Advocacy e Associazioni 18 Settembre 2024 09:44

Disabilità, legge su operatore per la sessualità. Coordown: “Offre una visione parziale, riduttiva e pericolosa”

Falugiani (CoorDowni): “La persona con disabilità non può essere considerata come un eterno bambino, asessuato o privo di stimoli. Non è ammissibile ricondurre le sue umane pulsioni fra i comportamenti-problema a cui rispondere con soluzioni ‘sanitarie’ o di contenimento o più banalmente ignorandole”

Disabilità, legge su operatore per la sessualità. Coordown: “Offre una visione parziale, riduttiva e pericolosa”

Resta accesa la discussione sulla proposta di legge (Atti Camera 1432, Furfaro e altri) che prevede l’Istituzione della figura professionale dell’operatore per l’emotività, l’affettività e la sessualità delle persone con disabilità, approdata alla Commissione Affari sociali lo scorso 5 agosto. “Il testo – spiegano gli esponenti di CoorDown – è lontanissimo dalla nostra visione e da quella di molte altre organizzazioni, professionisti, persone e famiglie. La proposta ha il merito di riaccendere i riflettori su disabilità e sessualità, riteniamo però necessario riaffermare alcuni elementi per inquadrare al meglio ponderate riflessioni e conseguenti azioni” aggiungono.  CoorDown, da molti anni, dedica attenzione e impegno alla tematica, ma una legge così concepita, ribadiscono i componenti dell’Associazione “appare purtroppo incerta sotto il profilo tecnico e esito di una visione parziale, riduttiva e per molti versi pericolosa in termini culturali del tema dell’affettività e della sessualità delle persone con disabilità. La proposta di legge riduce il campo ad una improbabile prestazione sessuale preordinata, ignora come la sessualità riguardi persone profondamente differenti e non a un tipo standard (maschio con disabilità motoria), elude il fatto che sussistano evidenti differenze di genere”.

Il diritto a ricevere un’educazione affettiva sessuale adeguata alle proprie peculiarità

Cultura, formazione, strumenti, accompagnamento: sono queste le parole chiave che per Coordown “possono garantire alcuni dei diritti di ognuno. Non si tratta di un diritto al mero atto sessuale – momento personalissimo che non si può rinchiudere in una norma – quanto piuttosto il diritto a ricevere un’educazione affettiva sessuale comprensibile e adeguata alle proprie peculiarità. Questo vale per ogni adolescente, dunque anche per le persone con differenti disabilità. È il diritto a decidere se intraprendere relazioni affettive e sessuali, a scegliere il partner, a decidere responsabilmente se essere o meno attivi sessualmente. Il diritto, quindi, a ricercare una vita sessuale soddisfacente, sicura e piacevole – sottolineano gli esperti dell’associazione -. Il diritto alla salute sessuale e riproduttiva inclusa la prevenzione consapevole e accessibile. Il diritto all’integrità fisica che non è affatto scontato visto l’ancora presente ricorso a trattamenti farmacologici che inibiscono forzosamente le pulsioni sessuali. Merita di essere ricordato che la sterilizzazione forzata, anche in Paesi ‘civilissimi’ non è poi così lontana nel tempo”

“La persona con disabilità non è un eterno bambino”

“Il primo ostacolo nel rendere effettivi questi diritti è di natura culturale, sono gli stereotipi, ancora persistenti nonostante tutto: considerare la persona con disabilità come un eterno bambino, asessuato o privo di stimoli, ricondurre le sue umane pulsioni fra i comportamenti-problema a cui rispondere con soluzioni ‘sanitarie’ o di contenimento o più banalmente ignorandole – spiega Antonella Falugiani, già presidente di CoorDown e oggi delegata per il tema dell’affettività e sessualità -. Sono ignorate le voci e i desideri delle persone con disabilità, e la necessità di superare il tabù che vuole la sessualità delle persone con disabilità esclusa dal discorso pubblico. Sono stereotipi trasversali e stratificati che influenzano anche moltissime famiglie, lasciandole disorientate, prive di strumenti e di supporti per affrontare al meglio la crescita e lo sviluppo dei propri figli e delle proprie figlie. è questa la prima urgenza che dovrebbe trovare una sponda anche normativa: favorire percorsi di formazione consolidati ma anche con un affiancamento personalizzato per persone con disabilità e per le loro famiglie che siano davvero corrispondenti alle esigenze di crescita e autodeterminazione”.

L’impegno delle Associazioni

Gli ultimi dieci anni non sono trascorsi inutilmente: esistono esperienze e buone prassi di formazione, sono maturate professionalità e diffusi approcci e conoscenze sui percorsi di educazione affettiva e sessuale. Le ha perseguite CoorDown ma anche altre organizzazioni, pur magari con metodologie diverse, ma accomunate da visioni sovrapponibili. Se il Legislatore ha davvero a cuore questi temi può agire rafforzando questi modelli e mettendoli a sistema in modo da renderli fruibili davvero da tutti. Parallelamente è indispensabile consolidare una più diffusa formazione degli operatori e degli educatori, rafforzando i percorsi di aggiornamento, le occasioni formative, gli stessi piani di studio per diffondere consapevolezza, conoscenze, condividere esperienze e soluzioni. La scuola può rappresentare un’occasione formidabile per educare tutti all’affettività e alla sessualità. Per sfruttarla appieno i momenti educativi devono essere adeguati ai linguaggi e alle particolarità di ognuno in modo da garantire uguali opportunità. Non mancano le associazioni con esperienze rodate – CoorDown è una di queste – che possono mettersi a disposizione delle scuole che intendano perseguire queste strade.

Il progetto di vita delle persone con disabilità

“C’è un gran parlare di progetto di vita delle persone con disabilità, complice anche la recentissima riforma in via di attuazione. Perseguire una transizione alla vita adulta e investirvi risorse senza considerare la dimensione affettiva e sessuale, senza educare a raggiungere una maturità affettiva, senza occuparsi delle emozioni e dell’immaginario personale, è una volontà destinata a prevedibili fallimenti di qualsiasi progetto di vita. È questo il momento storico più opportuno per raccogliere queste sfide ed istanze, facendo tesoro di ciò che di positivo è stato sperimentato, puntando sulla consapevolezza, sulla formazione, ma anche sull’affiancamento pratico alle persone e alle famiglie”, conclude Coordown.

 

 

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