Vaia: “L’attenzione del ministero della Salute e della comunità tecnico-scientifica resta alta per monitorare la diffusione a livello internazionale, aggiornare le valutazioni del rischio a livello nazionale e valutare azioni di preparazione sul territorio nazionale”
L’Europa e gli Stati Uniti sono a lavoro per ridurre le minacce di una nuova possibile pandemia. In attesa che nei laboratori americani sia individuata la sequenza genetica esatta del virus dell’aviaria che ha contagiato due uomini negli Usa, le autorità competenti sono a lavoro per acquisire o produrre i vaccini contro l’influenza H5N1, utili sia a proteggere il pollame che i lavoratori lattiero-caseari, i veterinari e i tecnici di laboratorio a rischio. Nei giorni scorsi, Dawn O’ Connell, vice Ministro della Sanità e responsabile della preparazione e la risposta alle emergenze aveva già annunciato che il governo Usa stava valutando una prima produzione di circa 4,8 milioni di dosi di vaccino. L’attenzione è alta anche in Europa: “Stiamo monitorando da vicino la situazione relativa all’influenza aviaria e collaboriamo con i nostri partner, come gli stati membri e l’Ecdc. L’ultima valutazione da parte dell’Ecdc rivela che il rischio di contagio per gli esseri umani è basso, ma continuano monitorare”, assicura il portavoce della Commissione Ue, Stefan de Keersmaecker, durante l’incontro quotidiano con la stampa a Bruxelles.
Sono altrettanto rassicuranti le parole del direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia: “Non c’è allarme aviaria in Italia. L’attenzione del ministero della Salute e della comunità tecnico-scientifica resta alta per monitorare la diffusione a livello internazionale, aggiornare le valutazioni del rischio a livello nazionale e valutare azioni di preparazione sul territorio nazionale. In Italia, al momento, il rischio di diffusione del virus dell’influenza aviaria negli animali risulta basso: l’ultimo caso è stato registrato in tacchini da carne a febbraio di quest’anno. Il virus circolante negli Stati Uniti risulta diverso dai genotipi circolanti in Italia dove, allo stato attuale, non sono stati riportati casi nei bovini né nell’uomo”, assicura Vaia a seguito della riunione del ‘Gruppo di esperti per la definizione del funzionamento della rete nazionale dei laboratori pubblici umani e veterinari per l’individuazione precoce della circolazione di ceppi di virus influenzali a potenziale zoonotico’, istituito nell’ambito dell’implementazione del piano per una pandemia influenzale.
Venerdì scorso il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha varato un secondo pacchetto di aiuti economici per gli allevatori di bovini e produttori lattiero-caseari che stanno gestendo l’emergenza aviaria. Il primo intervento risale allo scorso 10 maggio e contiene misure per gli allevatori le cui mandrie erano risultate positive al virus A/H5N1. Ora, si sono aggiunti incentivi economici destinati anche a chi non è stato colpito dall’influenza aviaria. In particolare, la misura contiene risorse per attuare piani di bio-sicurezza negli allevamenti, rimborsi per le spese veterinarie connesse ai controlli per l’aviaria e all’invio dei test ai laboratori dedicati. Infine, sono previsti finanziamenti per compensare la perdita economica derivante dal calo della produzione di latte negli allevamenti le cui mucche abbiano contratto l’influenza aviaria. Intanto secondo le ultime rilevazioni, è salito a 58 il numero di allevamenti colpiti dall’aviaria.
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