e del Centro di ricerca universitario Sclerosi Multipla “Anna Paola Batocchi”- Le evidenze scientifiche e la pratica clinica ci confermano però che l’inizio precoce di un trattamento ad alta efficacia, come ofatumumab, può avere esiti positivi a lungo termine nel controllo della progressione e nella prevenzione della disabilità”.
Lo studio ha inoltre rilevato che il trattamento con ofatumumab fino a sei anni è stato ben tollerato e non sono stati identificati segnali di sicurezza inattesi. I tassi di eventi avversi (EA), EA gravi, infezioni gravi e tumori maligni sono rimasti stabili, senza alcun aumento del rischio nel corso dei sei anni.
“Il profilo di sicurezza favorevole di ofatumumab, combinato con la sua alta efficacia clinica a sei anni e la versatilità data dall’autosomministrazione, lo candidano a diventare un trattamento di prima scelta per i pazienti naive con forme recidivanti di sclerosi multipla con malattia attiva, in grado di rallentare la progressione della malattia ma anche di migliorare la qualità della vita delle persone che ci convivono” – conclude Massimiliano Mirabella.