Nel corso del convegno “La resistenza agli antimicrobici: nuovi dati ed evidenze dalla sorveglianza alla ricerca” sono stati illustrati i dati sono emersi da diverse sorveglianze coordinate o a cui ha partecipato l’Istituto Superiore di Sanità
Dal bilancio dell’Istituto Superiore di Sanità sul fenomeno della resistenza agli antibiotici in Italia emergono una buona ed una cattiva notizia: seppure i numeri delineano una situazione ancora preoccupante, per alcuni patogeni si iniziano a cogliere alcuni segnali positivi. I progressi riscontrati sono “frutto della crescente attenzione a questo tema, e anche per quanto riguarda le infezioni correlate all’assistenza nelle Rsa i numeri sono in diminuzione rispetto alle rilevazioni precedenti”, spiegano i ricercatori dell’Iss che, in occasione della Settimana mondiale dedicata alla lotta all’antibiotico resistenza, hanno dedicato un approfondimento al tema sul proprio sito web. I dati sono emersi da diverse sorveglianze coordinate o a cui ha partecipato l’Istituto Superiore di Sanità, tutti resi noti oggi nel corso del convegno “La resistenza agli antimicrobici: nuovi dati ed evidenze dalla sorveglianza alla ricerca”.
“Nel nostro Paese i livelli di antibioticoresistenza rimangono alti, responsabili di oltre 10mila morti ogni anno. Questi dati ci dicono che c’è bisogno di fare di più e meglio per prevenire la loro diffusione e fare in modo che le cure nei nostri ospedali siano sempre più sicure. L’antibioticoresistenza è al centro delle agende di tutti i governi – sottolinea il presidente dell’Iss, Rocco Bellantone – come è stato sottolineato recentemente alla Riunione dei Ministri della Salute del G7 di Ancona dove è stata riconosciuta la necessità che tutti i paesi dispongano di piani d’azione nazionali multisettoriali basati su un approccio ‘One Health’. Per Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss, “il tema della resistenza agli antibiotici va affrontato nella sua complessità ed è per questo che, nell’organizzazione della giornata di oggi, abbiamo voluto toccare alcuni degli aspetti più significativi per mettere a punto interventi efficaci – sottolinea -. Serve uno sforzo collettivo per preservare l’efficacia degli antibiotici, che sono l’arma più preziosa che abbiamo per combattere le infezioni, e i numeri ci dicono che, anche se rimangono delle situazioni critiche da affrontare, si cominciano a vedere i primi frutti degli sforzi fatti in questo senso”.
Nel corso dell’evento, Monica Monaco, responsabile della sorveglianza ARISS, ha descritto il quadro della situazione: “In Italia, nel 2023 le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli otto patogeni sotto sorveglianza restano elevate – dice -. Tuttavia, per alcune combinazioni patogeno/antibiotico, in particolare per Staphylococcus aureus, si continua ad osservare un trend in diminuzione rispetto agli anni precedenti, con la percentuale di isolati resistenti alla meticillina (MRSA) che è diminuita ad un valore pari al 26,6% registrando una ulteriore flessione rispetto al biennio 2021-2022 in cui il valore della percentuale era rimasto stabile al 30%. Anche per Acinetobacter spp. la percentuale di isolati resistenti alle principali classi di antibiotici è notevolmente diminuita pur rimanendo a livelli alti. Per Enterococcus faecium resistente alla vancomicina il trend invece è in continuo preoccupante aumento. Nelle Terapie Intensive, rispetto agli altri reparti, dal 2015 al 2022 sono state osservate percentuali di resistenza più elevate in K. pneumoniae, P. aeruginosa e Acinetobacter spp. resistenti ai carbapenemi (rispettivamente; 37,6%, 24,6% e 86,4% nel 2023). (Sorveglianza ARISS). Per quanto riguarda le batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi (CRE) – continua Monaco – anche nel 2023 l’incidenza dei casi segnalati è in aumento rispetto al 2022; l’aumento riguarda in misura diversa 18 Regioni/Province Autonome su 21. 3.867 casi diagnosticati e segnalati nel 2023 confermano la larga diffusione in Italia delle batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi, soprattutto in pazienti ospedalizzati (Sorveglianza CRE)”.
“L’ISS è impegnato nell’elaborazione di programmi nazionali di formazione per gli operatori sanitari sul tema dell’AMR – aggiunge il direttore generale dell’Iss, Andrea Piccioli -, sulla prevenzione e controllo delle infezioni, sulla igiene delle mani. Undici regioni hanno firmato con noi un accordo per lo sviluppo e la erogazione sulla nostra piattaforma il corso a distanza sulle Infezioni Correlate all’assistenza previsto dal PNRR come obbligatorio per gli oltre 280mila operatori sanitari che lavorano negli ospedali. Abbiamo già formato 120mila operatori che è più di un terzo dell’obiettivo target attraverso una formazione omogenea per tutti loro”. Tra le diverse sorveglianze che stimano l’andamento delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA), coordinate presso ISS, spicca quell che stima la prevalenza delle ICA nei residenti delle RSA. I dati, che si riferiscono al periodo giugno-luglio 2024, rilevano una prevalenza delle ICA del 2,65%, in riduzione rispetto alla precedente rilevazione (2016-17: circa 3,2%, escludendo infezioni importate in RSA da strutture per acuti). Le sedi di infezione più frequentemente osservate sono state quella urinaria (34%) e quella respiratoria (33%). I microrganismi più frequentemente isolati sono stati l’E.coli (37,8% resistenti alle cefalosporine di III generazione e 14,6% ai carbapenemi), Klebsiella pneumoniae (42,3% resistenti alle cefalosporine di III generazione e 28,8% ai carbapenemi). La prevalenza di uso di antibiotici è risultata del 2,9% (vs. 4,2% del 2016-17).
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