Advocacy e Associazioni 29 Novembre 2024 14:37

Tumore del polmone, solo un paziente su due riceve cure in centri specializzati

Malattia in crescita: 44mila i nuovi casi l’anno. I Presidenti Antonio Santo (FONICAP) e Francesco Schittulli (LILT): “Ogni neoplasia va trattata solo da team oncopneumologici di provata esperienza”

Tumore del polmone, solo un paziente su due riceve cure in centri specializzati

I Gruppi Oncopneumologici Multidisciplinari funzionali (GOM) o, meglio ancora, strutturali (Lung Unit), sono gli unici centri di cura in cui una persona con tumore del polmone dovrebbe essere trattata.  Eppure, almeno per ora, vi accede solo la metà dei pazienti. L’altra metà viene curata in centri sanitari che mancano della necessaria expertise sia in materia di profilazione biomolecolare, che di gestione delle tossicità dei farmaci di ultima generazione. A dirlo sono la Fondazione FONICAP (Forza Operativa Nazionale Interdisciplinare contro il Cancro del Polmone) e la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), in occasione del loro 3° Congresso Nazionale. L’evento ha visto nove diverse sessioni scientifiche dedicate alle neoplasie toraco-polmonari. “Ogni singolo paziente deve essere preso in carico solo da team oncopneumologici esperti, con adeguati volumi di attività – sottolinea il prof. Antonio Santo, Presidente FONICAP -. Professionisti sanitari con competenze diverse dovrebbero lavorare insieme nello stesso team come già avviene per il carcinoma mammario. Come le Breast Unit sono una realtà consolidata nell’oncologia italiana anche le Lung Unit devono diventarlo quanto prima. Esistono già alcune di queste strutture sanitarie attive nel nostro Paese e stanno producendo risultati molto interessanti per medici e malati”.

Diagnosi in aumento

“I nuovi casi ammontano ad oltre 44mila all’anno e nei prossimi decenni il numero assoluto di diagnosi è destinato ad aumentare – aggiunge il prof. Francesco Schittulli, Presidente della LILT e Vice-Presidente della Fondazione FONICAP -. Il tumore polmonare è strettamente legato al fumo di sigaretta, da solo responsabile dell’85-90% dei casi. Si tratta di una patologia molto complessa ed eterogenea da un punto di vista biologico. Infatti è stata una delle prime neoplasie gestite con la ‘medicina di precisione’ per ottenere una diagnosi quanto più precisa possibile e di conseguenza una selezione delle terapie per ottimizzare i risultati. Tuttavia bisogna ribadire che a tutt’oggi l’arma più efficace resta la prevenzione primaria (lotta al Tabagismo) e la prevenzione secondaria (diagnosi precoce per terapie ottimali presso centri esperti). Infatti le diverse neoplasie polmonari presentano ancora insoddisfacenti tassi di sopravvivenza a cinque anni. Stiamo tuttavia registrando graduali miglioramenti negli ultimi anni grazie alle target therapy e l’immunoterapia e attualmente la sopravvivenza a cinque anni si attesta al 16% per gli uomini e al 23% per le donne”.

Un problema socio-sanitario

“Il cancro del polmone ad oggi è uno dei principali problemi socio-sanitari del nostro Paese – prosegue la prof.ssa Rossana Berardi, Presidente del network GIOT (Gruppi Interdisciplinari Oncologia Toracica) di FONICAP -. Attualmente più di 120mila pazienti convivono con tale diagnosi e ciò comporta un forte impatto anche da un punto di vista economico. L’evoluzione dei trattamenti ha portato negli ultimi 10-15 anni all’introduzione, nella pratica clinica, delle terapie biologiche e dell’immunoterapia. Sono delle cure che possono determinare benefici ad un numero crescente di pazienti, cui deve essere assicurato un accesso equo e sostenibile. Presentano però alti costi per l’intero sistema sanitario nazionale e pertanto, devono essere gestite in modo appropriato da oncopneumologi esperti”.

Promuovere un nuovo modello di approccio alla cura

“La nostra Fondazione è nata nel 2018 e prima era operativa come Associazione FONICAP dal 1981. Da molti anni siamo impegnati per promuovere in Italia un nuovo modello di approccio alla cura del carcinoma polmonare. Come per altre malattie oncologiche bisogna sempre più prevedere l’azione congiunta di tutti gli attori coinvolti nel processo completo di assistenza. Pneumologi, radiologi, patologi, chirurghi, radioterapisti ed oncologi devono lavorare insieme in modo da favorire lo scambio di esperienze ed informazioni tra operatori, medici e paziente. Le ‘Lung Unit’ strutturali rappresentano la naturale evoluzione dei gruppi multidisciplinari e di recente ne è stata aperta una presso l’Ospedale P. Pederzoli di Peschiera del Garda. Il nostro auspicio – conclude il prof. Santo – è che possa rappresentare un modello organizzativo riproponibile a breve, in tutte le Regioni d’Italia”.

 

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