L’incidenza della demenza precoce è più alta di quanto riportato in precedenza e l’Alzheimer è il sottotipo più diffuso e in crescita. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Neurology
L’incidenza della demenza precoce è più alta di quanto riportato in precedenza e l’Alzheimer è il sottotipo più diffuso e in crescita. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Neurology a firma di studiosi dell’ Università della Finlandia orientale, dell’Università di Oulu e del Neurocenter Finland. Per questo studio, i ricercatori hanno analizzato i registri dei dati dei pazienti degli ospedali universitari di Kuopio e Oulu dal 2010 al 2021, esaminando tutti i pazienti in età lavorativa ai quali è stata diagnosticata la demenza durante questo periodo di tempo. Sono state esplorate sia l’incidenza, ovvero il numero di nuovi casi, sia la prevalenza, ovvero il numero totale di persone colpite.
Le cartelle cliniche di un totale di 12.490 individui sono state esaminate e classificate in gruppi diagnostici utilizzando criteri uniformi. I due ospedali diagnosticano praticamente tutti i casi di demenza precoce nelle rispettive province, il che rende i dati altamente affidabili. Dai risultati è quindi emerso che l’incidenza della demenza precoce è più alta di quanto riportato in precedenza. Nella fascia di età 30-64 anni, l’incidenza della demenza precoce è stata di 20,5 casi ogni 100.000 anni-persona; e di 33,7 casi ogni 100.000 anni-persona nella fascia di età 45-64 anni. La malattia di Alzheimer è stata il sottotipo più diffuso (48 per cento), seguita dai disturbi dello spettro della demenza frontotemporale (23 per cento) e dai disturbi dello spettro dei corpi di Lewy (6 per cento).
Questi numeri sono più alti rispetto a precedenti pubblicazioni più piccole di altri paesi. “I tassi di incidenza più elevati osservati nel nostro studio possono essere attribuiti alla nostra metodologia, che ci ha permesso di catturare quasi tutti i casi di demenza precoce dalle aree di studio”, afferma il professore associato Eino Solje dell’Università della Finlandia orientale, autore dello studio. “Inoltre, una maggiore consapevolezza della demenza tra il pubblico e gli operatori sanitari in Finlandia può anche contribuire all’elevato numero di casi diagnosticati”, aggiunge.
“Un punto di forza del presente studio è che tutte le diagnosi sono state riviste retrospettivamente e manualmente dalle cartelle cliniche dei pazienti, consentendo la rimozione delle diagnosi errate e anche la considerazione delle diagnosi che sono cambiate durante il periodo di follow-up“, afferma Solje. I ricercatori hanno scoperto che nella popolazione in età lavorativa, l’incidenza della malattia di Alzheimer è aumentata costantemente, mentre l’incidenza di altre demenze è rimasta invariata.
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