Nel Regno Unito confermate le prime trasmissioni locali della nuova variante al di fuori dal continente africano: il 30 ottobre a Londra era stato segnalato un primo caso, poi notificati altri tre successivamente
“Il 22 novembre l’Organizzazione mondiale della sanità convocherà il Comitato di emergenza su Mpox”. L’organismo dovrà “consigliare il direttore generale dell’Oms” per “valutare se Mpox continua a costituire un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale (Pheic)”. Lo comunica l’agenzia Onu per la salute nell’ultimo report, aggiornato con dati al 3 novembre, sull’epidemia in corso in più Paesi. Mpox – noto come vaiolo delle scimmie prima del cambio nome in chiave anti-stigma – era stato dichiarato emergenza sanitaria globale per la seconda volta ad agosto di quest’anno, alla luce degli sviluppi in Africa e del diffondersi di un nuovo ceppo virale, il clade 1b, che appariva più aggressivo. Da allora, proprio in Europa, nel Regno Unito, sono state registrate le prime trasmissioni locali della nuova variante al di fuori dal continente africano.
Il 30 ottobre a Londra era stato confermato un primo caso, con storia di viaggio in tre Paesi dell’Africa orientale (tra cui due in cui il clade 1b era presente), ma dopo questa rilevazione iniziale sono stati notificati altri tre casi successivi, tutti contatti familiari del primo caso (quindi contagiati in territorio britannico), portando il totale del Paese a quattro. I pazienti sono stati isolati in strutture ospedaliere e stanno ricevendo cure specialistiche, i loro contatti sono stati presi in carico e verranno offerti test e vaccinazioni quando necessario. Il Paese ha comunque valutato il rischio di ulteriore diffusione come basso. Rispetto al precedente report Oms, oltre a Uk anche altri due Paesi hanno avuto casi importati di clade 1b di Mpox: Zambia e Zimbabwe.
Quanto al bilancio dei casi, il trend in Africa si mostra in generale “in aumento”, rileva l’Oms, spinto principalmente dai casi segnalati da Repubblica democratica del Congo, Burundi e Uganda. Nelle ultime sei settimane (23 settembre-3 novembre) i casi confermati in Africa risultano 3.119 (12 morti), quelli sospetti 13.721 (198 morti). Di questi, nel dettaglio, 1.647 sono i casi confermati del Congo (10.875 in totale i sospetti di cui 196 morti), 1.030 sono i casi confermati del Burundi e 324 quelli dell’Uganda. In Congo il numero complessivo di contagi segnalati sembra al plateau nel Kivu Meridionale, che sta ancora segnalando la maggior parte dei casi nel Paese, mentre in altre province ci sono trend contrastanti, con alcuni focolai che spesso determinano l’aumento delle segnalazioni.
Persistono difficoltà sui test, che rendono difficile comprendere pienamente l’evoluzione dell’epidemia. Intanto, sempre in Congo, si è concluso il primo ciclo di vaccinazione, con circa 51.500 persone immunizzate in sei province. Quanto al Burundi, l’Oms segnala che le ultime due settimane sono state intense, con oltre 200 casi confermati in ciascuna delle due settimane. L’epidemia rimane ampiamente concentrata nella città di Bujumbura e dintorni, due le fasce d’età principalmente colpite: under cinque e 20-29enni. Ma “l’epidemia si sta rapidamente espandendo” anche “in Uganda, dove nell’ultima settimana sono stati segnalati oltre 100 nuovi casi confermati di Mpox”. Qui “la trasmissione è guidata da contatti intimi stretti, che coinvolgono anche reti di prostituzione”, e “la stragrande maggioranza dei casi segnalati riguarda adulti”. Anche il Ruanda ha rilevato un numero crescente di casi in adulti, la maggior parte dei quali ha segnalato rapporti sessuali con una persona colpita dal virus.
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