La prematurità estrema è associata ad un aumento del rischio di complicazioni non solo nell’epoca neonatale, ma anche in età scolare e nell’età adulta. Tutti questi aspetti sono stati approfonditi nel corso del XXX Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia (SIN), che si è tenuto nei giorni scorsi a Padova. Massimo Agosti nuovo Presidente
Grazie ai progressi della medicina, la sopravvivenza dei piccoli prematuri è aumentata significativamente negli ultimi decenni. Ma la sfida è quella di raggiungere l’età adulta in salute, attraverso un percorso di crescita su misura. Una sfida che si complica ulteriormente per i neonati estremamente pretermine, ovvero nati prima della 28esima settimana di gestazione (pari al 7,5% del totale dei prematuri per il Network INNSIN Rapporto 2023 ). La prematurità estrema, infatti, è associata ad un aumento del rischio di complicazioni non solo nell’epoca neonatale, ma anche in età scolare e nell’età adulta. Tutti questi aspetti sono stati approfonditi nel corso del XXX Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia (SIN), che si è tenuto nei giorni scorsi a Padova.
L’attenzione principale degli ultimi decenni di ricerca neonatologica si è concentrata sulla prevenzione e sul trattamento in epoca neonatale degli esiti respiratori, senza però trovare una soluzione a tale problematica sicura ed efficace. A tale scopo, stanno emergendo nuove opzioni preventive che mirano a “riprogrammare” positivamente lo sviluppo del polmone immaturo soggetto a danno ed infiammazione. Tra queste le più promettenti sono le vescicole extracellulari, effettori delle cellule staminali, e l’Insulin-like growth factor-1 (IGF-1), entrambi attualmente oggetto di studi clinici in fase di arruolamento. Gli aspetti respiratori sono sicuramente tra quelli più discussi in letteratura e, oltre alle note problematiche dell’età pediatrica che comprendono un maggior rischio di infezioni respiratorie severe e wheezing (respiro sibilante), per i soggetti nati molto prematuri, c’è il rischio di una funzionalità respiratoria ridotta durante tutta la loro vita, nell’età adulta e oltre i 50 anni. Tale riduzione appare maggiore nei soggetti diagnosticati come affetti da Displasia Broncopolmonare (BPD), il 44,6% dei neonati nati prima delle 28 settimane (INNSIN Rapporto 2023), ma è presente, in misura minore, anche negli individui nati molto pretermine che non hanno ricevuto la diagnosi di BPD, con evidenza di una correlazione inversa tra l’età gestazionale alla nascita e l’ostruzione delle vie aeree.
Nella maggior parte dei casi, col tempo, c’è un progressivo miglioramento clinico respiratorio che permette ai soggetti di condurre una vita apparentemente normale, seppure con più frequenti episodi di sintomi respiratori, che comportano un aumento delle ospedalizzazioni e una minore tolleranza all’esercizio fisico. Dal punto di vista medico, il problema maggiore legato alla riduzione della funzione respiratoria è la sua gestione, poiché troppo spesso i nati prematuri vengono gestiti in età adulta come i soggetti asmatici, sulla base di evidenze spirometriche di una riduzione del flusso espiratorio. Al momento le evidenze sono scarse, ma sappiamo che i soggetti ex-prematuri, affetti o meno da displasia broncopolmonare, non presentano un aumento dell’Ossido Nitrico espirato (FENo), marker tipico dell’asma e dell’infiammazione eosinofilica di tipo 2. La diagnosi di asma in soggetti nati molto pretermine va quindi posta con cautela, essendo spesso la condizione ostruttiva conseguente alla prematurità e ad una sottostante infiammazione bronchiale dissimile da quella dell’asma.
Un recente studio svedese ha, inoltre, mostrato come una nascita pretermine, soprattutto nella fascia dell’estrema prematurità, risulti associata a un significativo aumento del rischio di insufficienza cardiaca e cardiopatia ischemica in età giovane adulta. Come spesso accade, le patologie cardiovascolari sono lo specchio di quadri più complessi, come la sindrome metabolica, altro quadro più frequente in questa popolazione. Tutti questi aspetti fanno comprendere come la prematurità possa avere conseguenze importanti e prolungate. “Nonostante le numerose sfide, molti dei nati estremamente pretermine riescono a condurre una vita più o meno normale – afferma Luigi Orfeo, past president della SIN -. Tuttavia, è chiaro che la qualità della vita può essere compromessa rispetto ai coetanei nati a termine, per la necessità di un maggiore supporto medico, educativo e sociale. Gli adulti nati estremamente pretermine, infatti, affrontano una serie di problemi che possono influenzare la loro vita durante l’adolescenza e l’età adulta e sebbene molti di questi riescano a superare le difficoltà e a condurre una vita soddisfacente, è fondamentale riconoscere e affrontare tempestivamente le sfide che possono emergere”.
Interventi precoci, un adeguato supporto medico e psicosociale e un’educazione personalizzata possono, dunque, contribuire a migliorare significativamente la qualità della vita di questi individui, aiutandoli a raggiungere il loro pieno potenziale. “I cosiddetti primi mille giorni dal concepimento ai due anni di vita, condizionano la salute a lungo termine dell’essere umano – aggiunge il neo eletto presidente della SIN, prof. Massimo Agosti, professore ordinario di Pediatria all’Università degli Studi dell’Insubria -. La neonatologia ha, quindi, un ruolo fondamentale e la responsabilità di creare, insieme alle famiglie, le condizioni ottimali per poter garantire il miglior futuro possibile per ogni neonato, costruendo ponti multidisciplinari e multiprofessionali con gli ambiti perinatali, pediatrici e specialistici”. Per questo il professore Agosti assicura che durante il suo mandato da presidente la SIN “continuerà ad impegnarsi in un dialogo ancora più attivo e costruttivo con le Istituzioni, sia a livello nazionale, che regionale, come interlocutori privilegiati nelle decisioni che riguardano le politiche sanitarie per i neonati, affinché possano essere adottate strategie durature, basate su dati ed evidenze scientifiche di cui la nostra Società si rende garante. I rapidi mutamenti epidemiologici, demografici e sociali, influenzati dalla recente crisi pandemica e da una denatalità che non accenna ad attenuarsi, insieme alla difficoltà di reperire risorse dedicate (umane e tecnologiche) stanno accentuando problematiche significative in ambito neonatologico, mettendo in luce criticità che non possiamo ignorare, perché ogni neonato merita le stesse opportunità di salute, indipendentemente da dove nasce”, conclude il neo presidente SIN.
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