Lo ha realizzato l’Università di Trento. A rendere unico nel suo genere questo deambulatore è la sua ‘capacità’ di collaborare: interagisce con l’utente, sente e asseconda la sua volontà e stimola la sua funzionalità deambulatoria residua
Un deambulatore robotizzato intelligente per aiutare le persone con difficoltà motorie causate da gravi deficit neuro-cognitivi. Lo ha realizzato l’Università di Trento ed a portare avanti la fabbricazione è stato il Dipartimento di ingegneria industriale, in particolare il team di ricerca guidato dal docente di misure meccaniche e termiche Mariolino De Cecco. A rendere unico nel suo genere questo deambulatore è la sua ‘capacità’ di collaborare: interagisce con l’utente, sente e asseconda la sua volontà e stimola la sua funzionalità deambulatoria residua.
“Per chi soffre di malattie neurodegenerative sin dall’età pediatrica come la tesaurismosi, la sindrome di Rett, atassie spinocerebellari, atrofia spinomuscolare camminare rappresenta una delle sfide più grandi – scrivono i ricercatori nell’articolo di presentazione del prototipo sul sito dell’Università di Trento -. Queste patologie interessano il sistema neurologico e comportano la perdita della motricità, l’incapacità di eseguire lo schema naturale del passo, i movimenti manuali in maniera corretta, il disinteresse all’interazione sociale ed altre conseguenze fortemente compromettenti la qualità di vita dei soggetti colpiti e dei loro cari. Accanto alla ricerca genetica e a quella medica per trovare una possibile terapia, si studia il modo di supportare queste persone nella loro quotidianità, con strumenti che possano agevolare la deambulazione”.
Il dispositivo può essere impiegato non solo come strumento di riabilitazione motoria ma anche come ausilio. Gli ingegneri del team MiRo (Measurement instrumentation and Robotics Lab) hanno infatti messo a punto una modalità di funzionamento che fa si che il dispositivo non si sostituisce ai movimenti di chi lo usa bensì risponde agli stimoli che riceve assecondandone la sua volontà. Il primo prototipo, però, ha un limite: consente di procedere solo in avanti, seguendo un percorso lineare. Per questo motivo gli studiosi stanno costruendo un altro prototipo in grado di cambiare direzione, e quindi di lasciare piena libertà di movimento all’utente. Lo scopo è di ampliare le funzionalità del robot, che è stato validato con successo nel suo primo prototipo con soggetti affetti da sindrome di Rett, in modo da renderlo personalizzabile e consentire il suo utilizzo anche per altre patologie neuro-cognitive per persone in età evolutiva e adulti.
Nell’evoluzione del dispositivo si prevede una telecamera tridimensionale rivolta verso le gambe del soggetto, che permetterà di acquisire la forza di spinta dal bacino e l’incipit della camminata. Oltre alla telecamera, il secondo deambulatore potrà ricevere i dati provenienti da sensori fisiologici indossati dall’utente allo scopo di stimare il suo livello di stress. In base allo stato emotivo e di benessere, il robot potrà adattare i parametri di controllo (reattività, velocità massima, etc…) per eseguire l’azione. Allo sviluppo di questo tipo di sensori stanno lavorando Andrea Del Prete, docente di Automatica e Giandomenico Nollo, professore di Bioingegneria elettronica e informatica, con la collaborazione di Giovanni Guandalini, fisiatra dell’ospedale riabilitativo Villa Rosa di Pergine Valsugana.
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