«Ancora una volta la Regione Veneto mostra di non dare la necessaria importanza alla salute mentale e di considerare le persone con disturbi mentali cittadini di serie B». Ѐ questa l’obiezione che psichiatri, associazioni e sindacati rivolgono alla Giunta regionale veneta che ha approvato le linee guida per la riorganizzazione delle aziende Ulss: il documento […]
«Ancora una volta la Regione Veneto mostra di non dare la necessaria importanza alla salute mentale e di considerare le persone con disturbi mentali cittadini di serie B». Ѐ questa l’obiezione che psichiatri, associazioni e sindacati rivolgono alla Giunta regionale veneta che ha approvato le linee guida per la riorganizzazione delle aziende Ulss: il documento infatti contiene solo pochi accenni al tema della salute mentale e conferma quindi i tagli ai servizi: l’investimento della Regione destinato alla salute mentale è inferiore alla media nazionale, che attestandosi sotto il 5% del Fondo Sanitario risulta già bassa a confronto con altre nazioni europee. Rispetto alla complessiva spesa sanitaria regionale, all’assistenza psichiatrica veneta è assegnato solo il 2,9% delle risorse, per un costo pro capite per cittadino inferiore del 16,5% rispetto al corrispondente dato nazionale. Il risultato è un dimezzamento delle Unità operative complesse di Psichiatria, passate da 40 (nel 2012) a 20.
Ecco quindi che modifiche al testo erano state richieste a un’unica voce dalle associazioni di psichiatri e di familiari di persone con disturbi mentali: «Avevamo evidenziato, portando a sostegno dati e documenti, come la salute mentale abbia bisogno di ulteriori risorse, economiche e umane, e necessiti di politiche organiche e adeguate» spiega Lodovico Cappellari, coordinatore di Psi.Ve., la sezione veneta della Società italiana di Psichiatria (SIP) che assieme al Collegio dei clinici e professori universitari di psichiatria del Veneto si è fatta prima promotrice dell’appello seguita da: Aitsam (Associazione italiana Tutela salute mentale) Siep (Società italiana epidemiologia psichiatrica), Sinpia Veneto (Società italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza) Sirp Triveneto (Società italiana di Riabilitazione psicosociale), Il sole di notte (associazione utenti salute mentale) e ad oggi, tra i sindacati, Cgil Medici.
«A parte i confermati tagli, nel documento non è rintracciabile un solo parere articolato della Regione in merito alla salute mentale – sottolinea sempre Cappellari –. Un silenzio che dimentica l‘importanza di organizzare in modo adeguato le attuali Unità operative complesse di Psichiatria, chiamate oggi a gestire reparti ospedalieri con 15-16 posti letto, comunità terapeutiche, centri di salute mentale e centri diurni, spesso dotati di personale limitato se non addirittura carente. Tutto ciò è molto preoccupante, perché rappresenta un chiaro segnale di disinteresse della politica rispetto al tema e ai problemi del disagio mentale – aggiunge ancora. «Una Regione che finge di ascoltarci e di accogliere il nostro contributo in termini di competenze, conoscenza dei bisogni delle persone e delle famiglie, contezza sulla situazione dei servizi, è una Regione che non valorizza il ruolo di tecnici e associazioni. Così verrà meno ogni nostra forma di collaborazione con la Regione Veneto, almeno fino a quando non sarà possibile cogliere un’autentica volontà di confronto e di condivisione delle priorità e non si riaprirà uno spazio di dialogo davvero costruttivo, per il bene di queste persone, delle loro famiglie, degli operatori, delle comunità», conclude Cappellano.
Nella regione le persone assistite per problemi di salute mentale sono oggi oltre 70mila: «Per tutti loro i tagli comporteranno tempi di attesa lunghi, prese in carico difficili, solitudine» ricorda Tali Corona, presidente di Aitsam.