A scattare la drammatica fotografica sono stati gli studiosi della Tufts University di Boston in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine. Il commento della Professoressa Raffaella Buzzetti, Presidente della Sid
Oltre due milioni di nuovi casi di diabete di tipo 2 e 1,2 milioni di malattie cardiovascolari potrebbero essere scongiurati ogni anno semplicemente regolando il consumo di bevande zuccherate. A dimostrarlo sono alcuni dati raccolti nel 2020: durante questi 12 mesi il 9,8% dei casi di diabete e il 3,1% di malattie cardiovascolari è direttamente imputabile all’eccesso di bibite dolci. Alla stessa causa sono collegati anche non pochi decessi: il consumo fuori controllo di bevande zuccherate è associato a 80.278 morti per diabete, ovvero il 5,1% del totale, e 257.962 decessi per patologie cardiovascolari, il 2,1% di tutte le morti per la medesima ragione. A scattare la drammatica fotografica sono stati gli studiosi della Tufts University di Boston in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine.
“Questa ricerca rappresenta un importante passo in avanti nella conoscenza dell’impatto delle bevande zuccherate sull’incidenza e prevalenza del diabete e delle malattie cardiovascolari – commenta la Professoressa Raffaella Buzzetti, Presidente della Società Italiana di Diabetologia (Sid), in un’intervista a Sanità Informazione – . Gli autori hanno valutato molti studi ed analisi provenienti da più di 180 Paesi nel mondo, mettendo in evidenza, attraverso un modello statistico, questo complesso rapporto di causalità tra il consumo di bevande zuccherate, l’incremento della obesità e, quindi, indirettamente del diabete di tipo 2”, aggiunge la specialista. Stando ai risultati della ricerca condotta alla Tufts University, tra le Regioni del mondo è l’America Latina quella in cui il consumo delle bevande zuccherate ha un impatto più alto sul diabete. È qui, infatti, che si concentra il 24,4% dei nuovi casi. Nell’Africa sub-Sahariana, invece, si osservano gli effetti più ampi sulle malattie cardiovascolari.
“Lo studio – continua la Presidente della Sid – ha, inoltre, osservato che l’impatto delle bevande zuccherate è maggiore nei maschi rispetto alle femmine, tra i giovani rispetto agli anziani, tra le persone con un livello di istruzione più elevato rispetto a quelli con un livello di istruzione più basso e tra i residenti delle aree urbane rispetto a quelli delle aree rurali”. Per gli autori dello studio “questi risultati sottolineano la necessità di interventi mirati, che tengano conto delle disuguaglianze sociali e in linea con gli obiettivi di salute globale”. Un bisogno sottolineato anche dalla professoressa Buzzetti: “È necessario riflettere su questi risultati in maniera attiva. Ovvero questi dati scientifici dovrebbero fungere da guida per le politiche sanitarie volte a ridurre il consumo delle bevande zuccherate. Tra le iniziative da intraprendere per cambiare rotta, c’è sicuramente l’applicazione di una maggiore tassazione sulle bevande zuccherate, oltre all’incremento di campagne di formazione e informazione, a partire dalla popolazione generale. Un migliorare consapevolezza sui danni effettivamente causati alla nostra salute – conclude la Presidente della Sid – potrebbe concretamente contribuire ad una diminuzione dei consumi di bevande zuccherate ad ogni età”.
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