Finora pochi studi hanno stimato il legame tra problemi visivi e demenza, nessuno dei quali ha analizzato specifici tipi di deterioramento della vista
Chi ha un deficit visivo corre un rischio maggiore di sviluppare una forma di demenza. A dimostrarlo uno studio condotto su 3mila persone e pubblicato sulla rivista Jama Ophthalmology proprio a settembre, l’XIII Mese mondiale dedicato all’Alzheimer. La ricerca, condotta da Jason Smith della Johns Hopkin University, rivela che dal 4,9% fino a quasi un caso su cinque di demenza (ovvero il 19%) potrebbe essere attribuito ad un deficit visivo. Finora pochi studi hanno stimato quanto i problemi visivi possano essere correlati alla demenza, nessuno dei quali ha analizzato specifici tipi di deterioramento visivo – ad esempio, acuità visiva a distanza e da vicino e sensibilità al contrasto -, misurandoli oggettivamente in un campione nazionale rappresentativo di anziani.
Per condurre quest’ultima ricerca, invece, gli esperti hanno esaminato 2.767 adulti che avevano effettuato test visivi e cognitivi nel 2021. I dati sono stati analizzati da aprile ad agosto 2023. La diffusione del deficit visivo tra i partecipanti di età pari o superiore a 71 anni è risultato del 32,2%. È emerso che la quota di casi di demenza attribuibile ad almeno un tipo di deficit visivo è del 19%. Al deficit della sensibilità al contrasto è attribuibile il 15% dei casi, seguito dal deficit di acuità visiva da vicino con il 9,7% dei casi e dal deficit dell’acuità visiva da lontano, rilevato nel 4,9% dei partecipanti allo studio. Sebbene questi risultati non dimostrino una relazione di causa-effetto tra deficit visivo e demenza, essi suggeriscono l’importanza “dell’inclusione di più misure oggettive dei deficit visivi, tra cui la sensibilità al contrasto e l’acuità visiva, per cercare di capire il potenziale impatto complessivo che potrebbe avere il trattamento dei deficit visivi sulla demenza”, concludono gli autori dello studio.
Semplici esami che potrebbero cambiare il destino di non poche persone, assicurandogli una diagnosi precoce e trattamenti altrettanto tempestivi. Si stima che, solo in Italia, siano 1.480mila le persone con demenza, destinate a diventare 2.300mila entro il 2050: il 55% in più rispetto a oggi. L’emergenza ha un ‘sommerso’ pesante: a livello globale il 75% dei malati non riceve una diagnosi e l’85% è senza supporto. Alla luce di questi dati, in occasione di settembre, XIII Mese mondiale Alzheimer, la Federazione Alzheimer Italia si fa portavoce dell’appello che Adi (Alzheimer’s Disease International) lancia a governi, comunità e cittadini, anche in vista del prossimo G7 della Salute che si terrà l’8 ottobre ad Ancona: “È urgente agire per aumentare la consapevolezza sulla demenza e combattere lo stigma che rimane ancora un ostacolo alla diagnosi, al trattamento, alla cura e al supporto necessari. Il momento è ora”, ammoniscono le associazioni.
Nel Mese mondiale Alzheimer, Federazione Alzheimer Italia e le associazioni affiliate organizzeranno diverse iniziative di sensibilizzazione e informazione lungo la Penisola (l’elenco è online disponibile su dementiafriendly.it/mese-mondiale-alzheimer). Fra le altre, venerdì 20 settembre dalle 9.30 alle 17.30 si terrà a Palazzo Sersanti a Imola il convegno pubblico ‘Costruire insieme una società a misura di persona con demenza. Esperienze di realtà inclusive in Italia’. Protagoniste realtà come scuole, enti locali, uffici pubblici, negozi e musei che hanno avviato progetti mirati a far sentire le persone con demenza e le loro famiglie sempre accolte, ascoltate e coinvolte attivamente. L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria (info@alzheimer.it, 02 809767).
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