L’esposizione intensa e/o prolungata, non controllata ai raggi UV rappresenta uno dei fattori di rischio per lo sviluppo di tumori cutanei non melanoma (NMSC)
Con la primavera e il ritorno della bella stagione, sentiamo il bisogno di rinnovamento e di colore. E la possibilità di sentirci “alla moda” nella gestualità delle mani o nella cura dei piedi quando indossiamo calzature aperte, ha incrementato la richiesta e, quindi, la disponibilità di dispositivi dedicati alla manicure, sia nei centri estetici professionali ma anche a domicilio. Attualmente, i principali dispositivi impiegati impiegano due tipi di lampade: lampade a diodi emettitori di luce (LED) e lampade ad ultravioletti (UV) necessarie per la polimerizzazione dei prodotti applicati sulle unghie rendendoli duraturi nel tempo.
L’avvento di queste metodiche, soprattutto l’impiego delle lampade UV, ha sollevato dei dubbi nella comunità medica e scientifica relativamente al potenziale impatto sulla sicurezza della esposizione alla luce UV sulle cellule cutanee e quindi al potenziale sviluppo di tumori della pelle.
L’esposizione intensa e/o prolungata, non controllata ai raggi UV rappresenta infatti uno dei fattori di rischio per lo sviluppo di tumori cutanei non melanoma (NMSC), derivati dai cheratinociti epidermici, e del melanoma, indicendo danni al DNA e contribuendo a fenomeni di infiammazione, attivazione dei processi di stress ossidativo e alterazioni del sistema immunitario a livello locale tissutale.
I danni potenziali sono a breve, medio e lungo termine, e dipendono da durata, intensità e frequenza di esposizione ai raggi UV, senza considerare i possibili danni da trauma e le reazioni allergiche ai componenti dei prodotti applicati sulle unghie, oltre ai fattori individuali della persona esposta. Il rischio inoltre dipende anche dalla zona trattata in quanto le lampade irradiano non solo la lamina ungueale che è in grado di bloccare completamente la luce UVB e parzialmente UVA, ma anche la zona cutanea circostante e la matrice ungueale, dove si trovano i melanociti e i cheratinociti dello strato germinativo.
Bisogna innanzitutto considerare che i dispositivi e le metodiche differiscono notevolmente nei vari centri estetici e a domicilio, rendendo difficile la quantificazione della reale della dose per seduta e la riproducibilità delle condizioni nei modelli sperimentali in laboratorio. Pertanto la questione è estremamente controversa.
Un recente studio pubblicato a febbraio 2024 su Actas Dermo-sìfilograficàs ha preso in considerazione la quantità di radiazioni emessa durante una sessione di polimerizzazione dei gel, sia con lampada UV sia LED, e ha dimostrato che i tempi di esposizione e le dosi ricevute con l’uso comune della lampada artificiale per l’asciugatura delle unghie, corrispondono ad esposizioni alla luce solare da 3 min a 5 min nelle ore centrali della giornata. Questo dato suggerirebbe quindi un basso rischio delle lampade rispetto all’esposizione alla luce solare, per la componente cancerogena ma simile per quanto riguarda il potenziale immunosoppressivo.
Sugli effetti diretti sulle cellule epiteliali cutanee, recentemente alcuni autori hanno cercato di ricreare in vitro le condizioni di esposizione a cui potenzialmente siamo esposti in vivo durante la seduta di manicure. I risultati di questo studio pubblicati su Scientific Reports (Nature) a dicembre 2023, hanno evidenziato che l’irradiazione di 4 minuti con le lampade UV non riduce significativamente la vitalità di cheratinociti (HaCaT) umani. Inoltre, gli autori dimostrano che la protezione solare con SPF 50 aumenta significativamente la vitalità cellulare rispetto alle cellule irradiate senza crema.
Il consenso generale attuale, anche in relazione ad una recente metanalisi della letteratura pubblicata sull’European Journal of Dermatology, a febbraio 2024, in accordo alle raccomandazioni della FDA (food and drug amdministration) è quello di fornire al paziente le informazioni sul potenziale rischio tumorale dell’esposizione prolungata e ripetuta alle lampade UV, sottolineando anche evidenze scientifiche sono controverse in modo da poter effettuare delle scelte consapevoli.
Inoltre il dermatologo dovrebbe suggerire di mettere in atto delle accortezze che possano ridurre efficacemente il rischio dei tumori maligni cutanei come ad esempio l’uso di guanti che bloccano i raggi UV o di creme solari correttamente applicate.
Bibliografia