I sintomi: gonfiore, arrossamento e dolore a un arto inferiore devono far sorgere il sospetto di trombosi venosa profonda
Dopo la cardiopatia ischemica e l’ictus cerebrale ischemico, il tromboembolismo venoso (Tev) è la patologia cardiovascolare più frequente: con 10 milioni di casi ogni anno è fra le malattie con il più alto tasso di mortalità nel mondo. Proprio per questo, in vista della Giornata mondiale del tromboembolismo venoso, che si celebra il 13 ottobre, la fondazione per il Tuo cuore dei cardiologi ospedalieri Anmco ribadisce l’importanza della prevenzione.
“È importante conoscere e riconoscere i sintomi più frequenti che accompagnano il Tev per ridurre il tempo della diagnosi – osserva Domenico Gabrielli, presidente della fondazione per il Tuo cuore e direttore della Cardiologia dell’ospedale San Camillo di Roma -. Gonfiore, arrossamento e dolore a un arto inferiore devono far sorgere il sospetto di trombosi venosa profonda. Sintomi generalmente più gravi quali mancanza di fiato (dispnea), tosse con striature di sangue (emottisi) e dolore al petto – aggiunge – sono più tipiche dell’embolia polmonare. Purtroppo, questi sintomi sono presenti anche in altre patologie frequenti, come polmonite e scompenso cardiaco, complicando e rallentando il percorso diagnostico-terapeutico”.
La trombosi venosa profonda si verifica quando si forma un coagulo di sangue (trombo) nel distretto venoso, più frequentemente in una vena profonda degli arti inferiori. Il distacco di questo trombo e la sua migrazione a livello polmonare da origine all’embolia polmonare, complicanza potenzialmente letale della trombosi venosa profonda. “Da un punto di vista epidemiologico – rileva Andrea Garascia, chairman Area malattie del circolo polmonare dell’Anmco e direttore di Cardiologia 2, insufficienza cardiaca e trapianti dell’ospedale Niguarda di Milano – il Tev è generalmente più frequente nelle donne in età fertile, mentre gli uomini hanno un tasso di incidenza più elevato al di sopra dei 45 anni. La patologia è in costante aumento per diversi motivi, fra i quali l’allungamento della vita media, l’incremento della chirurgia geriatrica e delle patologie traumatiche”.
Per Fabrizio Oliva, presidente dell’Anmco e direttore Cardiologia 1 dell’ospedale Niguarda di Milano, “la prevenzione è fondamentale. Oltre alla profilassi con eparina a basso peso molecolare per periodi limitati in caso di fratture, traumi o ricoveri ospedalieri, altrettanto importante è attuare un corretto stile di vita”. Se riconosciuta tempestivamente, “una terapia adeguata è in grado di curare sia le forme meno gravi clinicamente (farmaci anticoagulanti a somministrazione orale o sottocutanea) che le forme con quadri di presentazione più gravi (shock cardiogeno, sincope, arresto cardiocircolatorio)”, conclude Gabrielli.
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