Lo studio internazionale ha arruolato oltre 17mila pazienti, 413 operatori e coinvolto 106 Centri in tutto il Mondo, 19 in Europa, quattro in Italia
Dimostrare l’efficacia del trattamento della fibrillazione atriale parossistica con elettroporazione, tecnica non termica che impiega impulsi elettrici di brevissima durata per correggere il difetto del ritmo cardiaco. È questo l’obiettivo a cui ha mirato uno studio internazionale che ha arruolato oltre 17mila pazienti, 413 operatori e coinvolto 106 Centri in tutto il Mondo, 19 in Europa. Per l’Italia hanno preso parte alla ricerca quattro eccellenze, tra cui il Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA), ospedale di Alta Specialità accreditato con il SSN di GVM Care & Research, tra i primi del Paese a trattare la fibrillazione atriale con questa tecnica all’avanguardia. I risultai dello studio, denominato Manifest 17 K, sono stati recentemente pubblicati sulla prestigiosa rivista di rilievo internazionale Nature Medicine.
“La pubblicazione dei risultati di questo lavoro su una delle più autorevoli riviste specializzate al mondo ne dimostra l’estrema rilevanza e ufficializza il trattamento della fibrillazione atriale parossistica con una metodica innovativa, perché non impiega radiofrequenza o crioablazione ma brevissimi impulsi elettrici della durata di due secondi che vanno a colpire in maniera mirata solo le cellule malate, senza intaccare le strutture circostanti, come nervo frenico, esofago e vena polmonare – spiega il dott. Saverio Iacopino, Coordinatore del dipartimento aritmologia ed elettrofisiologia di Maria Cecilia Hospital -. Questo si traduce in un tasso di eventi avversi quasi nullo, maggiore sicurezza e tempi procedurali ridotti, a beneficio del paziente”. Maria Cecilia Hospital, pioniere nel trattamento della fibrillazione atriale e tra i primi centri in Italia nel 2022 a introdurre l’ablazione con elettroporazione, è tra le strutture europee selezionata per partecipare al progetto di studio.
I pazienti arruolati – età media 64 anni, di cui il 34,7% donne, per il 57,8% con fibrillazione atriale parossistica persistente, tutti mai trattati prima per questo tipo di aritmia e resistenti a terapia farmacologica – sono stati sottoposti ad ablazione a campo pulsato (elettroporazione) e i risultati del follow up a 2 anni sono confluiti nei registri internazionali che hanno costituito lo studio. “Nonostante l’ablazione con tecnica standard, criotermica o a radiofrequenza, sia oggi estremamente efficace e sicura, questo studio ci conferma che a parità di efficacia l’elettroporazione offre importanti vantaggi per il paziente e per l’operatore in termini di rapporto rischio-beneficio, approccio anestesiologico e massima tolleranza per il paziente, curva di apprendimento molto breve per gli operatori ed efficienza procedurale – spiega ancora Iacopino -: questo candida la procedura a divenire la prima linea di trattamento per pazienti con fibrillazione atriale parossistica. Nel caso specifico di Maria Cecilia Hospital, l’elevato volume di procedure con tutte le tecniche attualmente disponibili – termica a caldo e a freddo ed elettroporazione – consente di poter scegliere per il paziente l’approccio più indicato, sartoriale”.
La fibrillazione atriale è uno dei disordini più frequenti del ritmo cardiaco, con un notevole impatto sulla qualità della vita, sulla morbilità e sulla mortalità. La sua incidenza tende a crescere con l’avanzare dell’età: si stima che colpisca l’1,3% della popolazione under 65 anni e il 9-10% sopra i 76 anni. Nel nostro Paese colpisce circa due milioni di persone ed è la causa di circa il 20% degli ictus ischemici. Sinora, i pazienti che non rispondevano alla terapia farmacologica venivano trattati con radiofrequenza (calore) o crioablazione (freddo), eseguite con approccio transcatetere. Per quanto estremamente sicure, in alcuni casi queste procedure hanno effetti collaterali dovuti al coinvolgimento nel processo ablativo delle strutture circostanti l’area da trattare. In particolare, si possono manifestare stenosi della vena polmonare, paralisi persistente del nervo frenico, ictus e complicanze esofagee gravi, oggi considerate rare.
L’intervento di ablazione della fibrillazione atriale con elettroporazione eseguito con tecnica transcatetere consente di agire solo sulle cellule che scatenano l’aritmia, riducendo così le complicanze e gli effetti collaterali. L’intervento si esegue tramite un sottile catetere, introdotto attraverso la vena femorale, che eroga scariche elettriche a duplice conformazione: a basket e a fiore. Gli impulsi elettrici, ad alto voltaggio e della durata di pochi secondi, sono mirati alle sole porzioni di tessuto da correggere e inducono nelle cellule cardiache causa di aritmia una necrosi istantanea che omogeneizza il danno elettrico. La durata della procedura è più veloce rispetto all’ablazione termica, circa il 30% in meno, e il decorso post-operatorio è sovrapponibile alle procedure di termoablazione e crioablazione.
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