In Australia condotta una sperimentazione clinica per contrastare la dipendenza dagli schermi di telefoni cellulari e computer: risultati positivi per il 32% dei bambini
Oltre otto bambini su dieci tra i tre e i quattro anni non raggiungono le soglie raccomandate né di attività fisica, né di sonno e trascorrono troppe ore davanti ai video. Lo rivela uno studio pubblicato su Jama Pediatrics, che basandosi sui parametri fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ha analizzato i dati provenienti da 33 paesi del mondo di tre fasce di reddito in sei regioni geografiche. La ricerca internazionale è stata coordinata da esperti del National Institute for Applied Statistics Research Australia. Le linee guida dell’Oms raccomandano, per bimbi e adolescenti, almeno 60 minuti al giorno di attività fisica di intensità moderata o vigorosa, non più di un’ora al giorno trascorsa davanti allo schermo e una durata del sonno dalle 10 alle 13 ore a notte.
Lo studio era finalizzato proprio a verificare la quota di bambini di tre e quattro anni che soddisfano queste linee guida e, in generale, il comportamento sedentario in 33 paesi. L’attività fisica è stata misurata con accelerometri da polso mentre le informazioni sul sonno e sull’uso di schermi sono state fornite dai genitori. È emerso che su 7.017 bambini, appena il 14% (poco più di uno su 10) soddisfa le linee guida dell’Oms. Nei paesi poveri (in particolare l’Africa) ci sono i bambini che si muovono di più (il 23,9% soddisfa le raccomandazioni Oms). Mentre in Nord e Sud America appena il 7,7% dei bimbi si muove e dorme abbastanza, stando poco davanti agli schermi.
Per contrastare la dipendenza dagli schermi di telefoni cellulari e computer, in Australia, la Screens and Gaming Disorder Clinic e l’Università Macquarie di Sydney hanno condotto una sperimentazione clinica. I risultati ottenuti indicano che i genitori possono avere successo nel ridurre l’impatto di tale dipendenza sul benessere dei figli regolando e limitando l’accesso ai loro dispositivi, piuttosto che sequestrandoli. I ricercatori hanno dato istruzioni a 689 coppie di genitori per cinque strategie: fissare limiti alla rete wifi di casa, limiti ai dati mobili, disconnettere il wifi all’ora di andare a letto, negoziare limiti di accesso ai dispositivi e stabilire conseguenze – come limiti di accesso – per violazione delle regole.
I genitori hanno completato un questionario sul comportamento dei figli, indicando se hanno mancato di consegnare compiti di scuola a causa del collegamento a dispostivi, o se hanno danneggiato oggetti di proprietà in discussioni sull’accesso a telefoni cellulari e computer. Tra i genitori nella sperimentazione i cui figli rispondevano ai criteri di dipendenza dagli schermi, il 32% ha riferito che i figli non erano più dipendenti. Il tasso di successo più alto, pari al 60%, si è registrato per i genitori i cui figli avevano sintomi di dipendenza da videogiochi. “Gli smartphone e le app associate sono progettati per creare dipendenza e massimizzare il tempo che gli utenti vi trascorrono – spiega Amy Friedlander, cofondatrice del gruppo di genitori Wait Mate -. Può essere difficile anche per gli adulti regolarne l’uso, e ancora di più per bambini e adolescenti il cui cervello è ancora in via di sviluppo”, conclude.
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