L’appello del governo della Sierra Leone: “Manca personale qualificato”
Che fosse troppo presto per cantare vittoria qualcuno lo aveva previsto. Proprio nei giorni in cui la Liberia festeggia ufficialmente il suo status di “Ebola free”, l’incubo torna a fare capolino in Italia. Ci eravamo già passati a dicembre, con Fabrizio Pulvirenti, il medico di Emergency contagiato in Sierra Leone e guarito grazie alle cure dell’Istituto Spallanzani. Ora, a distanza di sei mesi, il secondo caso nel nostro Paese, l’infermiere sassarese , anche lui contagiato in Sierra Leone, anche lui volontario di Emergency, anche lui subito ricoverato allo Spallanzani. Analogie che, si spera, si ripeteranno anche per quanto riguarderà l’esito della faccenda.
Intanto, l’OMS dichiara ufficialmente che in Africa si è superata la soglia degli 11mila morti a causa di Ebola, e ammette la propria impreparazione nella gestione iniziale dell’epidemia. Le uniche certezze, ad oggi, sono l’assenza di un vaccino ed il ciclico ritorno – da oltre 40 anni – del virus, che trova terreno fertile laddove mancano due elementi fondamentali: le condizioni igienico-sanitarie e strutturali di base e l’informazione, la conoscenza, in particolar modo quella degli operatori sanitari. Mentre per risolvere il primo problema servirebbero tempo e risorse ingenti, nel secondo caso è possibile, e necessario, intervenire, anche in vista di epidemie future. Lo sa bene il ministro della Cultura e del Turismo della Sierra Leone, Peter Bayuku Konteh che di recente ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di personale qualificato per gestire l’emergenza. Avevamo un solo medico preparato per curare l’Ebola nel nostro Paese ma è morto per la malattia”.
Un fattore importante da sottolineare è il “danno collaterale” causato da Ebola: molti abitanti dei Paesi colpiti sono deceduti a causa di altre malattie non curate perché gli ospedali erano chiusi o perché i malati non vi si recavano per paura del contagio. Come anche le ripercussioni economiche in Stati già al collasso. Secondo la Banca Mondiale gli effetti negativi più pesanti sull’economia dei Paesi colpiti da Ebola non riguardano tanto i “costi diretti” (ovvero quelli relativi alle spese sanitarie, ai pazienti morti e alla mancanza di forza lavoro); il vero salasso viene dalla paura del contagio, che a sua volta spinge le persone a chiudersi in casa e ad evitare il contatto con gli altri, con conseguenze nefaste sia in ambito lavorativo che in quello dei trasporti. Anche il settore minerario e quello turistico sono ormai in ginocchio.