Ubaldi (Genera): “Un contributo importante affinché tutti i centri specializzati abbiano indicazioni precise e messe ‘nero su bianco’ su quanto accaduto a livello scientifico e normativo negli ultimi anni in questo settore”
Dopo quasi dieci anni di attesa, il ministero della Salute ha varato le nuove linee guida sulla Procreazione medicalmente assistita. Si tratta di un aggiornamento che mette fine all’incertezza che da tempo caratterizzava il settore, dopo che la Corte Costituzionale ha bocciato in diversi punti la legge 40 del 2004, la norma che disciplina la Pma in Italia. “La pubblicazione delle nuove linee guida sulla legge 40/2004 in materia di procreazione medicalmente assistita (PMA) rappresenta un contributo importante affinché tutti i centri specializzati abbiano indicazioni precise e messe ‘nero su bianco’ su quanto accaduto a livello scientifico e normativo negli ultimi anni in questo settore”, spiega Filippo Maria Ubaldi, direttore scientifico del gruppo Genera, past president della Società Italiana di Fertilità e Sterilità (SIFES), membro della commissione tecnica che ha redatto le linee guida pubblicate oggi in Gazzetta ufficiale.
“L’obiettivo quanto mai importante di questo testo – prosegue il direttore scientifico del gruppo Genera – è proprio raccogliere tutte le novità avvenute in questi anni nel campo della PMA, affinché l’applicazione delle tecniche avvenga nel rispetto di quanto dettato dalla legge, che si è aperta in più occasioni all’allargamento delle opzioni disponibili per le coppie con problemi di infertilità: dalla cancellazione del divieto di fecondazione eterologa, alla quale oggi ricorrono circa 8mila coppie italiane l’anno, alla possibilità di accesso alle tecniche anche per le coppie fertili ma portatrici di malattie ereditarie. Fino all’aspetto quanto mai delicato, soprattutto per un counselling chiaro dei pazienti all’interno del centri di PMA, dell’impossibilità di revoca del consenso da parte del partner maschile”. Le nuove linee guida, infatti, chiariscono che le coppie portatrici di patologie genetiche hanno diritto alla diagnosi genetica preimpianto e che è possibile scegliere di non impiantare gli embrioni con difetti genetici patologici. Così come esplicitano il diritto della donna di impiantare un embrione frutto di una precedente relazione, questione più volte al centro di controversie degli ultimi anni.
Le nuove linee guida dedicano molta attenzione anche alla preservazione della fertilità, sia maschile che femminile, con interventi che non si limitano alle patologie oncologiche, ma a tutte quelle condizioni che espongono al rischio di perdita precoce della fertilità. “Certamente i centri specializzati nel periodo di ‘vacanza’ fra le vecchie e le nuove linee guida non sono rimasti a guardare, e hanno aggiornato costantemente i loro protocolli e anche i loro consensi informati sulla base delle importanti sentenze e direttive emanate in questi nove anni. Ma si attendeva da tempo che il ministero della Salute emanasse questo documento di riferimento, per dare un ulteriore supporto ai centri e alle coppie che vi si rivolgono ogni giorno, e di questo siamo grati perché dimostra che le istituzioni hanno acceso una luce su questo tema, in un periodo – conclude Ubaldi – di serissima crisi demografica per il nostro Paese”.
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