Salute 15 Ottobre 2024 09:32

Radioterapia, perché non se ne può fare a meno per la cura dei tumori

L’intervista alla professoressa Sara Ramella, direttrice di Radioterapia Oncologica del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico

Radioterapia, perché non se ne può fare a meno per la cura dei tumori

Dal punto di vista del paziente, e dell’opinione pubblica in generale, l’oncologia è solitamente associata alla chirurgia e all’oncologia medica. La radioterapia oncologica è meno conosciuta anche se, insieme alle altre due discipline, rappresenta una delle principali forme di cura dei tumori. Oltre a essere impiegata in più del 60% delle persone malate di cancro, infatti, risulta curativa in oltre il 40% dei casi. Eppure, come ha denunciato nei giorni scorsi l’Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia Clinica (AIRO), solo 31 posti su 170 in Specialità di radioterapia (il 18%) sono stati assegnati finora per il nuovo anno accademico, in partenza a novembre. A tal proposito, Sara Ramella, direttrice dell’Unità Operativa Complessa di Radioterapia oncologica presso la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma e professoressa ordinaria di Diagnostica per immagini e Radioterapia, in un’intervista a Sanità Informazione, spiega quali sono le peculiarità della radioterapia, i benefici che porta e in quali casi è particolarmente consigliata.

Professoressa, ci può spiegare in poche parole che cos’è la radioterapia?

“La radioterapia è un trattamento medico utilizzato per la cura delle neoplasie, che utilizza radiazioni ionizzanti ad alta energia per danneggiare e distruggere le cellule tumorali. Si stima che oltre il 60% dei pazienti oncologici debba eseguire un trattamento radiante nel corso della sua malattia e questi numeri sono già aumentati nella pratica clinica vista la cronicizzazione delle neoplasie che stiamo ottenendo con le cure farmacologiche”.

Quando è utile e quando invece non lo è?

“Più che di utilità è bene parlare di finalità diverse. Innanzitutto, può essere esclusiva, ossia in grado di curare la specifica neoplasia. Ma può essere anche adiuvante, quando è eseguita dopo un intervento chirurgico al fine di ridurre il rischio di recidiva di malattia, e neoadiuvante, nei casi in cui viene eseguita prima dell’intervento chirurgico per ottimizzare la radicalità dello stesso”.

Quand’è che si usa insieme alle altre terapie e perché?

“La radioterapia può essere utilizzata da sola o in combinazione con altre terapie come la chemioterapia, l’immunoterapia e le terapie target. Queste associazioni sono volte ad aumentare l’indice terapeutico delle cure. Infatti, spesso alcuni farmaci chemioterapici rendono le cellule tumorali più sensibili all’azione delle radiazioni ionizzanti. D’altro canto, può accadere anche che la radioterapia renda viceversa le neoplasie più responsive all’immunoterapia. È centrale, quindi, la discussione multidisciplinare per offrire alla persona malata il miglior percorso terapeutico”.

Ci sono tumori in cui è più indicata rispetto ad altri?

“L’uso della radioterapia ha un ruolo consolidato e sostenuto da evidenze scientifiche nella cura della maggior parte delle neoplasie. Viene infatti utilizzata con intento radicale esclusivo, ad esempio nelle neoplasie del testa-collo, nelle neoplasie della cervice uterina, nelle neoplasie anali e così via. In alcune tipologie di tumore solido come il tumore della prostata o del polmone, può essere attualmente offerta come valida alternativa alla chirurgia. In altre neoplasie, come quelle mammarie, la radioterapia post-operatoria è in grado di dimezzare il tasso di recidiva rispetto alla sola chirurgia”.

Quali pazienti possono effettivamente beneficiarne?

“Oltre a tutti i pazienti che presentano una malattia limitata alla diagnosi, ovvero negli stadi iniziali in cui perseguiamo la guarigione, la radioterapia può rivestire un ruolo di grande importanza anche nel malato oncologico in stadio avanzato per il controllo del dolore da metastasi ossee. Ciò avviene, ad esempio, riducendo in maniera significativa la necessità di ricorrere a cure farmacologiche a base di oppioidi o diminuendone il consumo che inevitabilmente si può associare ad effetti indesiderati”.

Qual è il rapporto effetti collaterali/benefici? Ha effetti collaterali particolarmente invasivi?

“Gli effetti collaterali della radioterapia sono generalmente legati alla sede trattata (ad esempio, la radioterapia eseguita per il trattamento delle neoplasie prostatiche può comportare lo sviluppo di cistiti e proctiti che si risolvono dopo adeguata terapia medica). Tuttavia, la moderna radioterapia è caratterizzata da trattamenti di alta qualità che riducono fortemente gli effetti collaterali”.

Di quali trattamenti parliamo?

“Ad esempio, le tecniche a intensità modulata e stereotassiche (IMRT, VMAT, SBRT) consentono di erogare in modo preciso dosi elevate altamente conformate alla massa tumorale, con un conseguente efficace controllo locale della malattia e un importante risparmio degli organi sani circostanti. Inoltre, nella fase di erogazione del trattamento radiante, sistemi di verifica del posizionamento tramite TC integrata permettono di visualizzare e colpire con grande precisione la sede anatomica trattata”.

Cosa fa il radioterapista oncologo?

“Il radioterapista oncologo è il medico che fornisce l’indicazione a eseguire un trattamento radiante e ne definisce le modalità. I radioterapisti oncologi sono medici specialisti dedicati che afferiscono alla branca della clinica oncologica e sono gli unici che possono prescrivere trattamenti che utilizzano le radiazioni ionizzanti per la cura delle neoplasie”.

Come si pone la radioterapia rispetto all’oncologia?

“La radioterapia è una parte fondamentale dell’assistenza oncologica, per la quale si prevede un aumento sempre maggiore della domanda nei prossimi anni. Se paragonata alle cure farmacologiche, appare estremamente costo-efficace”.

In altre parole, investire in questa disciplina ha vantaggi superiori?

“Non si tratta di avere vantaggi superiori o inferiori, ma senz’altro a fronte di un importante investimento iniziale, a lungo termine i costi possono essere facilmente abbattuti. In tal senso, sono necessari maggiori investimenti in strutture e personale per la radioterapia che richiedono che i governi, i pazienti e i loro rappresentanti, nonché tutti gli operatori sanitari e la comunità di ricerca, migliorino la conoscenza di questa disciplina e ne comprendano l’enorme efficacia nell’ambito dell’assistenza oncologica globale”.

E come risolvere il problema dei pochi iscritti alle scuole di specializzazione?

“Partendo dalle nostre università, dove purtroppo è ancora troppo poco insegnata, e aumentando la visibilità alla società attraverso il coinvolgimento dei mezzi di comunicazione. È bene che i neolaureati sappiano che è una specializzazione estremamente dinamica, internazionale, in forte crescita. In più, offre grandi opportunità di impiego nel mondo del lavoro sia all’interno della clinica oncologica in senso generale che del mondo dell’innovazione e della ricerca”.

 

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