A dimostrare la necessità di puntare di più sulla prevenzione anche i dati emersi dall’indagine Istat “Aspetti della vita quotidiana”: nel 2023 non si rilevano cambiamenti di rilievo nel consumo di tabacco, nell’uso di alcol e nell’eccesso di peso. Unica nota positiva un lieve calo (di 2,2 punti percentuali) della sedentarietà
In Europa le malattie cardiache sono la causa più comune di mortalità: 113 milioni di persone affette, quasi 13 milioni di nuovi casi ed una spesa complessiva di 300 miliardi di euro, pari al 2% del Pil europeo. Per questo, i cardiologi italiani hanno deciso di puntare tutto sulla prevenzione, attraverso la promozione del primo Piano strategico nazionale per la salute del cuore. Screening obbligatori nazionali già dai 18 anni su colesterolo e pressione arteriosa, elettrocardiogramma annuale per gli over 65, aree pubbliche nelle città che incoraggino l’attività fisica, percorsi di cura chiari e omogenei, digitalizzazione, campagne dalle scuole ai luoghi di lavoro, innovazione tecnologica e intelligenza artificiale, sono solo alcuni dei pilastri del Documento, il primo realizzato in Italia, che si pone come guida di riferimento per le istituzioni. Il Piano è stato realizzato dalla Federazione italiana di cardiologia (Fic), con la Società italiana di cardiologia (Sic) e l’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), con il sostegno della Società europea di cardiologia.
A dimostrare la necessità di puntare di più sulla prevenzione anche i dati emersi dall’indagine Istat “Aspetti della vita quotidiana”: nel 2023 non si rilevano cambiamenti di rilievo nel consumo di tabacco, nell’uso di alcol e nell’eccesso di peso. Unica nota positiva un lieve calo – di 2,2 punti percentuali – della sedentarietà. Nel 2023, il 18,7% della popolazione con più di 11 anni si è dichiarato ‘fumatore’ (era il 19% nel 2022). L’abitudine al fumo continua a essere più diffusa tra gli uomini che tra le donne (22,3% contro 15,2%), tuttavia, nel tempo la forbice si sta assottigliando, per la contrazione dell’attitudine al fumo tra gli uomini a fronte di una relativa stabilità del dato tra le donne. Sono otto milioni le persone che hanno avuto almeno un comportamento di consumo di bevande alcoliche a rischio, ovvero un consumo abituale eccessivo o delle vere e proprie ubriacature, come il ‘binge drinking’. Tra gli uomini la quota è pari al 21,2%, mentre tra le donne è del 9,2%. Con un 14,9%, si riscontra una sostanziale stabilità nella proporzione dei consumatori a rischio rispetto al 2022.
“L’Italia ha un numero ancora allarmante di decessi, oltre 220mila l’anno, più della media europea che è 7mila casi su 100mila abitanti. Un rischio moderato, a differenza di Paesi a basso rischio come Francia e Spagna – afferma Ciro Indolfi, presidente Fic -. Tra costi diretti e indiretti, l’impatto sul Ssn e sul sistema previdenziale era di circa 20 miliardi nel 2021”. Per il presidente Sic, Pasquale Perrone Filardi, il peso delle patologie “aumenterà sempre di più per l’invecchiamento della popolazione, in particolare in Italia. Necessari lo sviluppo e l’attuazione di politiche concrete di promozione della salute del cuore, di gestione della cronicità e di programmi di prevenzione primaria e secondaria”. Eppure, il 40% dei nuovi casi e il 50% delle morti per malattie cardiovascolari sono, infatti, potenzialmente evitabili, in quanto causati da fattori di rischio modificabili come fumo, alimentazione scorretta, colesterolo alto e sedentarietà. “Nel Piano si punta a promuovere campagne di disincentivazione del fumo, di educazione alimentare e all’attività fisica – sottolinea Fabrizio Oliva, presidente Anmco -. Si insiste molto anche sulla riduzione della sedentarietà, attraverso la riqualificazione di aree urbane dedicate a piste ciclabili e la promozione di spazi ricreativi in parchi pubblici che incoraggino l’attività fisica”. Il documento si pone anche di agire sulle difformità regionali, “al fine di ridurre le disuguaglianze e garantire equità nelle cure”.
L’indagine Istat mostra un trend negativo anche per quanto riguarda il peso in eccesso. Nel 2023 il 46,3% delle persone di 18 anni e più è in eccesso di peso: tra queste il 34,6% è in sovrappeso e l’11,8% in condizione di obesità. Il dato, nel complesso, è stabile rispetto all’anno precedente. Tuttavia, nell’ultimo anno è aumentata la quota relativa dell’obesità rispetto al sovrappeso. Preoccupa il sovrappeso nei minori: nel biennio 2022-2023 più di un ragazzo su quattro in età compresa tra e 3 e 17 anni (il 26,7%) è in eccesso di peso. La percentuale raggiunge però il 33% nella fascia 3-10 anni. Segnali di lieve miglioramento per quel che riguarda l’attitudine a svolgere attività fisica. Nel 2023 è pari al 35% la quota di persone di tre anni e più sedentarie, con un calo di 2,2 punti rispetto all’anno precedente e di sei punti rispetto a 10 anni prima.
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