One Health 17 Gennaio 2025 16:40

Aviaria: un gatto contagiato a Bologna, ma in Italia nessun caso umano. Negli Usa si innalza il livello di attenzione

L’Iss: “Non si può escludere un rischio di possibile infezione da influenza aviaria, se pur considerato basso, per gatti o cani, se per esempio vivono a contatto con uccelli infetti”. Per ridurre eventuali pericoli per i propri animali domestici “fare attenzione anche a cosa si mette nella ciotola del pasto”

Aviaria: un gatto contagiato a Bologna, ma in Italia nessun caso umano. Negli Usa si innalza il livello di attenzione

In Italia, un caso di influenza aviaria è stato riscontrato in un gatto a Valsamoggia, in provincia di Bologna. Ma il caso non desta allarme, tanto che dai dati del sistema di sorveglianza RespiVirNet non risulta nessun contagio tra gli esseri umani assimilabile ai ceppi del virus dell’influenza aviaria. È, invece, meno tranquilla la situazione negli Usa dove il livello di attenzione è piuttosto alt0: i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) hanno inviato un alert a medici e laboratori perché accelerino i tempi per i test di sottotipizzazione del virus in pazienti ricoverati con sospetta influenza aviaria, con l’obiettivo di prevenire ritardi nell’identificazione delle infezioni umane da virus A H5N1.

Il caso di Valsamoggia

“Il gatto – informa la Regione Emilia Romagna in una nota – viveva a stretto contatto con il pollame di un piccolo allevamento familiare in cui era già stata individuata l’infezione aviaria che aveva comportato, come previsto dalla normativa, la soppressione di tutto il pollame presente”. La positività nel gatto è stata diagnosticata dalla sede di Forlì dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, e confermata dal Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria. “Nessuna novità e nessun allarme”, precisa Pierluigi Viale, professore di Malattie infettive del Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università degli Studi di Bologna e direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive del Policlinico Sant’Orsola. “Vista l’eccezionalità dei casi – si legge nella nota – la normativa comunitaria non prevede misure di controllo specifiche per i gatti positivi all’influenza aviaria, ma per la tutela degli animali stessi è raccomandato che siano tenuti isolati sotto il controllo del servizio veterinario della Ausl che effettua la sorveglianza per valutare l’andamento clinico della malattia e seguire il decorso dell’infezione. Per circoscrivere il virus e impedirne la diffusione, sono in corso da parte del servizio veterinario della Azienda Usl di Bologna esami preliminari su prelievi di sangue e tamponi su un altro gatto che conviveva con quello risultato positivo”.

Nessun rischio per l’uomo

“La circolazione dell’influenza aviaria è nota – illustra Viale -. I gatti sono già descritti dalla letteratura scientifica come animali abbastanza proni a contrarre la ‘bird flu’ e sono diversi i casi registrati di gatti deceduti per l’influenza aviaria negli Usa, in Canada e in Europa. Ma si tratta di gatti soprattutto randagi, da strada, che vivono in contesti rurali e che possono entrare in contatto con materiale organico infetto. Una situazione che non riguarda quindi i nostri gatti domestici che vivono in città o in appartamento”. Esistono, conferma Giovanni Tosi, direttore della sede dello Zooprofilattico di Forlì, virus influenzali aviari che possono adattarsi anche ai mammiferi (uomo compreso), ma il rischio di contrarre l’infezione è molto basso – puntualizza l’esperto – ed è legato ad uno stretto e prolungato contatto con volatili infetti. Una situazione che non riguarda quindi gli animali domestici che vivono in città o in appartamento. Anche per quanto riguarda la sicurezza alimentare, continua la Regione nella nota, “non vi è alcun rischio collegato al consumo di carni avicole e non vi è rischio di infezione per l’uomo, se non in condizioni di stretto contatto con gli animali infetti”.

Come proteggere cani e gatti

“Non si può escludere un rischio di possibile infezione” da influenza aviaria, “se pur considerato basso, per gatti o cani, se per esempio vivono a contatto con uccelli infetti”, spiega l’Istituto superiore di sanità (Iss), in un aggiornamento dello spazio online dedicato alle Faq (Frequently Asked Questions) sull’influenza aviaria, che fra i suggerimenti su come ridurre eventuali pericoli per i propri animali domestici invita a fare attenzione anche a cosa si mette nella ciotola del pasto. Dopo il caso del gatto contagiato in Emilia Romagna è inevitabile che chi ha in casa un amico a quattro zampe si ponga domande su come proteggerlo. “È importante evitare, per quanto possibile, il contatto con uccelli selvatici, in vita o deceduti, soprattutto in aree in cui è stata riscontrata la presenza di virus aviari”, raccomanda l’Iss nel capitolo ‘Ci sono pericoli per il mio gatto o il mio cane?’. Si suggerisce infine di “evitare di alimentarli con carne cruda o altri prodotti (per esempio visceri) provenienti da allevamenti non controllati durante i periodi di circolazione virale”. Inoltre, ad oggi, stando ai dati aggiornati sul portale RespiVirNet, non è stato segnalato nessun campione positivo per influenza di tipo A ‘non sottotipizzabile’ per i virus influenzali stagionali e/o appartenente ad altro sottotipo, per esempio A/H5″, una ‘famiglia’ di virus dell’influenza aviaria.

L’alert Cdc Usa

Intanto, negli Usa la situazione non appare così tranquilla come in Italia. I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) hanno inviato un alert a medici e laboratori perché accelerino i tempi per i test di sottotipizzazione del virus in pazienti ricoverati con sospetta influenza aviaria. Obiettivo: “Prevenire ritardi nell’identificazione delle infezioni umane” da “virus A H5N1”, e supportare così “un’assistenza ottimale ai pazienti e un controllo tempestivo delle infezioni e l’indagine sui casi”, si legge nel documento. L’avviso è stato diramato visto il periodo caratterizzato da “alti livelli di attività” della classica influenza stagionale e visto il rilevamento di “sporadiche infezioni umane con virus dell’influenza aviaria A H5N1”, spiegano i Cdc che raccomandano “una tempistica abbreviata per la sottotipizzazione di tutti i campioni di influenza A tra i pazienti ospedalizzati e che aumentino gli sforzi nei laboratori clinici per identificare l’influenza non stagionale”.

“Accelerare i test sui ricoverati con influenza A”

“Si ricorda a medici e laboratoristi – prosegue l’agenzia Usa – di testare per l’influenza i pazienti sospetti e, in futuro, di accelerare la sottotipizzazione dei campioni positivi all’influenza A da pazienti ospedalizzati, in particolare quelli in un’unità di terapia intensiva”. I casi umani di infezione da virus dell’influenza aviaria A H5 negli States hanno raggiunto quota 66 nel 2024 (67 dal 2022). “La maggior parte delle infezioni negli esseri umani è stata clinicamente lieve, ma è stato segnalato un decesso”, ricordano i Cdc. La sottotipizzazione, rimarcano, è particolarmente importante nelle persone che hanno avuto una storia di esposizione rilevante ad animali selvatici o domestici infetti o potenzialmente infetti dal virus dell’influenza aviaria A H5N1. I Cdc, dunque, ora raccomandano che “tutti i campioni respiratori positivi all’influenza A provenienti da pazienti ospedalizzati, in particolare quelli in terapia intensiva, vengano sottotipizzati per i virus dell’influenza stagionale il prima possibile dopo il ricovero, idealmente entro 24 ore”.

Le indicazioni per il personale sanitario

Ai medici viene indicato di raccogliere informazioni complete sull’eventuale esposizione ad animali selvatici e domestici, compresi i pet (ad esempio gatti) e a prodotti di origine animale (pollame, mucche da latte, latte vaccino crudo e prodotti a base di latte vaccino crudo, cibo per animali a base di carne cruda) o su un recente contatto ravvicinato con un caso sospetto. Si danno indicazioni poi anche sulle misure di controllo delle infezioni come l’eventuale isolamento del paziente e l’uso di protezioni. E tornando ai test, se quello iniziale non identifica un sottotipo dell’influenza stagionale, va disposto l’approfondimento sul sottotipo di influenza A, e anche questo passaggio va fatto entro 24 ore dal ricovero per i pazienti risultati positivi genericamente all’influenza A.

 

 

 

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