Concentrare nei due giorni del weekend la quantità di attività fisica riduce il rischio di sviluppare in futuro ben 264 malattie. Lo ha scoperto uno studio del Massachusetts General Hospital, pubblicato sulla rivista Circulation
Fare attività fisica ogni giorno fa bene. Ma anche concentrarla in soli due giorni, come nel fine settimana, può avere un potente effetto protettivo. Uno studio condotto da ricercatori del Massachusetts General Hospital, membro fondatore del sistema sanitario Mass General Brigham, ha scoperto che fare tutto l’esercizio fisico raccomandato in una settimana nel solo weekend riduce il rischio di sviluppare 264 malattie future. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Circulation.
Occupate dal lavoro e da altri obblighi, alcune persone concentrano il loro esercizio fisico moderato o vigoroso in uno o due giorni della settimana o nel fine settimana. I ricercatori hanno scoperto che questo modello di esercizio fisico, seguito dai cosiddetti “guerrieri del fine settimana“, è associato a un minor rischio di sviluppare 264 malattie in futuro, in modo altrettanto efficace rispetto a un’attività fisica più uniformemente distribuita. “È noto che l’attività fisica influisce sul rischio di molte malattie”, spiega Shaan Khurshid del Demoulas Center for Cardiac Arrhythmias del Massachusetts General Hospital e coautore dello studio. “Qui dimostriamo i potenziali benefici dell’attività dei ‘guerrieri del fine settimana’ sul rischio non solo di malattie cardiovascolari, come abbiamo evidenziato in passato, ma anche di malattie future che abbracciano l’intero spettro, da condizioni come le malattie renali croniche ai disturbi dell’umore e altre”, aggiunge Khurshid.
Le linee guida raccomandano almeno 150 minuti di attività fisica moderata o vigorosa alla settimana per una buona salute generale. Tuttavia, tra le persone che soddisfano queste raccomandazioni, coloro che svolgono attività fisica per circa 20 o 30 minuti la maggior parte dei giorni della settimana sperimentano benefici rispetto a coloro che passano 5 o 6 giorni tra sessioni di esercizio più lunghe. Khurshid, insieme al coautore Patrick Ellino, primario di Cardiologia e co-direttore del Corrigan Minehan Heart Center del Massachusetts General Hospital, e ai loro colleghi hanno analizzato le informazioni relative a 89.573 individui dello studio prospettico UK Biobank che indossavano accelerometri da polso per registrare l’attività fisica totale e il tempo trascorso a eseguire diverse intensità di esercizio nell’arco di una settimana. I modelli di attività fisica dei partecipanti sono stati classificati come “guerrieri del fine settimana”, “regolari” o “inattivi”, utilizzando la soglia basata sulle linee guida di 150 minuti a settimana di attività fisica moderata o vigorosa.
I ricercatori hanno poi cercato associazioni tra i modelli di attività fisica e l’incidenza di 678 condizioni in 16 tipi di malattie, tra cui salute mentale, apparato digerente, neurologico e altre categorie. Le analisi degli scienziati hanno rivelato che i modelli di attività fisica del fine settimana e quelli regolari sono associati a rischi sostanzialmente inferiori di oltre 200 malattie rispetto all’inattività. Le associazioni sono risultate più forti per le condizioni cardiometaboliche come l’ipertensione, con rischi inferiori del 23% e del 28% su una media di 6 anni con l’attività fisica svolta nel fine settimana e quella regolare, rispettivamente, e il diabete, con rischi inferiori del 43% e del 46%. Tuttavia, le associazioni hanno riguardato tutte le categorie di malattie analizzate.
“I nostri risultati sono coerenti con le diverse definizioni di attività dei guerrieri del fine settimana e con le altre soglie utilizzate per classificare le persone come attive”, sottolinea Khurshid. I risultati suggeriscono che l’attività fisica è ampiamente benefica per ridurre il rischio di malattie future, soprattutto quelle cardiometaboliche. “Poiché i benefici sembrano essere simili per i ‘guerrieri del fine settimana‘ rispetto a coloro che svolgono attività regolare, potrebbe essere il volume totale di attività, piuttosto che il modello, a contare di più”, aggiunge Khurshid. “Sono necessari futuri interventi che testino l’efficacia dell’attività concentrata per migliorare la salute pubblica, e i pazienti dovrebbero essere incoraggiati a impegnarsi in un’attività fisica conforme alle linee guida, utilizzando qualsiasi schema che possa funzionare meglio per loro”, conclude.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato