La ricerca ha preso in considerazione i dati di un trial clinico per testare il semaglutide confrontandolo con un placebo, che ha coinvolto oltre 17mila pazienti, una parte dei quali in cura con semaglutide
Il farmaco semaglutide torna sotto i riflettori, questa volta per i suoi potenziali effetti anti-aging. Ma non si tratta di qualche ruga in meno sul viso, bensì della possibile riduzione della mortalità per diverse cause, non solo cardiovascolari ma anche infettive. Lo rivelano degli studi presentati a Londra al Congresso della Società Europea di Cardiologia, conclusosi ieri. In precedenza è stato dimostrato che il semaglutide riduce il rischio di morte nelle persone obese o in sovrappeso con malattie cardiovascolari. Ora, grazie a questi nuovi studi è stato dimostrato che le persone che hanno assunto il farmaco hanno un tasso di mortalità più basso per tutte le cause, non solo per cause cardiovascolari.
Una delle ricerche presentate ha preso in considerazione i dati di un trial clinico per testare il semaglutide confrontandolo con un placebo, che ha coinvolto oltre 17mila pazienti, una parte dei quali in cura con semaglutide. Durante lo studio, un totale di 833 partecipanti è deceduto, di cui il 58% per cause cardiovascolari e il 42% per altre cause, con le infezioni che risultano essere la causa di morte più comune. È emerso che coloro che hanno assunto semaglutide avevano meno probabilità di morire di infezioni rispetto a quelli del gruppo placebo, e si è riscontrato che il farmaco riduceva costantemente il rischio di esiti cardiovascolari avversi. “La significativa riduzione della mortalità non cardiovascolare, e in particolare dei decessi per infezioni, è stata sorprendente – dice Benjamin Scirica della Harvard University di Boston, autore principale di uno degli studi -. Questi risultati rafforzano l’idea che sovrappeso e obesità aumentano il rischio di morte per molte diverse cause”, conclude.
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