Il presidente Riccardo Cassi: “Costi insostenibili e si rischia di danneggiare il paziente”. Uno scudo legale completo per il medico è l’unica tutela in attesa di una normativa chiara
La medicina difensiva continua a rendere inquieti medici e istituzioni. È l’espediente a cui i professionisti si aggrappano per il timore di incorrere in denunce per malpractice, ma il suo persistere nelle pratiche mediche è un segnale di SOS.
Compito delle istituzioni non restare sorde all’appello e arrivare ad una legge quadro sulla Rc professionale che faccia ordine e chiarezza.
Tante le proposte all’esame della Commissione Affari Sociali della Camera, ma la strada verso una soluzione che metta d’accordo tutti sembra più impervia del previsto. Sul tema Sanità Informazione ha ascoltato il parere di Riccardo Cassi, presidente CIMO.
“Un intervento sulla medicina difensiva non è più rinviabile – osserva Cassi – per due ordini di motivi: da un lato i suoi costi insostenibili, ma soprattutto il danno che arreca ai pazienti. Il comportamento del medico che abusa della medicina difensiva non è deontologicamente corretto, ma se pensiamo che il rischio per i professionisti è quello di un rinvio a giudizio o di un processo che durerà per anni, rovinando la vita al medico, è comprensibile il tentativo di difendersi in tutti i modi”.
Forte il bisogno di regole chiare, in una professione che ha in sé un rischio intrinseco inevitabile, e in cui le decisioni cruciali vanno spesso prese in una manciata di secondi. “Non tutte le prestazioni mediche danno garanzia di risultato, e se qualcosa va storto non è sempre colpa del medico. Sarebbe opportuno – suggerisce il presidente CIMO – introdurre il concetto di indennizzo piuttosto che il risarcimento, limitando l’ambito penale ai casi in cui c’è stata un’assoluta o inescusabile incompetenza o negligenza del medico”.
In attesa di una normativa che dia ordine e conforto al medico, dotarsi di una tutela legale completa resta l’unica strada perché il professionista lavori più serenamente. “Essere tranquilli sotto il profilo patrimoniale è una garanzia in più. I processi sono onerosi e il mercato assicurativo, in assenza di regole certe, fa fatica ad affermarsi senza proporre polizze a prezzi esorbitanti che – conclude Cassi – soprattutto i giovani medici alle prime armi non possono permettersi”.