Salute 20 Gennaio 2025 11:36

Depressione, scoperte 293 nuove varianti genetiche legate alla malattia

La scoperta è frutto dello studio più vasto condotto finora sull'argomento, basato sui dati di oltre cinque milioni di persone provenienti da 29 Paesi, appartenenti ad una vasta gamma di etnie
Depressione, scoperte 293 nuove varianti genetiche legate alla malattia

La depressione è una questione di ‘geni’. Lo conferma un recente maxi studio che svela l’esistenza di ben 697 varianti genetiche collegate al rischio di sviluppare la malattia, tra cui 293 nuove, ovvero mai associate finora alla depressione. La ricerca che ha permesso di giungere a questa scoperta è frutto dello studio più vasto condotto fino ad oggi sull’argomento, basato sui dati di oltre cinque milioni di persone provenienti da 29 Paesi, appartenenti ad una vasta gamma di etnie. Pubblicata sulla rivista Cell,  la ricerca è stata condotta dal Gruppo di lavoro sui disturbi depressivi del Consorzio di genomica psichiatrica, guidato da Andrew McIntosh dell’Università britannica di Edimburgo. Ne fanno parte anche ricercatori italiani dell’Università di Bologna e dell’Università di Trento. I risultati offrono l’opportunità di mettere a punto trattamenti più efficaci e su misura basati sul  particolare corredo genetico di ogni individuo.

I ruolo delle varianti genetiche

I ricercatori hanno analizzato i dati appartenenti a quasi 689mila persone alle quali è stata diagnosticata la depressione ed a circa 4,3 milioni di individui sani. “Ci sono enormi lacune nella nostra comprensione della depressione clinica, che limitano le opportunità di migliorare i risultati per le persone colpite – afferma McIntosh -. Studi più ampi e più rappresentativi a livello globale come questo sono fondamentali per fornire le conoscenze necessarie per sviluppare terapie nuove e migliori – aggiunge il ricercatore – e prevenire la malattia nei soggetti più a rischio”.  Sebbene ogni variante aumenti solo di poco il rischio di sviluppare la patologia, possederne più di una può essere più problematico, soprattutto se aggiunte ad altri fattori di rischio come l’alimentazione e la qualità del sonno. Gli autori dello studio, inoltre, hanno collegato le varianti identificate con tipologie specifiche di neuroni del cervello: questo ha permesso di far luce non solo sui cambiamenti cerebrali che possono accompagnare o innescare la depressione, ma anche di comprendere meglio come questa patologia sia collegata ad altri problemi, come l’ansia e la malattia di Alzheimer.

Prospettive e limiti dello studio

Per i ricercatori i risultati ottenuti forniscono un’ulteriore prova che l’associazione tra genetica e depressione può essere rilevante “per lo sviluppo, l’implementazione o il riutilizzo delle farmacoterapie. In modo critico, questi risultati suggeriscono che le associazioni genetiche indicheranno nuovi obiettivi farmacologici e terapie più efficaci che potrebbero ridurre la considerevole disabilità causata dalla malattia”, aggiungono.
Allo stesso tempo, gli scienziati sono consapevoli anche dei limiti del loro studio: “L’attuale meta-analisi è limitata dalla bassa percentuale di partecipanti di discendenza non europea (il 76,6% delle persone con depressione maggiore era di discendenza europea) – sottolineano -. Ciò potrebbe ridurre la capacità di scoprire o testare la trasferibilità incrociata delle varianti genetiche. Senza campioni più grandi e rappresentativi a livello globale, non è chiaro se (o in che misura) l’architettura genetica della depressione maggiore – concludono i ricercatori – differisca in base alla propria discendenza”.

 

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