Sanità 18 Novembre 2024 12:17

Giornata europea per la lotta all’antibiotico-resistenza: “Nel 2023 prescritti a quattro italiani su 10”

A fotografare il consumo degli antibiotici è l’ultimo rapporto di sorveglianza dell’Ecdc, presentato oggi, in un dossier dedicato al tema, dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in occasione della Giornata europea per la lotta all’antibiotico-resistenza, che apre la Settimana mondiale per il consumo consapevole di questi farmaci

Giornata europea per la lotta all’antibiotico-resistenza: “Nel 2023 prescritti a quattro italiani su 10”

Nel 2023 quasi quattro persone su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotico, con picchi al Sud, dove il 44,8% della popolazione ne ha assunto almeno uno, contro il 30,9% del Nord e il 39,9% del Centro. In Italia, infatti, continua a crescere il consumo di antibiotici, farmaci che favoriscono il proliferare di batteri resistenti alle cure. In 12 mesi l’aumento è stato del 6,4%. A fotografare il consumo degli antibiotici è l’ultimo rapporto di sorveglianza dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, presentato oggi, in un dossier dedicato al tema, dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in occasione della Giornata europea per la lotta all’antibiotico-resistenza, che apre la Settimana mondiale per il consumo consapevole di questi farmaci, organizzata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Un’emergenza sanitaria globale

La diffusione dei batteri resistenti agli antimicrobici è infatti indicata dall’Oms come una delle grandi emergenze sanitarie, che nel 2050 potrebbe provocare oltre 39 milioni di morti nel mondo. E in Italia, già maglia nera in rapporto ai decessi, desta preoccupazione la ripresa, a partire dal 2022, del consumo di questi farmaci. In lieve costante crescita, ormai da 10 anni, anche l’uso degli antibatterici a prevalente uso ospedaliero. “Considerando che alcuni di questi antibiotici sono usati nel trattamento delle infezioni causate da microrganismi multi-drug resistant, tali dati – si legge nel report europeo – suggeriscono la necessità di migliorare la sorveglianza delle infezioni nosocomiali nelle strutture sanitarie, garantendo una risposta tempestiva e adeguata alle infezioni”.

Chi usa più antibiotici

Nel dettaglio, la prevalenza nell’uso di antibiotici aumenta con l’avanzare dell’età, raggiungendo il 60% negli over 85. Nella popolazione pediatrica i maggiori consumi si concentrano nella fascia di età compresa tra due e cinque anni, in cui circa quaattro bambini su 10 hanno ricevuto nell’anno almeno una prescrizione di antibiotici. Il 76% delle dosi utilizzate è stato erogato dal Servizio sanitario nazionale. Quasi il 90% degli antibiotici rimborsati dal Ssn viene erogato sul territorio (in regime di assistenza convenzionata). Più di un quarto dei consumi a livello territoriale (26,3%) corrisponde ad acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal Ssn (classe A). Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo (36% dei consumi totali), seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni.

Differenze di consumo tra Nord e Sud

Si conferma un’ampia variabilità regionale nei consumi a carico del Ssn, che sono maggiori al Sud rispetto al Nord e al Centro. Nelle regioni del Nord si registrano inoltre le riduzioni maggiori (-6,1%), mentre al Sud sono più contenute (-2,2%). Nelle regioni del Sud si riscontra una predilezione per l’utilizzo di antibiotici di seconda scelta. Complessivamente i consumi in Italia si mantengono superiori a quelli di molti Paesi europei. L’Italia si conferma inoltre uno dei Paesi europei con il maggior ricorso a molecole ad ampio spettro, a maggior impatto sulle resistenze antibiotiche e pertanto considerate di seconda linea, con un trend in peggioramento negli ultimi due anni. L’Italia è anche uno dei Paesi con la minor quota di consumo degli antibiotici del gruppo ‘Access’ (47%), considerati antibiotici di prima scelta, che secondo l’Oms dovrebbero costituire almeno il 60% dei consumi totali. In ambito ospedaliero si osserva in particolare un incremento del ricorso all’utilizzo di antibiotici indicati per la terapia di infezioni causate da microrganismi multi-resistenti. Sia i consumi in regime di assistenza convenzionata sia gli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche sono aumentati nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

12mila morti per infezioni ospedaliere resistenti in Italia, maglia nera in Europa

All’Italia spetta la maglia nera in Europa per decessi da batteri resistenti ai farmaci. I morti causati nel nostro Paese da infezioni ospedaliere resistenti agli antimicrobici sono circa 12mila all’anno, un terzo di tutti i decessi che si verificano in ospedale. Nel biennio 2022-23 sono infatti 430mila i ricoverati che hanno contratto una infezione durante la degenza, l’8,2% del totale dei pazienti, contro una media Ue del 6,5%. Peggio di noi con l’8,9% fa solo il Portogallo, che però ha una popolazione più giovane della nostra e quindi meno suscettibile. Ma siamo in fondo alla classifica anche per l’uso di antibiotici, somministrati al 44,7% dei degenti contro una media europea del 33,7%. E così il cane si morde la coda, perché l’uso tanto massiccio di antimicrobici fa nascere superbatteri resistenti agli stessi farmaci. Tra i microbi più diffusi c’è la Klebsiella, che infetta le vie urinarie con una mortalità che arriva alla metà dei casi, lo Pseudomonas che provoca infezioni osteoarticolari con mortalità al 70%, l’Escherichia coli che causa diarrea anche sanguinolenta, il Clostridium difficile che prolifera nell’intestino con una mortalità a 30 giorni che si avvicina al 30%.

Queste infezioni costano due miliardi e mezzo ogni anno al Ssn

Nonostante le campagne di sensibilizzazione l’uso degli antibiotici da noi è in aumento, con il 35,5% dei pazienti, non solo ricoverati, che ne ha ricevuto almeno uno negli ultimi due anni, contro il 32,9% del periodo 2016-17. La situazione, poi, come sempre quando si parla di sanità, varia da regione a regione. Come documenta un’indagine dell’Istituto superiore di sanità, dopo un intervento chirurgico si va dal record delle 500 infezioni ogni 15mila dimessi contratte nella piccola Valle d’Aosta alle sole 70 dell’Abruzzo, passando per le 454 della Liguria e dell’Emilia Romagna, le 300 della Lombardia, le 211 del Lazio. “Fatto sta – documenta il rapporto dell’Ecdc – che l’impatto sul nostro Ssn è enorme, con 2,7 milioni di posti letto occupati proprio a causa di queste infezioni, con un costo che arriva a 2,4 miliardi di euro l’anno”.

Il parere della Simit

Certo, i microbi in ospedale non è possibile azzerarli, perché parliamo di un ambiente chiuso dove vivono a stretto contatto pazienti che virus e batteri se li portano anche da fuori. Ma secondo la Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, “l’impatto di queste infezioni potrebbe essere ridotto di un buon 30% inaugurando un percorso virtuoso”. Un obiettivo che per essere centrato richiederebbe non solo una maggiore appropriatezza prescrittiva, tanto in ambito umano che veterinario, ma anche un rinnovamento dei nostri ospedali, spesso datati come lo sono i loro impianti di riscaldamento e aria condizionata, veicolo di diffusione dei microbi. Per questo sono stati riservati 1,2 miliardi del piano di investimenti nell’edilizia sanitaria da destinare all’ammodernamento degli ospedali

Nisticò (Aifa): “Serve legge pro ricerca antibiotici che aggirino resistenze£

Per il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Robert Nisticò, serve una legge per incentivare la ricerca di nuovi antibiotici che aggirino le resistenze. La situazione italiana, infatti, “è critica sia per la diffusione dell’antibiotico-resistenza sia per il consumo degli antibiotici, rendendo pertanto urgenti le azioni di prevenzione e controllo. Il trend – osserva Nisticò – è di nuovo in crescita e così il consumo continua a essere sempre più superiore alla media europea, sia nel settore umano che veterinario, con una grande variabilità tra le regioni e con un ritorno nel 2022 ai valori registrati durante il periodo pre-pandemico. Nelle mappe europee relative alla distribuzione dei batteri resistenti in Europa, l’Italia detiene, insieme alla Grecia, il primato per diffusione di germi resistenti. L’epidemia silente delle infezioni batterico-resistenti dipende da una molteplicità di fattori, non ultimo le difficoltà per l’industria ad investire ingenti risorse nella ricerca di nuovi antibiotici nella prospettiva di un loro uso più limitato nel tempo”, rimarca il presidente Aifa. Per questo “occorre individuare strategie ‘push and pull’ – spiega Nisticò – spingendo la ricerca di base, ma puntando anche su incentivi in campo regolatorio che consentano da un lato di semplificare, dall’altro di velocizzare i tempi di approvazione di nuovi antimicrobici in grado di aggirare le resistenze batteriche”. In questo senso, “un modello può essere quello della legge sugli orphan drug che ha stimolato la ricerca di farmaci per le malattie rare”.

La Campagna di Aifa e ministero della Salute

Nel frattempo sta partendo la campagna, promossa da Aifa e ministero della Salute, su Tv e altri media, per sensibilizzare i cittadini a un uso consapevole degli antibiotici, mentre il Governo ha annunciato la disponibilità di 21 milioni di euro nel prossimo triennio, con una partnership globale senza scopo di lucro che sostiene lo sviluppo di nuovi antibiotici tramite incentivi ‘push’ per stimolare l’interesse dell’industria a investire nella ricerca. Inoltre ha annunciato di lavorare su incentivi ‘pull’, per rendere attrattivo il mercato, valutando la possibilità di utilizzare parte del Fondo già esistente per i farmaci innovativi oncologici e non-oncologici, senza ovviamente penalizzare le sue finalità.

 

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