Mentre l’obbligo diventava legge, a Monte Citorio montava la protesta di chi considera i vaccini un diritto e non un dovere: «Sulla pelle di mio figlio niente può essere obbligatorio. Sì alla libertà di scelta»
Mentre i Deputati votavano il Decreto vaccini, di lì a poco convertito in Legge, un centinaio di militanti del movimento No vax si sono radunati in piazza Monte Citorio, dando vita a un’animata e rumorosa protesta. «Assassini, assassini» e «libertà, libertà» intonano a intermittenza, esibendo al centro del presidio il cartello con la scritta “#Non finisce qui”.
Alcuni tra i promotori della protesta anti vaccini davanti al Parlamento hanno chiesto pubblicamente dal microfono «collaborazione e aiuto a difesa dei nostri figli» agli agenti di Polizia e delle altre forze dell’ordine schierate, piuttosto numerose, a cordone spalle alla Camera e faccia ai manifestanti. «Vi chiediamo – è stata la richiesta rimasta ovviamente inevasa e che ha diviso la stessa piazza di manifestanti – di lasciarci passare e di farci entrare. Noi non ce l’abbiamo con voi, vi siamo amici e sappiamo che non c’entrate niente, ma noi non ci possiamo fermare. Dobbiamo andare fino in fondo in questa battaglia di difesa della nostra libertà e della nostra salute. Siamo pacifici, la nostra è una protesta ghandiana: ci sdraieremo per terra, non so cosa altro ci inventeremo. Ma niente e nulla può fermare questa battaglia di libertà».
Ma dopo l’approvazione del Decreto, mentre i Deputati uscivano da palazzo Montecitorio, la protesta “ghandiana” si è trasformata in un’aggressione nei confronti di tre Parlamentari del Pd (Elisa Mariano, Ludovico Vico e Salvatore Capone). Un gruppo contrario ai vaccini ha chiesto ai tre come avessero votato e la tensione è salita rapidamente: «Siamo usciti dalla Camera – spiega la Mariano – andavamo a prendere la macchina per andare in aeroporto e siamo stati inseguiti e insultati. Avevano magliette arancioni con su scritto ‘libertà di scelta’, ci urlavano ‘assassini’». Una volta saliti in auto, «la macchina è stata circondata e presa a calci e pugni per alcuni minuti, finché è intervenuta la Digos. Noi ci siamo presi un grosso spavento», conclude l’Onorevole Mariano.