Sono sufficienti una o due sessioni di attività fisica alla settimana, anche concentrati nel weekend, per mantenere il cervello in forma
Che fare attività fisica faccia bene alla salute è un dato di fatto: l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda ad adulti e ultra 65enni di praticare almeno 150 minuti a settimana di attività fisica moderata, o 75 minuti di attività intensa, o combinazioni equivalenti delle due modalità, in sessioni di almeno 10 minuti per ottenere benefici cardio-respiratori e prevenire molte malattie. Lo stesso non si può dire della salute del cervello. Per allontanare il rischio di declino cognitivo, infatti, sono sufficienti anche uno o due sessioni di sport o esercizio fisico concentrate alla fine della settimana. A promuovere gli ‘sportivi della domenica’ è un nuovo studio pubblicato online sul ‘British Journal of Sports Medicine‘. Questa modalità di allenamento concentrata nel fine settimana, chiamata schema dei ‘weekend warrior’, potrebbe, dunque, “equivalere a sessioni più frequenti in termini di riduzione del rischio di declino cognitivo, oltre a essere più comodo e realizzabile anche per le persone impegnate”, suggeriscono i ricercatori, scienziati di diversi atenei dell’America latina ed europei.
Gli autori hanno attinto a due serie di dati di survey del ‘Mexico City Prospective Study’. La prima indagine è stata condotta tra il 1998 e il 2004 e la seconda tra il 2015 e il 2019. Circa 10.033 persone (età media 51 anni) hanno completato entrambi i sondaggi e le loro risposte sono state incluse nell’analisi. Nella prima survey si indagava sull’attività fisica praticata e questo ha permesso agli scienziati di dividere i partecipanti allo studio in quattro gruppi: chi non faceva esercizio fisico, i ‘guerrieri del fine settimana’, i regolarmente attivi con sessioni tre o più volte a settimana, un gruppo misto composto da guerrieri del fine settimana e da regolarmente attivi. Al momento della seconda survey, è stato valutato lo stato mentale dei partecipanti con un esame specifico (Mmse, Mini Mental State Exam), che dà un punteggio. Durante un periodo di monitoraggio medio di 16 anni, sono stati identificati 2.400 casi di deterioramento cognitivo lieve (Mci), condizione che può spesso precedere l’insorgere della demenza. Sulla base delle analisi condotte nello studio, i ricercatori hanno stimato che, in teoria, il 13% dei casi di declino cognitivo potrebbe essere evitato se tutti gli adulti di mezza età facessero attività fisica almeno 1 o 2 volte a settimana.
Nel dettaglio quello che è emerso dai dati è che la prevalenza del disturbo da deterioramento cognitivo lieve era del 26% nel gruppo ‘zero esercizio’, del 14% tra i guerrieri del fine settimana e del 18,5% tra i regolarmente attivi. Secondo i calcoli degli esperti, dunque, gli sportivi della domenica avevano il 25% in meno di probabilità di sviluppare deterioramento cognitivo lieve rispetto a chi non faceva esercizio, mentre i regolarmente attivi avevano l’11% in meno di probabilità. Gli esperti hanno poi ampliato i punteggi considerati per includere più casi di deterioramento cognitivo (anche con punteggi più bassi) e ne hanno valutati 2.856: la prevalenza di Mci è salita al 30% tra chi non faceva esercizio, al 20% tra i guerrieri del fine settimana e al 22% tra gli attivi regolarmente. Rispetto dunque agli inattivi, i weekend warrior avevano il 13% in meno di probabilità di sviluppare Mci; gli attivi regolarmente e quelli del gruppo misto il 12% in meno. I risultati sono stati simili sia per gli uomini che per le donne.
Si tratta di uno studio osservazionale, puntualizzano gli autori, quindi non è possibile trarre conclusioni definitive sui fattori causali. E i ricercatori riconoscono vari limiti. Ad esempio, il fatto che gli intervistati potrebbero non essere stati realmente rappresentativi degli adulti di mezza età e non c’erano misure oggettive dell’attività fisica. Ma ci sono diverse possibili spiegazioni per l’effetto apparentemente protettivo dell’esercizio fisico sulla salute del cervello, spiegano. “Ad esempio, l’esercizio fisico può aumentare le concentrazioni di fattori neurotrofici derivati dal cervello”, molecole che supportano la crescita e la sopravvivenza dei neuroni, “e la plasticità cerebrale. L’attività fisica è anche associata a un maggiore volume cerebrale, a una maggiore funzione esecutiva e a una maggiore memoria. Per quanto ne sappiamo – concludono – questo è il primo studio prospettico di coorte a dimostrare che il modello di attività fisica del weekend warrior e quello di attività fisica regolare sono associati a riduzioni simili del rischio di demenza lieve”. I risultati “hanno importanti implicazioni per le politiche e la pratica perché il modello di attività fisica del weekend warrior potrebbe essere un’opzione più conveniente per le persone impegnate in America Latina e altrove”.
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