Mannaia su beni e servizi, prestazioni specialistiche e riabilitative oltre che sulla farmaceutica. Salteranno anche molti primari
La vera “passione” della sanità italiana comincia dopo Pasqua. Dalla Conferenza Stato-Regioni arriverà infatti nei prossimi giorni il via libera alla manovra da 2,5 miliardi imposta dalla Legge di Stabilità.
Una serie di riunioni tecniche, intensificatesi alla vigilia delle festività, hanno già permesso di pianificare le misure o meglio i sacrifici che ricadranno interamente sulle spalle delle Regioni. Il governo dovrà solo impacchettarle in un decreto legge da varare a breve. Ai governatori il compito di stringere la cinghia da qui a quel che resta di un anno di lacrime e sangue. Complessivamente le Regioni dovranno rinunciare a 2 miliardi mentre quelle a statuto speciale a 352 milioni, ma va considerato che gli investimenti per l’edilizia ospedaliera sono stati già ridotti di 285 milioni.
Come si rastrellerà questa cifra? La parte più corposa della cura dimagrante riguarderà beni e servizi: la ricontrattazione dei contratti di fornitura in essere dovrà rendere ben 1,4 miliardi grazie anche alle sforbiciate su dispositivi medici, prestazioni specialistiche e riabilitative. Un’altra fetta sostanziosa arriverà dalla farmaceutica, che dovrà produrre complessivamente un risparmio di 545 milioni: 200 grazie all’anticipazione del nuovo prontuario per eliminare i medicinali “doppione”, altri 35 dalla ricontrattazione del prezzo dei medicinali biotecnologici e 310 milioni dalla riduzione del livello di finanziamento sui livelli di spesa programmati per il settore. Per centrare l’obiettivo sarà necessario anche sacrificare le prestazioni specialistiche e di riabilitazione, contenendo i costi di 195 milioni.
Dovranno poi chiudere le cliniche con meno di 40 letti (escluse le monospecialistiche), a meno che non si aggreghino, superando almeno la soglia degli 80 posti: questo comporterà un contenimento della spesa di ulteriori 10 milioni. Non si salveranno neppure gli ospedali; chiudendo reparti e posti letto sottoutilizzati si eliminerà dal conto poco meno di 70 milioni. Questa operazione costerà il posto a diversi primari, come già previsto dal Patto per la salute, firmato lo scorso anno da governo e Regioni e ora recepito da un regolamento ministeriale sulla rete ospedaliera appena varato. Giro di vite anche sulle tariffe rimborsate agli ospedali per i ricoveri inappropriati e per le giornate di degenza che superano la durata prevista: nel primo caso il taglio sarà del 50% e nel secondo si salirà fino al 60%.
Sul tavolo anche nuove misure per la governance del sistema sanitario e una spinta decisiva all’introduzione di modifiche normative sulla responsabilità civile e penale al fine di favorire l’appropriatezza prescrittiva e limitare gli effetti della medicina difensiva, autentica piaga del SSN con un costo annuo di oltre 10 miliardi, come di recente sottolineato dal report del Ministero della Salute, che ha anche costituito una Commissione ad hoc sul tema.