Prevenzione 22 Ottobre 2024 11:26

Influenza, Lopalco (epidemiologo): “Picco atteso tra la fine di dicembre e l’inizio del nuovo anno. Vaccinarsi subito”

L’epidemiologo a Sanità Informazione: “Vaccinarsi contro influenza e Covid-19 nella stessa seduta: non ci sono controindicazioni, solo vantaggi”

Influenza, Lopalco (epidemiologo): “Picco atteso tra la fine di dicembre e l’inizio del nuovo anno. Vaccinarsi subito”

“La stagione influenzale anche quest’anno, come di consueto, è già cominciata, in concomitanza con l’arrivo dell’autunno. Per raggiungere il picco ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma è necessario vaccinarsi sin da ora per assicurarsi una protezione efficace”. Pierluigi Lopalco, ordinario di Igiene all’Università del Salento, in un’intervista a Sanità Informazione, mette in guardia dai rischi dell’influenza che solo lo scorso anno ha costretto a letto circa 15 milioni di persone. Proprio in queste ore, dalla sorveglianza epidemiologica partita la settimana scorsa, sono arrivate le segnalazioni dei primi casi di influenza in Italia. Intanto, la campagna vaccinale, avviata in tutte le Regioni, procede ma a rilento.

 

La stagione influenzale che ci aspetta…

“È difficile fare una previsione della stagione influenzale che ci attende, se non attraverso una ‘media’ dell’andamento dei contagi registrati negli anni scorsi – continua il professore Lopalco -. Sicuramente ci sono state delle evidenti differenze tra le stagioni influenzali pre e post Covid. Prima della pandemia il picco influenzale arrivava con maggiore anticipo. Negli anni post Covid, invece, oltre ad uno spostamento in avanti del momento di massimo contagio, si è verificato anche un aumento dell’intensità. Se per quest’anno potremmo avanzare un ipotesi sul periodo del picco, collocabile tra la fine del mese di dicembre e l’inizio di gennaio, è impossibile prevederne l’intensità, strettamente legata alle caratteristiche del virus in circolazione, al numero di persone che ne risulteranno maggiormente suscettibili ed alla quantità di vaccini che verranno somministrati”.

Le coperture vaccinali

“Le attuali coperture vaccinali non sono in grado di modificare l’andamento dell’epidemia influenzale, almeno non in maniera consistente. In media, ogni anno, si vaccina contro l’influenza il 20% della popolazione, percentuale che sale al 50-60% tra gli anziani. Una quota così bassa di vaccinati non può impedire al virus di circolare – evidenzia l’epidemiologo – . Quello che, invece, la vaccinazione è in grado di modificare è l’impatto sul servizio sanitario: vaccinare molti anziani e molte persone fragili si tradurrà in una diminuzione delle ospedalizzazioni”. Tuttavia, immaginare di innalzare la percentuale della copertura vaccinale non è utopico, ma per farlo è necessario cambiare strategia. “Innanzitutto, impegnando maggiormente il servizio sanitario nazionale, poi aumentando le campagne vaccinali e comprando più vaccini. Attualmente, infatti, l’acquisto dei vaccini da parte delle Asl è tarato sul numero di quelli somministrati nel corso dell’anno precedente. E come è possibile ipotizzare di somministrare un numero maggiore di vaccini se la quantità acquistata è, di anno in anno, sempre la stessa?”, chiede lo specialista.

Chi deve vaccinarsi, quando e dove

Veniamo alle informazioni pratiche: chi deve vaccinarsi, quando e dove. “Le categorie di persone a cui è consigliato il vaccino antinfluenzale sono molte, tutte ben indicate nell’apposita circolare del Ministero della Salute. Elenco che potremmo così sintetizzare – dice il professore Lopalco -. Devono vaccinarsi: tutte le donne in gravidanza, in qualsiasi trimestre di gestazione si trovino, persone che hanno superato i sessant’anni di età, i bambini da sei mesi a sei anni e poi tutte le persone di età compresa fra i sei e i 59 anni che hanno una patologia concomitante. Ancora, tutti coloro che pur non appartenendo a nessuna di queste categorie, svolgono un lavoro che li espone ad un rischio maggiore di essere contagiati, ma anche di contagiare, come operatori sanitari e forze dell’ordine. Anche se un operatore sanitario è giovane e in buona salute e, pertanto, non ha un rischio elevato di contrarre l’influenza in forma grave, la sua assenza per malattia comporterebbe comunque un danno alla comunità. Il servizio sanitario, dagli ambulatori ai pronto soccorso, è già in affanno durante la stagione influenzale e una carenza di personale non farebbe che peggiorare una situazione già precaria”, spiega lo specialista.
Quando vaccinarsi? “Oggi, immediatamente – risponde l’epidemiologo -. I vaccini sono già disponibili in tutta Italia”. Dove? “Dipende dalla Regioni: ognuna ha la sua strategia vaccinale. Le somministrazioni sono di solito effettuate negli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, o nei centri per le vaccinazioni”, aggiunge il professore Lopalco.

Influenza e Covid: una diagnosi differenziale è possibile?

Anche quest’anno, come accade dall’esplosione della pandemia in poi, virus influenzale e Sars-CoV-2 circoleranno contemporaneamente. “Fare una diagnosi differenziale sulla base dei soli sintomi è piuttosto difficile – spiega lo specialista -. Generalmente l’influenza si manifesta con una febbre improvvisa e più alta, mentre il Covid ha altri sintomi particolari come la perdita dell’olfatto e del gusto. Ma nelle forme più lievi queste due infezioni si assomigliano moltissimo”. Solo il tampone è in grado di fugare ogni dubbio. Ma anche su questo punto c’è ancora molta confusione: tutti devono fare il tampone per il Covid alla presenza di sintomi influenzali? “Nel caso a manifestare i sintomi sia una persona fragile, immunocompromessa, è necessario effettuare il tampone: avere la certezza di essere affetti da Covid-19 significa poter assumere farmaci antivirali ed evitare un peggioramento delle condizioni di salute. Al contrario, per l’influenza non esiste una terapia specifica, se non farmaci che ne possono lenire i sintomi, come ad esempio l’antipiretico”.

Covid e influenza: vaccinarsi in un’unica seduta

Il professore Lopalco, infine, invita tutte le categorie fragili alla vaccinazione e, soprattutto, alla vaccinazione simultanea: “Fare due vaccini in un’unica seduta – assicura – ha solo vantaggi. Uno di natura logistica: bisognerà recarsi dal medico un’unica volta. Poi, è vantaggioso anche in termini di salute: trattandosi di vaccini che possono avere dei leggeri effetti avversi come febbricola, dolori, spossatezza, facendoli insieme tali fastidi verranno percepiti un’unica volta. Non c’è alcun motivo – conclude l’epidemiologo – per cui sia poco consigliabile fare queste due vaccinazioni insieme”.

 

 

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