Da ‘Cur A.R.T.E’ l’appello degli esperti: “La presa in carico interdisciplinare di una Breast Unit può contribuire ad una riduzione della mortalità del 18% per carcinoma mammario”
Ogni donna, ricevendo una diagnosi di tumore al seno, dovrebbe essere presa in carico da un team interdisciplinare di una Breast Unit che lavora all’interno di procedure, modalità e tempistiche stabilite dai Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta): “In questo modo, si può arrivare a una riduzione della mortalità del 18% per carcinoma mammario”. Ad assicurarlo sono gli esperti riunitisi in occasione della seconda edizione di “Cur A.R.T.E. Ascolto, Rete, Transdisciplinarita’ , Empatia“, un evento promosso dalla Fondazione IncontraDonna.
In Italia sono 194 le Breast Unit con percorso diagnostico-terapeutico assistenziale definito dalle Linee di Indirizzo del ministero della Salute. Si tratta di Centri di Senologia Multidisciplinari, strutture specializzate nella diagnosi, nella cura e nella riabilitazione psicofisica delle donne con la neoplasia mammaria al seno. Tuttavia, alcuni Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) esistono solo sulla carta e, di conseguenza, non trovano un’operatività specifica, reale e uniforme su tutto il territorio nazionale. È questo il caso del Pdta del carcinoma metastatico, ovvero un tumore alla mammella che si è propagato in altre parti del corpo dando luogo a metastasi, o del Pdta relativo alla terapia neoadiuvante, che consiste nella somministrazione della chemioterapia prima dell’intervento chirurgico, associandola quando indicato a farmaci biologici.
La seconda edizione di “Cur A.R.T.E è stata l’occasione per far conoscere, attraverso una rappresentazione quasi “teatrale”, qual è il percorso terapeutico adeguato, ovvero quello verso il quale dovrebbe essere indirizzata ogni paziente affetta dal tumore della mammella. Utilizzando l’approccio fortemente comunicativo della metodologia della medicina narrativa, lo spettatore può apprendere cosa accade, o cosa dovrebbe accadere, durante il percorso di cura e di assistenza di una paziente. Il tutto grazie agli interventi dei vari “attori” coinvolti, quindi oncologi, chirurgi, radioterapisti, nutrizionisti, anatomopatologi, psico-oncologi e genetisti. “Anche quest’anno abbiamo realizzato il convegno Cur A.R.T.E. partendo dai bisogni delle pazienti ed è così che abbiamo strutturato l’intera giornata. Momenti di formazione come questo contribuiscono a un importante cambio di paradigma: la paziente non è più ‘al centro’ ma ‘protagonista attiva’ del suo percorso terapeutico. In questo modo è in grado di comprendere e agire attraverso la reciproca condivisione di informazioni e la trasmissione di conoscenze”, afferma la professoressa Adriana Bonifacino, presidente della Fondazione IncontraDonna.
“Il tumore al seno, quando viene individuato precocemente e trattato con le terapie migliori, può essere sconfitto nell’oltre 80% dei casi. Nell’ottica di una gestione più efficace e interdisciplinare delle pazienti, i Pdta svolgono un ruolo fondamentale, per questo ribadiamo con forza la necessità di una loro reale e maggiore attivazione e applicazione nel nostro Paese”, aggiunge il professor Giuseppe Quintavalle, commissario straordinario dell’Azienda Sanitaria Locale Roma 1. Un apprezzamento alla rete di eccellenza del Lazio è arrivato dal presidente della Regione, Francesco Rocca: “Abbiamo una rete costituita da 16 centri di senologia su tutto il territorio regionale. Stiamo investendo moltissimo sulla prevenzione, sensibilizzando e informando le donne sulla necessità di fare la mammografia: nel 2023 – conclude il governatore del Lazio – abbiamo raggiunto il 98% della popolazione target”
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato