In Italia, dal 1987, con la legge n.115, sono stati istituiti i Servizi di Diabetologia (SD): la una rete di SD italiana è unica al mondo per organizzazione e capillarità di diffusione su tutto il territorio nazionale
Sono oltre 530 milioni gli adulti che soffrono di diabete nel mondo. Un numero che ha subito un incremento ininterrotto negli ultimi anni, destinato ad aumentare ulteriormente: si stima, infatti, che nel 2030 i diabetici arriveranno a quota 640 milioni. In Europa la malattia colpisce circa 60 milioni di adulti. A crescere è soprattutto il diabete tipo 2: nove diabetici su 10 sono affetti da questa forma della patologia, fortemente legata a sovrappeso ed obesità, nonché a stili vita scorretti, primi fra tutti la sedentarietà e il consumo di cibi processati. Gli italiani affetti da diabete tipo 2 sono quasi quattro milioni, pari a circa il 6% della popolazione. Un valore che, con estrema probabilità, è del tutto sottostimato. Secondo gli esperti ci sarebbe un altro milione e mezzo di persone che, pur essendo già affetto dalla malattia, non lo sa, poiché non ha ancora ricevuto una diagnosi. Gli italiani affetti da diabete di tipo 1 sono, invece, circa 300mila, lo 0,5% della popolazione totale. La realtà è stata fotografata attraverso i dati sul diabete mellito disponibili a livello internazionale e nazionale ed a quelli dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) sul monitoraggio del consumo dei farmaci per il diabete, contenuti nella Relazione al Parlamento 2023 sullo stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni sulla malattia, inviata al Parlamento il 17 settembre scorso e appena pubblicata sul sito del ministero della Salute.
“Il diabete mellito – si ricorda nella Relazione – è una patologia cronica ed evolutiva, caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia). Una patologia rilevante soprattutto per le numerose complicanze micro e macrovascolari a cui le persone vanno incontro. Fra le complicanze microvascolari, la retinopatia diabetica rappresenta la maggiore causa di cecità fra gli adulti e la nefropatia diabetica è la principale causa di insufficienza renale cronica e dialisi. Le persone affette da diabete presentano, inoltre, un rischio più elevato di complicanze macrovascolari (malattie cerebro e cardio-vascolari) rispetto alla popolazione non affetta. Gli obiettivi mondiali ‘Oms Diabete 2030 – si legge ancora nella Relazione – prevedono che l’80% delle persone che vivono con il diabete riceva la diagnosi, che l’80% ottenga un buon controllo della glicemia e abbia un buon controllo della pressione arteriosa e che il 60% delle persone con diabete di età pari o superiore a 40 anni riceva statine e che il 100% delle persone con diabete di tipo 1 abbia accesso a insulina e dispositivi per automonitoraggio del glucosio a prezzi accessibili. Per raggiungere questi obiettivi è necessaria la partecipazione attiva di tutti i governi con azioni che accelerino le politiche di intervento”.
Nel corso degli anni, l’Italia ha intrapreso numerose attività per prevenire e ridurre l’impatto del diabete, sia come patologia a sé stante, sia per le correlazioni con altre patologie croniche, con particolare riguardo a quelle derivanti da stili di vita non salutari. Già dal 1987, con la legge n. 115 sono stati istituiti i Servizi di Diabetologia (SD) rivolgendo particolare attenzione alle tematiche della prevenzione, della diagnosi precoce, della prevenzione delle complicanze e dell’inserimento nelle attività scolastiche, sportive e lavorative delle persone con diabete. Grazie a questa norma, in Italia è presente una rete di SD unica al mondo per organizzazione e capillarità di diffusione su tutto il territorio nazionale con 650 punti di erogazione specialistica (centri e ambulatori di diabetologia), 350 centri diabetologici con team multiprofessionale e 300 ambulatori con diabetologo singolo.
Ma, si suggerisce, “nonostante le numerose azioni messe in campo nel tempo, occorre continuare ad agire sia per la prevenzione, investendo ulteriormente in programmi e azioni di promozione della salute e agendo sui determinanti ambientali oltre che comportamentali della malattia, sia per un’adeguata gestione della malattia diabetica e delle sue complicanze. Nuove prospettive per una diagnosi precoce e nuove opzioni terapeutiche e aggiornate tecnologie di monitoraggio della malattia possono contribuire a migliorare e consolidare i risultati in termini di salute nel medio e lungo termine”. La Relazione punta, dunque, i riflettori in particolare sugli approcci terapeutici e alle azioni messe in atto sia nella prevenzione, sia nella gestione della patologia, anche per quanto concerne il diabete di tipo 1, una delle più comuni malattie infantili croniche.