Uno studio presentato al Congresso Europeo di radioterapia ha dimostrato l’efficacia dei trattamenti combinati di radioterapia e chemioterapia in sostituzione a quelli chirurgici, con vantaggi sulla salute e sulla qualità della vita
Scongiurare l’intervento chirurgico e preservare l’organo compromesso. Questa è la prospettiva futura per 2 pazienti su 3 con tumore al retto, come confermano i risultati dello studio presentato al Congresso Europeo di Radioterapia Oncologica (ESTRO), recentemente chiuso a Glasgow e che ha raccolto i massimi esperti del settore. “I risultati di questo studio sono molto importanti per il mondo scientifico e ancor di più per i pazienti – sottolinea Marco Krengli, presidente AIRO, professore ordinario di Radioterapia all’Università degli Studi di Padova e direttore della UOC di Radioterapia dell’Istituto Oncologico Veneto, IOV – in quanto evidenziano che 2 pazienti su 3 possono ricevere un trattamento di radioterapia associato a chemioterapia preservando l’organo e la sua funzione”.
In molti casi, quindi, dopo l’uso combinato di radiazioni e farmaci chemioterapici per distruggere le cellule tumorali, non c’è bisogno di sottoporsi a un intervento chirurgico demolitivo con i suoi importanti effetti collaterali conosciuti nel mondo scientifico come sindrome LARS. La Low Anterior Resection Syndrome (LARS) è un insieme di sintomi gastrointestinali che possono manifestarsi dopo un intervento chirurgico di resezione del retto. I risultati dello studio, offrono una nuova prospettiva sulle opzioni del trattamento con radio-chemioterapia, sottolineando l’importanza di preservare la funzionalità d’organo e la qualità della vita dei pazienti, mettendo in risalto un cambiamento significativo nel paradigma terapeutico e consentendo una gestione clinica personalizzata e mirata del cancro del retto, dichiarata la terza neoplasia negli uomini e la seconda nelle donne, con una crescita di oltre 50mila casi l’anno.
“I disturbi legati alla sindrome LARS vanno dall’incontinenza fecale e urgenza, alla stipsi e alle difficoltà di svuotamento e spesso comportano un peggioramento nella qualità della vita dei pazienti”, spiega Maria Antonietta Gambacorta, ordinario di Radioterapia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico Gemelli di Roma. “In questo modo il GRECCAR12 sottolinea ai pazienti e al mondo oncologico la possibilità, in alcuni casi, di una de-intensificazione dei trattamenti e dei loro effetti collaterali, attuata attraverso l’omissione dell’intervento chirurgico, la cosiddetta modalità ‘organ-sparing'”, conclude.
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