Lavoro e Professioni 13 Settembre 2017 11:06

Contratto personale sanitario, dopo uno stop di nove anni riprendono trattative tra Aran e sindacati

Orari di lavoro, emolumenti, specializzazioni e un focus specifico sulla nuova figura del’infermiere specialista. Ecco i temi all’ordine del giorno discussi nel corso del primo incontro tra Aran e sindacati. Prossimi tavoli su fondi ed orari.

Contratto personale sanitario, dopo uno stop di nove anni riprendono trattative tra Aran e sindacati

Dopo anni di stallo ieri si è riparto all’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) il tavolo di discussione per la questione contratti del persona sanitario. All’ordine del giorno: orari di lavoro, emolumenti, specializzazioni e un focus specifico sulla nuova figura del’infermiere specialista, un ruolo ben definito nell’atto d’indirizzo delle Regioni pubblicato a luglio in previsione del rinnovo contrattuale. Durante questo primo incontro Aran e sindacati sembrerebbero concordi nel trovare un accordo che accontenti tutti, a breve previsti i prossimi incontri  sul tema fondi e orari di lavoro. Ecco tutte le voci coinvolte:

ARAN, IL PRESIDENTE SERGIO GASPARINI: «ECCO L’IMPIANTO NORMATIVO»

Il Presidente Gasparini in occasione dell’incontro, ha fatto da padrone di casa illustrando ai sindacati presenti (Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials, Nursind, Fsi, Nursing Up e le confederazioni Cgil, Cisl, Uil, Confsal, Cgs, Usae e Cse) l’impianto normativo e organizzativo dell’atto d’indirizzo di preparazione per gli accordi contrattuali, approvato prima delle vacanze estive. Inoltre il Presidente ha affrontato il tema delle risorse necessarie per assicurare l’aumento medio contrattuale di 85 euro (secondo l’accordo con i sindacati di fine 2016) e ha ribadito la possibilità di usufruire del bonus fiscale di 80 euro e la defiscalizzazione del salario di produttività e dello sviluppo del welfare.

IPASVI, PRESIDENTE MANGIACAVALLI: «SERVE NUOVO IMPULSO A PROFESSIONI SANITARIE»

Il Collegio Infermieri Professionali con in prima fila il Presidente Barbara Mangiacavalli ha espresso soddisfazione per le trattative in corso e soprattutto per la definizione della nuova figura di ‘super-infermiere’ che avrebbe competenze molto specifiche e estenderebbe i suoi campi di azione. «Parte, condiviso da tutti – ha spiegato la Presidente – l’impegno per dare un nuovo impulso alla valorizzazione delle professioni sanitarie seguendo le linee indicate nel Patto per la salute e nel recepimento di tutte le ultime direttive europee in materia. Ora i sindacati facciano di tutto per chiudere in fretta la partita: i nostri professionisti sono ormai in attesa da troppi anni». «Spetterà poi all’Osservatorio nazionale per le professioni sanitarie prevedere i vari percorsi formativi, compreso, per la laurea magistrale il nuovo indirizzo clinico, implicito nella nuova figura di professionista specialista. L’avvio delle trattative tuttavia conferma l’efficacia della politica portata avanti dall’Ipasvi. Concertazione diventa ora la parola chiave. E collaborazione reale tra tutti i professionisti della salute per continuare a lavorare fianco a fianco in un nuovo modello di sanità sicura, efficace, appropriata e sostenibile».

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NURSIND-CGS: «RINNOVO NON SOLO DI FACCIATA

«Ci aspettiamo un rinnovo contrattuale che non sia solo di facciata. È arrivato il momento di riconoscere al personale infermieristico il suo reale carico di lavoro e responsabilità, anche in termini economici» ha dichiarato in una nota stampa Andrea Bottega, Segretario Nazionale del NurSind-Cgs (Confederazione generale sindacale). «La stessa istituzione dell’infermiere specialista ed esperto non può e non deve, infatti, risolversi esclusivamente in maggiori oneri per il lavoratore». E riguardo all’aumento di 76 euro mensili, chiarisce: «Basta pensare alla riorganizzazione delle strutture ospedaliere per intensità di cura o, per fare un altro esempio, all’equiparazione tra tempi determinati e indeterminati per rendersi conto di come tale cifra sia insufficiente. Se non del tutto irrisoria rispetto a quanto previsto nello stesso atto di indirizzo dell’Aran».

CONFEDERAZIONE COSMED: «CRISI NON RISOLTA»

La Cosmed prima della partenza della trattativa aveva espresso delle perplessità sulla definizione di alcuni aspetti contrattuali: «L’ipotesi di azzeramento degli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici con più di 75.000 euro di reddito, ma forse si vuole dire di retribuzione, significherebbe che per tutti i medici e dirigenti non ci sarebbero aumenti stipendiali e con queste risorse si provvederebbe alla ristorazione dei redditi più bassi. Se non ci sono aumenti stipendiali a che serve aprire tavoli vuoti? La crisi sembra essere superata per tutti, ma non per noi».

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ANAAO ASSOMED: «MEDICI DIPENDENTI PERDONO SEMPRE»

«Sconcertanti le notizie riportate in questi giorni dagli organi di stampa a proposito di un aumento contrattuale “zero” per i redditi pubblici superiori a 75000 euro(lordi)/anno. Di fatto il Governo manda a dire ai medici e dirigenti sanitari dipendenti che, dopo 7 anni di blocco, il rinnovo del loro CCNL deve avvenire ad incremento zero, trasformandoli in benefattori coatti di altre figure professionali – spiega il sindacato in una nota stampa – Non c’è che dire: dopo avere avviato le trattative per il comparto della sanità e dato via libera alla SISAC aggiornando l’atto di indirizzo della medicina convenzionata, mentre traccheggia su quello per la dirigenza sanitaria, il Governo si esibisce in una versione inedita del gioco delle tre carte, in cui i medici dipendenti perdono sempre. E alla faccia di merito, competenze, disagio, valore e funzione sociale del loro lavoro, li chiama ad un inedito ruolo di protagonisti di una redistribuzione del reddito dal sapore populistico, erogatori di bonus a proprie spese, e magari a propria insaputa. Non si sa bene – commenta l’Anaao Assomed – quale sia il fondamento giuridico di questa ennesima trovata da irresponsabili allo sbaraglio. Esternazioni di noti e meno noti politici riempiono le pagine di giornali con il salto mortale del Governo da sceriffo esattore a bandito giustiziere, a spese nostre. Mentre il Parlamento è in vacanza, il ministero della salute è dedito, insieme con il MIUR, al pasticciaccio brutto del concorso per l’accesso alla formazione post laurea ed alla caccia alle fake news, le Regioni sono alle prese con il federalismo  vaccinale ed i cittadini calcolano l’allungamento dei  tempi di accesso al sistema delle cure. Ed il SSN provato dalla desertificazione di medici specialisti e di medicina generale, continua ad aspettare un non- contratto di lavoro in cui è visibile solo il segno meno. Se così è – conclude l’Anaao Assomed – il Comitato di settore si risparmi pure la fatica di indirizzare un contratto che il Governo evidentemente non vuole. Basta un rigo della legge di bilancio per prorogare, solo per i medici ed i dirigenti sanitari dipendenti, il blocco contrattuale in vigore da 7 anni. Si tratta solo di vedere cosa ne penseranno gli interessati ed i cittadini elettori cui essi garantiscono, non si sa fino a quando, l’esigibilità di un diritto alla salute che in questi tempi strani è, evidentemente, diventato superfluo per Ministri e partiti di maggioranza».

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FEDERAZIONE VETERINARI E MEDICI (FVM): «STIPENDI PROPORZIONATI A IMPEGNO»

«Ma quella che la stessa Ministra definisce “una situazione patologica non rinnovare un contratto per cosi tanti anni” non può dar luogo a un contratto in perdita per i lavoratori – ha dichiarato in una nota stampa il Presidente di FVM, Aldo Grasselli -. In particolare per i dipendenti del Ssn, che hanno fatto specifiche richieste alle quali il Governo e le Regioni non hanno ancora dato alcuna risposta, mentre dalla stampa apprendiamo che non ci saranno aumenti per chi ha un reddito lordo oltre 75.000 euro. Ciò significa che i contratti valgono solo per chi ha uno stipendio massimo di 3000 euro netti al mese e che per un medico o un sanitario con qualche euro in più gli aumenti non ci saranno? 750000 euro lordi sono il massimo di stipendio previsto dal nostro Governo per aver riconosciuto il diritto costituzionale di stipendi proporzionati all’impegno, alla professionalità, alla specializzazione e alla responsabilità dei lavoratori?».

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