Nutri e Previeni 28 Febbraio 2017 13:28

Anoressia: stimolazione cerebrale profonda efficace nei casi più gravi

Anoressia: stimolazione cerebrale profonda efficace nei casi più gravi

(Reuters Health) – In pazienti che soffrono di anoressia grave la stimolazione cerebrale profonda  (Dbs) si è rivelata efficace nel ridurre ansia e depressione, con successivo aumento del peso corporeo. Questo ciò che si evince da uno studio pubblicato su The Lancet Psychiatry, i cui autori suggeriscono che la Dbs potrebbe modificare i circuiti cerebrali che in qualche modo “guidano” l’anoressia.

Lo studio
La Dbs prevede l’impianto di elettrodi in aree specifiche del cervello. Per questo studio sono state selezionate 16 donne di età compresa tra 21 e 57 anni, malate di anoressia grave da 18 anni in media e pericolosamente sottopeso, con un indice di massa corporea medio di 13,8. Le pazienti, sulle quali nessun altro tipo di terapia era risultata efficace, erano tutte in pericolo di vita. Confrontando le scansioni cerebrali eseguite prima e dopo il trattamento, i ricercatori hanno individuato delle variazioni nelle aree del cervello la cui ridotta attività è tipicamente legata all’anoressia (putamen, talamo e cervelletto) o la cui aumentata attività è legata ad alterazioni del comportamento e della percezione sociale (aree corticali periferiche), tutte manifestazioni tipiche di chi soffre di questo disturbo. Inoltre, i ricercatori riferiscono che pochi mesi dopo il miglioramento dei sintomi psicologici, i pazienti hanno cominciato a prendere peso e l’indice medio di massa corporea del gruppo è arrivato nel corso dello studio a 17,3 – con un aumento medio di 3,5 punti.

L’Autore dello studio Andres Lozano, professore presso l’Università di Toronto in Canada, ha detto che i risultati sono promettenti e sarebbero necessarie ulteriori ricerche: “L’anoressia rimane il disturbo psichiatrico con il più alto tasso di mortalità e per questo motivo ha urgente bisogno di sviluppare trattamenti evidence-driven sicuri ed efficaci sostenuti da una crescente comprensione dei circuiti cerebrali”.

Lancet Psychiatry 2017.
di Kate Kelland
(versione italiana di Quotidiano sanità / Popular science)

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