Pubblicato il il primo rapporto del Gruppo di Lavoro su equità e salute nelle Regioni dell’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui tra le cause c’è anche il minore ricorso agli screening: nelle aree dove si partecipa meno a questa forma di prevenzione, oltre ad avere una maggiore mortalità c’è anche un più alto l’indice di fuga
Nelle regioni del Sud si perdono più anni di vita per i tumori della mammella e del colon e i tassi di mortalità, che storicamente erano più bassi rispetto al nord, ora sono paragonabili. Lo afferma il primo rapporto del Gruppo di Lavoro su equità e salute nelle Regioni dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato oggi sul sito dell’Iss, secondo cui tra le cause c’è anche il minore ricorso agli screening: nelle aree dove si partecipa meno a questa forma di prevenzione, sottolineano gli autori, oltre ad avere una maggiore mortalità c’è anche un più alto l’indice di fuga, il numero cioè di pazienti costretto a spostarsi per potersi operare. Il gruppo, istituito dal presidente dell’Iss Rocco Bellantone, ha utilizzato, i dati di mortalità per causa, i dati sulle coperture degli Screening oncologici ottenuti dai sistemi di sorveglianza (in particolare da Passi e Passi d’Argento) e i dati sulle Schede di Dimissione Ospedaliera. Sono state quindi analizzate, separatamente per tumore della mammella e per tumore del colon-retto, che rappresentano il 40% di tutte le diagnosi di tumore in Italia, le differenze regionali nella mortalità totale e prematura, è stato valutato l’impatto che i programmi di screening hanno avuto sulla riduzione della mortalità per queste cause negli ultimi 20 anni e infine è stata analizzata la capacità delle singole regioni di presa in carico dei pazienti oncologici attraverso l’analisi della mobilità sanitaria extra-regionale. “Questo rapporto, a cui a breve seguirà un lavoro simile sulle patologie cardiovascolari, è un esempio ulteriore di cosa può fare l’Iss per aiutare il Servizio Sanitario Nazionale – afferma Bellantone –. Sono sicuro che gli spunti contenuti nel documento potranno essere molto utili per elaborare strategie che riescano a mitigare le disparità regionali nell’accesso all’assistenza sanitaria, di gran lunga il problema principale della sanità nel nostro paese”.
In Italia, la mortalità per tumore della mammella dal 2001 al 2021 si è ridotta del 16%, ma con ritmi diversi nelle diverse aree del Paese: al Sud la riduzione di mortalità è stata inferiore rispetto a quanto osservato nel Nord (-6% vs -21%). In alcune Regioni del Sud, quali Calabria, Molise e Basilicata, si osservano addirittura degli incrementi pari al 9%, 6% e 0,8% rispettivamente. Anche per il tumore del colon gli andamenti sono simili: dal 2005 al 2021 risulta che nelle donne la mortalità si è ridotta di circa il 30% nelle aree del Nord (-29%) e del Centro (-27%) e molto meno al Sud (-14%). Il divario tra Nord e Sud risulta ancora più ampio fra gli uomini, dove la riduzione è stata pari a -33% nel Nord, -26% al Centro e solo -8% nel Meridione. La regione più critica è rappresentata dalla Calabria dove in 15 anni la riduzione è stata minima nelle donne (-2%) e praticamente nulla negli uomini (-0,9%). Per il tumore della mammella c’è stata una diminuzione progressiva degli anni di vita persi nelle regioni del Nord e in parte del Centro, mentre le regioni del Sud non mostrano evidenti cambiamenti in questo parametro. Ancora peggio va per il tumore del colon: il Sud mostra andamenti crescenti (quindi un aumento della mortalità prematura) in entrambi i sessi in contrasto con i valori del Nord e del Centro.
La copertura totale dello screening mammografico disegna un chiaro gradiente Nord-Sud, a sfavore delle regioni meridionali con la percentuale di adesione che va dal 90% raggiunto in molte regioni settentrionali ad appena il 60% in alcune regioni meridionali) Nelle Regioni del Nord, dove la copertura di popolazione degli screening è elevata, la riduzione di mortalità per tumore della mammella tra il 2001 ed il 2021 è più forte (oltre il 35%) rispetto alle regioni del Sud. Andamento simile anche per i tumori del colon: la copertura dello screening per il tumore del colon-retto raggiunge valori più alti fra i residenti al Nord (67%), ma è significativamente più basso fra i residenti del Centro (51%) e del Sud (26%). Nelle regioni del Centro e del Nord dove lo screening è partito prima e con livelli di copertura più elevati (intorno al 70%) la mortalità si è ridotta di circa il 30%, molto più che al Sud (-14% nelle donne e -8 negli uomini).
Per entrambi i tumori il rapporto mostra livelli contenuti di mobilità dei pazienti nel Centro e nel Nord del Paese. Nel Sud comprese le isole sono presenti livelli di mobilità nettamente più alti (circa 3 volte) rispetto al Centro-Nord. Per quanto riguarda il tumore della mammella se si guarda alla correlazione tra l’indice di fuga e la copertura dello screening emerge che le Regioni con le coperture di screening più alte presentano indici di fuga più bassi. “Questo dato – sottolineano gli autori – evidenzia come in Regioni in cui lo screening mammografico raggiunge una buona parte della popolazione femminile target il sistema è anche in grado si prendersi carico dei casi di tumore della mammella che necessitano di un ricovero ospedaliero per intervento chirurgico, mentre questo non è sempre garantito nelle Regioni dove lo screening è ancora lontano dai livelli ottimali. In questo panorama Regioni come Calabria e Molise si distinguono fra quelle con i più bassi livelli di copertura dello screening mammografico e il più alto indice di fuga”. Tendenzialmente anche per il tumore del colon-retto, così come per la mammella, le regioni con alti livelli di copertura dello screening tendono a presentare livelli bassi dell’indice di fuga, seppure esistano alcune regioni in contro tendenza (Puglia e Campania, bassa copertura e bassa fuga). Si conferma invece per regioni come Calabria e Molise la compresenza di elevati indici di fuga e bassi livelli di copertura dello screening.
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