Nel 2021, l’insicurezza alimentare, moderata o grave, ha colpito quasi 60 milioni di persone in Europa. Nel 2022 le perdite economiche dovute a eventi estremi legati al clima sono state stimate in 18,7 miliardi di euro
In 30 anni, dal 1990 al 2022, i decessi legati al caldo sono gradualmente aumentati, fino a raggiungere quota +9%. Incremento che nell’Europa meridionale, inclusa l’Italia, tocca l’11%, con una crescita fino al 41% nei giorni di caldo estremo. Il cambiamento climatico rischia, così, di cancellare i progressi ottenuti nel campo della salute pubblica negli ultimi 50 anni. Gli allarmanti dati sono emersi della seconda edizione del rapporto The Lancet Countdown in Europe 2024, che traccia i progressi in materia di salute e cambiamenti climatici nel continente, proprio mentre l’Italia sia prepara ad essere, a livello climatico, letteralmente spaccata in due: da una parte temporali, anche violenti e con rischio di grandine, dall’altra invece una prima fiammata africana in grado di far schizzare le temperature ben oltre i 30°C.
The Lancet, una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo, ogni anno pubblica i risultati del progetto The Lancet Countdown a livello regionale e a livello globale, per informare i governi e le Nazioni Unite. Considerando i collegamenti tra cambiamento climatico e salute in tutta la regione, il rapporto 2024 esplora 42 indicatori che monitorano gli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute, nonché le opportunità inadeguate, ritardate o mancate dell’azione per il clima in Europa. Il quadro descritto è preoccupante: nel 2021, l’insicurezza alimentare, moderata o grave, ha colpito quasi 60 milioni di persone in Europa. Per 11,9 milioni di queste, l’insicurezza è attribuibile a un numero maggiore di giorni di ondate di calore e di mesi di siccità. Nel 2022, inoltre, le perdite economiche dovute a eventi estremi legati al clima sono state stimate in 18,7 miliardi di euro. Queste perdite rappresentano lo 0,08% del Pil europeo e il 44,2% di queste (8,2 miliardi di euro) non erano assicurate. Inoltre, avverte Lancet, “l’idoneità climatica per vari agenti patogeni e vettori di malattie sensibili al clima è aumentata in Europa (ad esempio per il virus del Nilo occidentale, dengue, chikungunya, Zika, malaria, leishmaniosi e zecche, che diffondono la malattia di Lyme e altre malattie)”. E sul fronte dei combustibili fossili siamo ancora indietro: l’uso del carbone è aumentato al 13% dell’approvvigionamento energetico totale dell’Europa nel 2021 rispetto al 12% nel 2020, e 29 dei 53 paesi della regione europea dell’Oms continuano a fornire sussidi per i combustibili fossili.
Da qui il monito dei 69 autori del rapporto, provenienti da 42 istituzioni accademiche e delle Nazioni Unite, coordinati dal Barcelona Supercomputing Center: “Il cambiamento climatico è qui, in Europa, e uccide. Bisogna agire”. Eppure, a fronte dei dati emersi, si sottolinea nel rapporto, “le politiche verso sistemi energetici a zero emissioni rimangono tristemente inadeguate e il trend attuale stima che questo obiettivo in Europa sarà raggiunto solo entro il 2100”. Il Rapporto Europeo 2024 di Lancet Countdown avverte dunque che è necessaria una “azione urgente per proteggere la salute dai cambiamenti climatici”. Il cambiamento climatico – afferma Rachel Lowe, direttrice di Lancet Countdown in Europe e responsabile del gruppo Global Health Resilience presso il Barcelona Supercomputing Center – sta già causando danni alla vita e alla salute delle persone in tutta Europa. Il nostro rapporto fornisce prove dell’allarmante aumento degli impatti sanitari legati al clima in tutta Europa, tra cui la mortalità dovuta al caldo, le malattie infettive emergenti e l’insicurezza alimentare e idrica. È giunto il momento di intraprendere un’azione senza precedenti per limitare questi impatti negativi sulla salute in Europa e nel resto del mondo”. Limitare il riscaldamento globale a meno di 1,5°C attraverso una “transizione giusta e salutare – conclude l’esperta – offrirebbe benefici salvavita per le persone in tutta Europa e oltre, invece di affrontare problemi di salute e minacce ai nostri mezzi di sussistenza”.
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