Tra le priorità, screening obbligatori, aree pubbliche per l’esercizio fisico e intelligenza artificiale. Ciro Indolfi (FIC): “Urgente portare l’Italia a un livello di rischio più basso come Spagna e Francia”
Screening obbligatori nazionali per tutti i cittadini, già a partire dai 18 anni, per la valutazione del colesterolo e della pressione arteriosa, elettrocardiogramma una volta l’anno per gli over 65, aree pubbliche nelle città che incoraggino l’attività fisica come piste ciclabili e spazi in parchi pubblici, percorsi di cura chiari e omogenei, digitalizzazione per snellire la burocrazia, campagne educazionali per i cittadini dalle scuole ai luoghi di lavoro, innovazione tecnologica e intelligenza artificiale. Questi alcuni dei capisaldi del Piano Strategico Nazionale per la salute del cuore, il primo mai realizzato in Italia e presentato in un convegno nel corso della quinta edizione di Welfair 2024.
Un documento corposo e ambizioso di 96 pagine che si propone di fornire una visione d’insieme, come guida di riferimento per le istituzioni, sul modello dei piani per altre principali patologie croniche come il Piano Oncologico Nazionale. A cura della Federazione Italiana di Cardiologia (FIC), in collaborazione con la Società Italiana di Cardiologia (SIC) e l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), e con il sostegno della Società Europea di Cardiologia, il documento si inquadra nell’ambito di una azione di promozione della salute del cuore in corso nella UE. In Europa le malattie cardiache restano la causa più comune di mortalità, con una prevalenza di 113 milioni di persone affette, oltre 12,7 milioni di nuovi casi e una spesa complessiva che tocca i 300 miliardi di euro, pari al 2 per cento del PIL europeo.
“Il Piano Strategico mette in evidenza i punti critici e gli obiettivi legati alla promozione, prevenzione e formazione dei cittadini, alla salute cardiovascolare. Le malattie cardiovascolari sono la causa primaria di decessi in Italia e nel mondo. Nel 2023 le morti per questo tipo di malattie nel nostro Paese sono state circa 230mila, e ancor di più sono le complicanze che le patologie cardiovascolari croniche provocano, causando disabilità, disagi nelle famiglie ed elevati costi. Ciò nonostante, l’Italia, a differenza di altri paesi, non ha avuto finora un piano strategico per le malattie cardiovascolari – afferma il Prof. Ciro Indolfi, Presidente della Federazione Italiana di Cardiologia FIC-. In questo scenario l’Italia si colloca a un livello di rischio cardiovascolare moderato, a differenza di Paesi ‘cugini’ a basso rischio come Francia e Spagna, che si traduce in un numero ancora allarmante di decessi che superano i 220 mila l’anno, con una prevalenza più elevata della media europea, pari a 7000 casi ogni 100.000 abitanti, e un impatto economico a carico dell’SSN e del sistema previdenziale, equivalente a circa 20 miliardi di euro nel 2021, tra costi diretti e indiretti”, aggiunge Indolfi.
“Il peso di queste patologie aumenterà sempre di più in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione che caratterizza in particolar modo l’Italia – avverte Pasquale Perrone Filardi, Presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC) -. Per cui, oggi, più che mai, è necessario e non più rinviabile lo sviluppo e l’attuazione di politiche concrete di promozione della salute del cuore, di gestione della cronicità e di programmi di prevenzione primaria e secondaria che tengano conto dei principali fattori di rischio cardiovascolare come colesterolo alto e ipertensione”. Tema decisivo del documento è, dunque, quello della prevenzione. Secondo gli studi, il 40% dei nuovi casi e il 50% delle morti per malattie cardiovascolari sono potenzialmente evitabili, in quanto causati da fattori di rischio modificabili legati a comportamenti e stili di vita, come fumo, alimentazione scorretta, colesterolo alto e sedentarietà. “Per questo nel Piano si punta a promuovere campagne di disincentivazione del fumo, di educazione alimentare e all’attività fisica, dalla scuola fino ai luoghi di lavoro – sottolinea Alessandro Navazio, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) tra gli intervenuti al dibattito -. Nel documento si insiste molto anche sulla riduzione della sedentarietà, attraverso la riqualificazione di aree urbane dedicate a piste ciclabili e la promozione di spazi ricreativi in parchi pubblici che incoraggino l’attività fisica”.
“Ma oltre a questo, fondamentale è anche l’attività di screening al fine di intercettare precocemente i soggetti a rischio – puntualizza Perrone Filardi -. Nello specifico, tra gli obiettivi del Piano, quello di allargare a tutte le fasce di età, a partire dai 18 anni, screening obbligatori per la valutazione del colesterolo e dell’ipertensione arteriosa e dai 65 anni in su il controllo con elettrocardiogramma”. Il piano strategico sulla prevenzione cardiovascolare parte dal presupposto che l’Italia, contrariamente a quello che si ritiene, non è un Paese a basso rischio cardiovascolare e “anche gli studi clinici condotti da ANMCO e da noi di Fondazione per il Tuo Cuore – ribadisce il suo presidente, Domenico Gabrielli – ci dicono che la situazione dei fattori di rischio cardiovascolare non è migliorata rispetto ai decenni scorsi e non è ottimale. Da qui la necessità di determinare un moto d’opinione e di interesse sulle problematiche della prevenzione cardiovascolare che coinvolga non solo i medici e gli infermieri, ma soprattutto i cittadini, le autorità e quant’altro serva per strutturare dei programmi finalizzati alla riduzione del rischio cardiovascolare. Per giungere alle famiglie, il coinvolgimento nello specifico dei medici di medicina generale è assolutamente importantissimo, anche perché loro sono deputati per contratto a ciò che è la sensibilizzazione alla prevenzione cardiovascolare. Riuscendo a fare un’azione capillare anche sugli studi dei medici di medicina generale, soprattutto su quelle associati, oppure sulle case della salute, si può sperare di riuscire a raggiungere meglio e più efficacemente i cittadini stessi”.
Nel documento ampio spazio è dedicato anche alla cura, a partire dalla presa in carico dei pazienti, che purtroppo non ha gli stessi standard su tutto il territorio nazionale. “Per questo, il documento, si propone di agire anche sulle difformità regionali, al fine di ridurre le disuguaglianze e garantire equità nelle cure. Il piano dedica particolare attenzione anche alla necessità di implementazione della telemedicina e dell’intelligenza artificiale. L’accesso all’innovazione tecnologica tra il 1990 e il 2020 ha permesso una riduzione del tasso di mortalità per queste patologie, ma il nostro Paese presenta ancora criticità rilevanti, basti pensare che il 60% dei pazienti candidabili, non ha accesso alla TAVI e a farmaci innovativi contro il colesterolo, come il Pcsk9, rappresentano solo lo 0,5% del consumo dei farmaci”, prosegue l’ANMCO.
“Il mantenimento della salute cardiovascolare è fondamentale non solo nella comunicazione sanitaria ai cittadini e le scelte di vita dei pazienti, ma anche e soprattutto nel coordinamento degli interventi assistenziali e informativi da parte dei diversi livelli del SSN. Il documento rende sempre più manifesta anche la necessità di rivedere il rapporto tra ospedale e territorio, di dotare il sistema di risorse umane, infrastrutturali e tecnologiche, più adeguate ai bisogni di salute e i servizi sociosanitari sempre più integrati e prossimi al cittadino: la continuità di cura tra i diversi setting assistenziali riveste quindi un ruolo cruciale. Dovremo ripensare ai nostri processi diagnostici e terapeutici alla luce della grande e non ancora esplosa innovazione dell’Intelligenza artificiale. L’Italia, in analogia con quanto accade a livello europeo, è dunque chiamata ad agire per migliorare il livello di salute cardiovascolare della popolazione e ridurre il carico delle patologie cardiache, per la prima volta in Italia oggetto di un piano programmatico di settore”, conclude Indolfi.
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