Il decreto sarà sul tavolo del Consiglio dei Ministri il prossimo 3 giugno, Schillaci: “L’obiettivo è fare in modo che tutti i cittadini abbiano sempre garantita l’erogazione della prestazione e che avvenga nei tempi giusti”
È pronto il decreto per ridurre le liste di attesa per esami e viste nella sanità pubblica e sarà sul tavolo del Consiglio dei Ministri il prossimo 3 giugno. Ad annunciarlo il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, in occasione della presentazione alla Camera di un’indagine conoscitiva sulla medicina dell’ Emergenza-urgenza e sui pronto soccorso. Quello dei tempi lunghi per gli esami nelle strutture pubbliche è un “problema annoso” e “un’assoluta priorità” su cui stiamo per intervenire con un provvedimento importante che ha una visione strutturale del fenomeno e disciplina i diversi fattori che concorrono ad allungare le liste d’attesa”, spiega il Ministro. L’obiettivo del provvedimento “è fare in modo che tutti i cittadini abbiano sempre garantita l’erogazione della prestazione e che avvenga nei tempi giusti”. Un traguardo che “vogliamo raggiungere con misure dirette alle Regioni e alle aziende, anche con un attento controllo sul percorso delle prenotazioni. E questo non può prescindere da un più puntuale e trasparente monitoraggio dei reali tempi d’attesa”. Il provvedimento, evidenzia Schillaci, “tutela il cittadino e il suo diritto alle prestazioni e riorganizza procedure che a oggi non si sono dimostrate efficaci, a partire da quello che ho detto da quando sono diventato ministro, che è quello di avere un unico Cup di prenotazione”, aggiunge.
Dell’abbattimento delle liste d’attesa ha parlato più volte, recentemente, anche il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Rocco Bellantone, indicando tra le altre anche la necessità di misure come quella di acquistare prestazioni dai privati per smaltire gli elenchi dei pazienti troppo lenti nelle strutture pubbliche. Le liste di attesa sono anche uno dei temi affrontati nell’indagine avviata dalla Commissione Affari Sociali della Camera sulle criticità della medicina dell’emergenza-urgenza e dei pronto soccorso presentata oggi. L’obiettivo dell’indagine era individuare delle soluzioni sostenibili una volta messe a fuoco le cause principali, grazie al contributo degli esperti, nei vari settori, intervenuti in audizione. Sono stati ricordati i problemi legati al sovraffollamento delle strutture di pronto soccorso (overcrowding) e ai tempi di attesa per il successivo ricovero (boarding). Gli accessi al pronto soccorso hanno raggiunto numeri elevatissimi, che secondo le stime supererebbero i 20 milioni l’anno.
Tra le cause riscontrate ci sono la carenza di personale medico e infermieristico: nel settore dell’emergenza-urgenza si stima manchino oltre 4.500 medici e circa 10mila infermieri. Ma anche la disaffezione per la medicina di emergenza-urgenza, l’elevato numero di accessi impropri e anche il progressivo invecchiamento della popolazione. Tra le possibili soluzioni a queste problematiche l’indagine indica il potenziamento della medicina del territorio, come anche appunto la riduzione delle liste di attesa, che “rappresenta una delle cause principali del sovraffollamento dei pronto soccorso”. Il documento suggerisce inoltre una riorganizzazione del sistema dell’emergenza-urgenza: in questo caso tra le misure indicate c’è l’implementazione di percorsi alternativi per la presa in carico e la cura di situazioni classificabili come ‘urgenze minori’, quali i percorsi a gestione infermieristica e i percorsi di presa in carico precoce ‘fast track’, attivabili per codici a bassa e media complessità assistenziale. Secondo il documento non c’è soluzione indicata che non passi dal superamento dei tetti di spesa per consentire il reclutamento di nuovo personale sanitario. Uno degli strumenti ritenuto idoneo ad attrarre il personale sanitario verso questo settore è la previsione di incentivi, non solo economici.
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