Schillaci: “Il ministero ha provveduto a svolgere attività di rintracciabilità di tutte le partite di prodotti contenenti carni derivanti dagli animali provenienti da allevamenti sedi di focolaio”
Accertato un nuovo caso di peste suina africana in un allevamento da riproduzione a Vigolzone, nel Piacentino. La notizia è stata diffusa dalla Regione Emilia-Romagna. Così come previsto dal Regolamento europeo, negli allevamenti in cui vengono accertati casi di peste suina africana si procede all’abbattimento di tutti i suini presenti e, in base ad una valutazione del rischio, si valuta l’eventuale estensione della misura ad allevamenti entrati in contatto con quello in cui è stata riscontrata la positività. “L’attenzione della Regione è massima – assicurano gli assessori regionali Massimo Fabi (Politiche per la salute) e Alessio Mammi (Agricoltura, Agroalimentare, Caccia) -. Appena è stato confermato il nuovo caso è partita immediatamente la profilassi prevista, con l’obiettivo di isolare la diffusione del virus ed evitare modifiche allo stato sanitario dell’area”. Nel corso degli ultimi due anni, aggiungono Fabi e Mammi, “abbiamo investito oltre 11,1 milioni per rafforzare la biosicurezza negli allevamenti, sostenendo interventi in più di 150 aziende su tutto il territorio regionale. Il nostro impegno, al fianco degli allevatori, continuerà a essere costante”. Dallo scorso novembre, l’area era stata declassata zona con restrizioni a seguito di positività rilevate nei cinghiali. L’allevamento infetto si trova in un’area boschiva dove di recente erano state riscontrate positività per peste suina africana in cinghiali abbattuti.
Rassicurazioni sono arrivate anche dal ministero della Salute che ha ribadito il suo “massimo impegno nell’adozione di tutte le azioni che si renderanno necessarie per contrastare la diffusione della Peste suina africana (Psa)”. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo al question time al Senato, ha precisato che “il ministero ha provveduto a svolgere attività di rintracciabilità di tutte le partite di prodotti contenenti carni derivanti dagli animali provenienti da allevamenti sedi di focolaio”. In questo ambito, spiega Schillaci, “le partite che erano state avviate al circuito della trasformazione industriale (salumifici) sono state bloccate presso gli stabilimenti stessi, dove sono stati attivati trattamenti specifici per l’inattivazione del virus. In alternativa, sono state avviate alla distruzione. Mentre quelle destinate al circuito della distribuzione, sono state bloccate presso gli esercizi di vendita al dettaglio”. L’Italia, aggiunge, “ha adottato un livello di precauzione più alto di quello previsto dalla norma comunitaria che impone il ‘rintraccio’ almeno fino al primo livello di distribuzione”. Il ministero della Salute, “insieme ad altri dicasteri, enti e istituzioni – dice Schillaci – ha lavorato intensamente, sin dai primi segnali di diffusione della peste suina africana, per porre in essere tutte le azioni possibili per prevenire i focolai delle infezioni e proteggere il settore suinicolo con la consapevolezza delle gravi ripercussioni sanitarie ed economiche del fenomeno”.
“Ad oggi la Peste suina africana risulta ancora confinata” in alcune aree del Nord Italia e “si sta procedendo alla chiusura dei varchi esistenti sulle autostrade A1 Milano-Parma e A15 Parma-La Spezia”, continua il ministro, sottolineando che “in tale prospettiva la strategia della Zona di Controllo dell’espansione virale, Zona Cev, sta dando i risultati sperati”. Schillaci ha inoltre ricordato che le misure contro la peste suina africana “sono state rimodulate recentemente grazie ad una road map concordata con la Commissione europea, che include un complesso progetto di rafforzamento dei varchi autostradali in collaborazione con gli enti concessionari, strategie di controllo dei cinghiali e regolamentazione dell’attività venatoria, oltre a una maggiore sorveglianza negli allevamenti suini”. In risposta poi all’evoluzione dell’epidemia nel settore domestico che ha colpito il nord Italia, con 29 allevamenti colpiti tra luglio e settembre 2024, “sono state adottate misure urgenti che stabiliscono misure di eradicazione e sorveglianza a livello nazionale, tra cui l’implementazione di misure di biosicurezza rafforzate negli stabilimenti ricadenti nelle zone di restrizione che ha contribuito a fermare l’ondata epidemica nei suini domestici”. Infine, rispetto alla vaccinazione, “seppure attualmente non esista un vaccino efficace per la peste suina africana in quanto il virus della peste suina africana è particolarmente complesso e non stimola la produzione di anticorpi neutralizzanti, sono comunque allo studio vari progetti sia nazionali che internazionali, cui partecipa il Centro di Referenza Nazionale per lo studio delle malattie da Pestivirus e da Asfiviruse (Cerep) e – conclude Schillaci – si auspica possano dare risposte chiare”.
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