Al via in Lombardia uno studio pilota per lo screening neonatale di una gravissima malattia neurodegenerativa di origine genetica, la leucodistrofia metacromatica: coinvolgerà centomila neonati e avrà l’obiettivo di validare un test per la diagnosi di questa malattia
Al via in Lombardia uno studio pilota per lo screening neonatale di una gravissima malattia neurodegenerativa di origine genetica, la leucodistrofia metacromatica: coinvolgerà centomila neonati e avrà l’obiettivo di validare un test per la diagnosi di questa malattia prima che se ne manifestino i sintomi, quando si può intervenire con la terapia genica e cambiarne così la storia naturale, altrimenti infausta. Promosso dalla Fondazione Telethon grazie a un accordo con la Fondazione per l’Ospedale dei Bambini Buzzi, lo studio durerà trenta mesi e sarà coordinato dall’Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi” di Milano.
La leucodistrofia metacromatica (MLD) è causata da mutazioni in un gene che portano all’accumulo di particolari sostanze chiamate solfatidi nel cervello e in altre parti dell’organismo. Nelle forme più gravi questi bambini perdono rapidamente la capacità di camminare, parlare e interagire con il mondo circostante: la maggior parte di loro muore in età infantile e ha a disposizione soltanto cure palliative. Si stima colpisca 1 bambino ogni 100 mila. La terapia genica di Telethon per la MLD, messa a punto grazie al lavoro dei ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethon (SR-TIGET) di Milano diretto da Luigi Naldini, è stata approvata nell’Unione europea alla fine del 2020 e in Italia è rimborsata dal Servizio sanitario nazionale.
La terapia genica viene somministrata tramite un’unica infusione e ha dimostrato di preservare la funzione motoria e le capacità cognitive nella maggior parte dei pazienti, purché somministrata tempestivamente: è indicata infatti per i bambini con le forme tardo-infantile o giovanile-precoce che ancora non abbiano manifestato i segni clinici della malattia e per quelli con la forma giovanile precoce che, pur presentando le prime manifestazioni cliniche, siano ancora in grado di camminare in modo indipendente e non abbiano ancora presentato un declino delle capacità cognitive. Da qui l’importanza di una diagnosi precoce: attualmente la maggior parte dei bambini idonei al trattamento riceve la diagnosi a seguito di quella in un fratello o sorella più grandi e già sintomatici, quindi non più trattabili e destinati a un inevitabile declino.
Lo screening neonatale rappresenta uno dei principali programmi di medicina preventiva pubblica. Tramite un test effettuato su un campione di sangue prelevato dal tallone di ogni neonato nei primi tre giorni di vita, consente di identificare precocemente una serie di malattie genetiche metaboliche su cui si può intervenire con un trattamento dietetico o farmacologico. Grazie alla Legge 167, dal 2016 questo test è stato esteso sull’intero territorio nazionale a oltre 40 malattie: secondo la Società italiana per lo studio delle malattie metaboliche ereditarie e lo screening neonatale (SIMMESN), sono circa 350 i bambini italiani che ogni anno potrebbero ricevere una diagnosi salvavita.
LA MLD non rientra al momento tra le malattie oggetto di screening neonatale, né in Italia né nel resto del mondo: non esiste ancora infatti un test validato, ma sono già una decina gli studi in corso negli Stati Uniti, in Europa e in Medio Oriente (per un totale di circa 275mila bambini) che mirano a metterlo a punto. In Italia la prima Regione ad avviarne uno è stata la Toscana, nel marzo del 2023, coordinato dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer di Firenze e finanziato anche grazie all’Associazione Voa Voa Amici di Sofia.
Lo studio lombardo utilizzerà lo stesso protocollo in uso in Toscana, come spiega la coordinatrice Cristina Cereda, Responsabile del Programma di Screening Neonatale dell’Ospedale Buzzi: “In questo studio applicheremo il protocollo messo a punto dal professor Giancarlo la Marca dell’Ospedale Meyer: i dati raccolti nelle due regioni italiane saranno così perfettamente confrontabili, un aspetto importante nell’ottica di introdurre in futuro il test in tutto il Paese. Vista la gravità della malattia è fondamentale ridurre al minimo i falsi positivi per non creare inutili ansie nei genitori, ma anche i falsi negativi, per offrire la possibilità della terapia genica a tutti quei bambini che potenzialmente potrebbero beneficiarne”.
Con l’avvio del progetto, il test per la MLD sarà offerto gratuitamente a tutti i neonati dei punti nascita lombardi, previo consenso scritto dei genitori. Considerando che l’incidenza della malattia è attualmente stimata in 1:100.000, i ricercatori si attendono di identificare almeno un bambino affetto nel corso dello studio. I bambini che risulteranno positivi anche dopo i test genetici di conferma saranno indirizzati all’Ospedale San Raffaele di Milano, il centro clinico italiano autorizzato a somministrare la terapia genica sotto la guida di Alessandro Aiuti, vicedirettore dell’SR-TIGET e responsabile della ricerca clinica dell’istituto.
“L’avvio di questo studio rappresenta un grande traguardo per Telethon”, dichiara il direttore Ricerca e Sviluppo della Fondazione Celeste Scotti. “Di fronte al percorso straordinario che ha portato dai primi studi in laboratorio oltre 25 anni fa all’approvazione della terapia genica come farmaco prima nell’Unione europea e, di recente, anche negli Stati Uniti non possiamo dimenticare tutti quei bambini a cui non è stato possibile offrire questo trattamento. Bambini che in molti casi non ci sono più e i cui fratelli o sorelle, che grazie a loro hanno ricevuto una diagnosi in tempo, nel frattempo sono cresciuti, vanno a scuola, fanno sport e hanno un futuro davanti. Ecco, vorremmo che al più presto possibile nessuno venga più lasciato indietro e lo screening neonatale sarebbe uno strumento indispensabile in questo senso”.
“Il laboratorio di screening neonatale partecipa con slancio e piacere agli studi pilota per l’incremento del numero delle malattie da inserire nello screening perché questo permette a un maggior numero di neonati di utilizzare terapie salvavita“, spiega Cereda. “Il cronico ritardo d’adeguamento dei LEA per l’inserimento di nuove patologie nel panel delle malattie testabili non può farci demordere dall’utilizzo di questo potente mezzo diagnostico per ‘regalare’ ai neonati e alle loro famiglie una vita senza patologia. La Regione Lombardia – continua – ha sempre sostenuto l’implementazione di progetti pilota nello screening neonatale, intravedendo in esso una strada per migliorare il servizio sanitario fornendo diagnosi e cura prima del manifestarsi della patologia e diminuendo il carico sulle famiglie e sul nuovo nato”.
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