Advocacy e Associazioni 8 Ottobre 2024 12:02

Alzheimer, appello delle associazioni pazienti al G7: “Demenza sfida mondiale, garantire accesso equo a terapie”

Padovani (Sin): “Le innovazioni che migliorano e prolungano vita pazienti siano disponibili per tutti”

Alzheimer, appello delle associazioni pazienti al G7: “Demenza sfida mondiale, garantire accesso equo a terapie”

La Davos Alzheimer’s Collaborative (Dac), insieme all’European Brain Council, alla Global Ceo Initiative on Alzheimer’s Disease, all’Associazione italiana malattia di Alzheimer e a Fondazione Prada, ha lanciato oggi un appello urgente ai leader del G7 affinché affrontino la crescente sfida globale dell’Alzheimer e della demenza, adottando le misure necessarie per garantire un accesso equo alle terapie e alle altre innovazioni disponibili. La Dac, una partnership globale di organizzazioni che mira a curare la malattia di Alzheimer e a migliorare la salute del cervello, ha lanciato l’allarme in occasione dell’evento collaterale alla riunione dei ministri della Salute del G7 ad Ancona ‘Promuovere la collaborazione globale per la demenza, la salute del cervello e l’invecchiamento sano: Continuare l’impegno del G7’. “Ad oggi – spiegano le Associazioni in una nota – sono circa 55 milioni le persone in tutto il mondo che soffrono di Alzheimer ed entro il 2050 questo numero è destinato a triplicare. La malattia di Alzheimer, però, coinvolge direttamente anche familiari e caregiver che devono lasciare il lavoro per prestare assistenza e seguire i propri cari. La demenza incide con dei costi diretti sull’economia globale maggiori a 1.300 miliardi di dollari ogni anno – o di 15mila miliardi di dollari in un solo decennio – ma il carico emotivo che si porta dietro è inestimabile. Innumerevoli persone sono già morte lentamente a causa di questa malattia devastante, che ha segnato la vita di milioni di altre persone”.

Serve un accesso equo alle terapie

La richiesta di trovare una terapia in grado di modificare il corso della malattia entro il 2025 fatta al vertice G8 del 2013 ha posto le basi per la ricerca sull’Alzheimer. Oggi sono disponibili e approvati negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Giappone, a Hong Kong, nella Corea del Sud, negli Emirati, in Israele e in Cina trattamenti innovativi per la malattia. “Tuttavia – continuano le Associazioni – queste terapie non sono equamente accessibili neanche in questi Paesi, il che crea gravi lacune nonostante l’approvazione a livello normativo. Inoltre, molti pazienti e persone a rischio di sviluppare l’Alzheimer non hanno ancora accesso alle cure più recenti per il rilevamento del deterioramento cognitivo e la diagnosi. L’insieme di questi fattori aggrava notevolmente le disparità sanitarie nel mondo”. “I Paesi dell’Ocse devono dare l’esempio ponendo la demenza al primo posto nell’agenda politica. È nostro dovere lavorare insieme per affrontare le sfide della diagnosi, migliorare la qualità dell’assistenza e sostenere gli sforzi per monitorare i risultati delle persone affette da demenza, continuando a promuovere la ricerca e lo sviluppo di trattamenti innovativi che facciano la differenza nella vita delle persone”, dice Yoshiki Takeuchi, Organisation for Economic Co-operation and Development (Oecd) Deputy Secretary-General. La Dac e tutti i partner dell’evento hanno esortato i governi del G7 a intraprendere le seguenti azioni per garantire che i benefici del progresso scientifico siano disponibili per tutte le persone con Alzheimer: espandere la collaborazione globale e intersettoriale; investire nella preparazione del sistema sanitario; creare le condizioni per una diagnosi precoce e accurata; accelerare lo sviluppo e l’erogazione di cure per l’Alzheimer; promuovere la ricerca, l’accesso e l’equità in tutto il mondo.

L’appello di Associazioni e Società Scientifiche

“La scienza e l’industria stanno iniziando a fornire terapie rivoluzionarie che modificano la malattia e altre sono in arrivo –  sottolinea George Vradenburg, presidente fondatore della Dac – Ora dobbiamo fare in modo che queste innovazioni raggiungano le famiglie che ne hanno bisogno. Il mondo dipende dai Paesi del G7, che devono guidare l’aumento degli investimenti nella ricerca sull’Alzheimer e creare quadri politici e modelli di assistenza sanitaria per garantire che la diagnosi precoce e i trattamenti efficaci siano universalmente ed equamente disponibili in ogni Paese, sia per i ricchi che per i poveri”. L’Alzheimer è una malattia di notevole preoccupazione a livello italiano, in quanto l’Italia è la seconda nazione con la popolazione più anziana del mondo, e si stima che più di un terzo degli abitanti entro il 2050 avrà 65 anni o più. Ad oggi ci sono più di un milione di persone affette da demenza, di cui 700mila affette da Alzheimer, e il 44% degli italiani dai 65 anni in su afferma che la memoria o altre perdite cognitive sono un problema importante per loro. “Il nostro ruolo nella risposta globale all’Alzheimer sarà significativo – aggiunge Alessandro Padovani, presidente della Società italiana di neurologia -. Considerati i nostri dati demografici di società super-invecchiata, il mondo ci osserverà da vicino mentre affrontiamo le sfide della demenza. Sarà fondamentale garantire che le innovazioni che migliorano e prolungano la vita delle persone affette da Alzheimer siano disponibili per tutti”.
“Sono fermamente convinta che, attraverso la ricerca, faremo progressi contro malattie come l’Alzheimer. Ma quando le persone non sono in grado di beneficiare dei frutti di questa ricerca, è straziante. I politici del G7 e non solo devono agire ora per trovare soluzioni affinché le persone affette da demenza non continuino a non poter usufruire di trattamenti innovativi”, conclude Hilary Evans-Newton, direttore generale di Alzheimer’s Research Uk, la principale organizzazione benefica per la ricerca sulla demenza.

 

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